Mirri alla Gazzetta: “Daremo un quadro chiaro dei debiti. Servono subito 2,3 milioni”

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“Salvatore a tempo”. Questo il titolo scelto dalla Gazzetta dello Sport per introdurre la propria intervista a Dario Mirri, pronipote di Renzo Barbera e titolare della Damir, l’azienda pubblicitaria che a fronte di un accordo di partnership ha garantito i soldi necessari al pagamento degli stipendi. Ma avverte: servono fondi e nuovi investitori. “Serviranno altri 2,3 milioni e se qualcuno non arriva con questi soldi il pericolo è il fallimento”.

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Mirri anticipa a Fabrizio Vitale i contenuti del suo intervento: “Io ho dato il mio contributo, ora ci vuole quello degli altri, sono pronto a concedere gratis gli spazi pubblicitari a chi porterà altri soldi tra un mese. E se c’è qualcuno che vuole rilevare il contratto, mi dia 2,8 milioni ed esco di scena. Io un deterrente per chi acquista? No, visti i 50 milioni di debiti, anzi è l’unica posta attiva certa. Ma in caso di progressi, abbiamo previsto anche degli scaglioni che vanno dal 50% al 70% a favore del Palermo, oltre al minimo garantito”.

E in merito alla prelazione per acquistare le quote sottolinea: “L’elemento nuovo è che i dati sulla situazione debitoria saranno resi noti. Ho chiesto la possibilità di accedere alle informazioni finanziarie per poter formulare una due diligence necessaria a chiunque voglia comprare il Palermo. Ho chiesto a Sagramola, che è un nostro amico, di lavorarci e rendere trasparente la situazione della società, dando un quadro chiaro dei debiti. Preziosi? Sarebbe un piacere, ma ora ha interessi più a nord di Palermo. Credo che chiunque si avvicini a questo club debba conoscere i dati e la storia dice che Zamparini non li ha mai voluti fornire”.

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6 thoughts on “Mirri alla Gazzetta: “Daremo un quadro chiaro dei debiti. Servono subito 2,3 milioni”

  1. stando alle notizie passate pare semmai che i debiti non siano stati legalmente prodotti… una cosa è indebitarsi in modo legale altra in modo illegale, ecco perchè la magistratura indagherebbe.

        1. Dispositivo dell’art. 216
          È punito con la reclusione da tre a dieci anni, se è dichiarato fallito, l’imprenditore, che:
          1) ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato (1) in tutto o in parte i suoi beni ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto passività inesistenti;
          2) ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre scritture contabili o li ha tenuti in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari

  2. A me sto fatto che mirri dica che zamparini non ha mai voluto fare vedere i conti preoccupa.
    Parliamo di uno che diceva che la società era sanissima e non c’erano creditori e poi oltre il tappo di Alyssa si scoprono 15 mln verso procuratori e 3 mln verso fornitori non pagati

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