Dagli arabi agli americani: storia di una cessione diventata concreta

The End. Come nei film. E del resto la storia di Zamparini alla guida del Palermo è degna delle miglior sceneggiature, concorrerebbe anche ad un Oscar, per rimanere in tema. 27 febbraio 2017, segnatevi questa data. Le dimissioni dopo 15 anni di presidenza, una cessione avvenuta dopo anni di parole, presunti interessamenti, approcci con vari investitori di varie nazionalità, dichiarazioni al veleno, mancate garanzie e sparizioni improvise. Adesso tutto è realtà, si parla di dimissioni ufficiali e di nuova proprietà ormai imminente. A stelle e strisce. Andiamo con ordine.

Nel 2012 le prime avvisaglie di una certa insofferenza di Zamparini. E la storia inizia con gli arabi, dai nomi delineati prontamente: Abdulrahman Owidan (Owidan Group, Saudi Arabia), Ahmed S. Al Zubeidi (Presidente e CEO di AMA Group, Saudi Arabia) e Shabbir Vakil (Vakil Group, India). Nomi magari non conosciuti dal tifosi medio ma ricchissimi sceicchi pronti ad investire nel Palermo. Nomi difficile da pronunciareIl patron li elogia, li porta a visitare il suo centro commerciale Conca d’oro con una certa fierezza e poi li presenta anche in conferenza stampa, coltiva il terreno per un futuro rosanero in stile Psg e Manchester City. “Se mi danno 100 milioni vendo subito”e “scudetto in tre anni, ci potremo permettere giocatori di qualità”  sono state le frasi che più si ricordano di quel periodo. Tutto molto suggestivo, si pregustavano scenari di successi a suon di milioni. Ma come sabbia in una tempesta nel deserto, gli amici medio-orientali del patron si volatilizzarono, impauriti dal calcio scommesse e, forse, per altri motivi non proprio legati alla legalità del calcio nostrano.

Qualche mese di silenzio e poi si parte. Tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, salta fuori la pista messicana. Sì, Zamparini in trattativa con un gruppo del centroamerica. Prima solo qualche interesse circonstanziale, che ben presto si trasforma una trattativa. I rappresentanti della Comex, gruppo messicano dal fatturato di poco superiore al miliardo, incontrano il patron friulano nella sua villa. “Hanno i bilanci del club” sostiene MZ, tutto fa propendere per una conclusione vicina. Ma quando mai, ben presto anche dei messicani si perdono le tracce. E allora via con un’altra zona geografica. Tocca ai russi. Questa volta, nonostante Zamparini abbia portato dei rappresentati della Kirsen Group al Barbera, gli affari riguardanti il calcio non sembrano al centro delle loro discussioni. Non si mette in dubbio che qualche chiacchierata, così, tra amici, ci sia stata, ma gli interessi veri riguardavano altri settori.

Ma nel passato recente, la sfida alla conquista del Palermo è stata tra americani e cinesi. Si parte con Joh n Viola, imprenditore italo-americano di origine siciliana. Voci insistenti di un suo imminente arrivo, lui smentisce  seccamente affermando di non essere interessato al club rosanero.  Tacopina, presidente del Venenzia, però lascia qualche spiraglio. E le voci proseguono, le smentite non tardano ad arrivare. Quando alle smentite corrispondono fatti concreti, con i Viola che entrano nel mondo dell’hockey, tale pista decade. Ma Zamparini non demorde e confessa che la stagione 2016/2017 sarà l’ultima da presidente. Dichiarazioni che spiazzano vista la mancanza di piste concrete, ma che incuriosiscono per i possibili risvolti.

Quando si presenta Frank Cascio, ci sono sensazioni positive e speranza. Il tutto giustificato dall’amore dell’impreditore americano originario di Castelbuono verso il Palermo. Amore testimoniato  tramite parole al miele su Facebook e tramite le interviste. Ed i palermitani ben presto ricambiano l’affetto, con un bagno di folla quando lo stesso Cascio sbarca a Punta Raisi per piazzare il colpo decisivo. Faccia a faccia, offerta concreta per  rilevare il Palermo, per anticipare le voci di un possibile inserimento di investitori cinesi. Filtra ottimismo, Zamparini però predica calma e chiede “garanzie”, bancarie, economiche, per intenderci. Giorni di attese e silenzi, con entusiasmo e speranze che pian piano si affievoliscono. La prima offerta non convince, Cascio non molla e controbatte. Via con la seconda proposta. Nulla da fare. Zampa dice chiaramente che non ha avuto le garanzie richieste, Cascio, a malincuore, fa marcia indietro e torna alle sue attività.

Questa sfida la vincono  i cinesi. Zamparini si tuffa nell’idea di orientalizzare il Palermo, forte degli esempi di Inter e Milan e del mercato ultramilionario dei club cinesi. Il “Fanno sul serio” affermato dal patron stride con un’identità segreta e con i pochi dettagli conosciuti. “I cinesi sono lenti”, c’è una folta burocrazia a fare da ostacolo. Il presunto gruppo di investitori attende il via libera dal Governo. I tempi si allungano e la diffidenza crescere. “Mi inviteranno in Cina dopo il loro capodanno, il 28 gennaio”, ma quel viaggio non è mai stato fatto.

E così adesso è il fondo anglo-americano a tagliare il traguardo da vincitore. Anche qui veleggia il mister sulle identità dei nuovi proprietari, ma Zamparini intanto si fa da parte. Obiettivo tornare in Europa il prima possibile, un progetto di qualche anno per tornare ai fasti di un tempo. E con il sogno di nuove infrastrutture. Intanto, dopo un tour di varie nazioni, Zamparini lascia tutto agli americani

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