Si riparte dalla sfuriata di Corini, dalla certezza di avere una squadra unita (una volta tanto) e dal non avere più nulla da perdere. Ha senso fare retorica sulle diciannove finali e sulla salvezza ancora raggiungibile? No, perché il Palermo visto finora è una condanna automatica e urge un cambio totale per poter davvero sperare nel miracolo. Che possa avvenire già da questo pomeriggio è una speranza per chi ancora non vuole rassegnarsi e per chi, sotto sotto, vorrebbe dare uno schiaffo morale a Zamparini.

Sette giorni fa era tutto deciso: a Reggio Emilia si va con De Zerbi, il mercato si chiude senza colpi e il resto del campionato diventa un mini torneo di sviluppo per creare la base in vista della Serie B. Poi De Zerbi ha avuto le sue diatribe col patron (mai sopite dall’esonero) e Corini è rimasto lì. Incredulo per essere stato messo in discussione ed altrettanto incredulo per non aver fatto la fine dei suoi predecessori.

Chissà con quale spirito andrà in panchina, l’ultimo vero Genio di Palermo (che una statua l’avrebbe meritata già anni fa). E spiace dover finire nel mirino del tecnico, ma tre minuti – anzi, tre secondi – dopo il fischio finale ce la faremo tutti quella domanda: e ora? Sì, qualunque sia il risultato di Reggio Emilia: e ora? Non perché i palermitani siano pessimisti e non perché la stampa sia a caccia dello scoop forzato, ma pure se il Palermo dovesse battere il Sassuolo come potremmo mai avere la certezza di una conferma di Corini in panchina?

Benvenuti a Hiroshima! Sì, non sarebbe certo un bel cartello di benvenuto per la squadra al rientro dall’Emilia, però rende l’idea. Perché Corini ha ragione: qui la bomba atomica può scoppiare da un momento all’altro ed è da due stagioni che succede con una frequenza mai vista prima.


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