Juan Mauri: “Palermo, è stato facile dire sì. Voglio la promozione”

Tra i tanti volti nuovi del Palermo c’è anche quello del centrocampista Juan Mauri, fratello del più noto Josè Mauri, con un passato al Milan, all’Akragas e nell’ultima stagione alla Lucchese in Serie C. L’argentino è protagonista di un’intervista rilasciata a Fabrizio Vitale per la Gazzetta dello Sport, in cui racconta come è avvenuto il suo passaggio al Palermo.

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“Ero in Argentina, in vacanza. Stavo ancora cercando di capire dove continuare, avevo 4-5 richieste importanti dalla C. Una domenica, il mio procuratore mi ha chiamato dicendomi di avere avuto un contatto con il Palermo. Il lunedì mattina – dice Mauri – ho preso l’aereo e martedì sono arrivato. Senza pensarci due volte, perché avrei dovuto? Il Palermo è il Palermo, a prescindere dalla categoria. È stato facile per me dire di sì“.

“Se Palermo può essere l’occasione per rilanciarmi verso grandi palcoscenici? Penso che tutti i giocatori debbano sognare, ho trent’anni ma mi sento benissimo. Lo scorso anno ho giocato 35 partite e non ho avuto alcun problema. Può essere un’occasione importante per continuare a migliorare. Puntiamo a salire, è la cosa più importante. Quando sei in una squadra così grande, è l’unica cosa a cui pensare”.

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Mauri predilige il ruolo di regista, ma in quella zona di campo Martin (che non ha ancora firmato) sta facendo vedere grandi qualità: “Troppo forte Martin, confessa Mauri. É uno stimolo per me, appena l’ho visto la prima volta ho detto caspita, questo è forte. Penso che possiamo giocare insieme, basta adattarsi e conoscersi. Ho sempre giocato a centrocampo: a due, da solo, da mezzala sinistra, alla Paganese ho giocato da interno mancino, da ragazzino da trequartista”.

Infine, una battuta sui tanti tifosi occorsi al primo allenamento: “É stato bellissimo, però me l’aspettavo. Per quello che si diceva e per quello che ho visto nel primo allenamento. Spero possano dare la spinta decisiva, ma anche che questo entusiasmo non si rivolti contro, perché ci saranno momenti difficili. Giocare con tanta gente è bellissimo, mi è capitato con 40-50 mila persone in Argentina. Magari non quest’anno, ma spero di poterlo rifare”.

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