Lecce, che ricordi! La gara più bella, la “manita” di Sasà e un po’ di tango

Puoi vedere una squadra che fa la partita, tiene il possesso per 90 minuti, ma di sfondare la muraglia avversaria proprio non se ne parla. Poi capita l’occasione proprio nel finale ed ecco che i minuti di recupero ci fanno vedere un altro match. Tre, quattro occasioni nitide nell’extratime. Ecco uno degli aspetti più affascinanti del calcio: si gioca in 11, non è mica il tennis. Eppure i giocatori si comportano come uno stormo di uccelli.

A far saltare il banco è comunque l’aspetto umano: non a caso la zona Cesarini è spesso decisiva. Lo sforzo guidato dalla disperazione da una parte e la paura di non farcela dall’altra. Poi, avviene l’impossibile ed è quello che penso ogni volta che sento dire Lecce, ogni volta che vedo le maglie salentine calcare il campo.

Roma – Lecce 2 – 3 è come un graffito che si fa beffe del tempo. Lo vedi sulle mura di periferia, i bagli delle scuole o degli autogrill. Sempre l’Olimpico sarà teatro di un’altra tragedia sportiva ma a tinte nerazzurre: il 5 maggio dell’Inter. Il 20 aprile 1986 è giallo e soprattutto rosso sangue per i cuori capitolini.

Il Lecce intanto torna a bussare nella mia memoria calcistica e mi regala le 5 reti di Sasà Campilongo: il 23 ottobre 1994 al Via del Mare i rosanero fanno i pirati e bottino pieno ed è cappotto. Passano 10 anni ed i salentini suonano ancora alla mia porta: compare il volto di Ernesto Chevantón. Provenienza: Uruguay. Un piccolo paese agli occhi del mondo, una grande nazione per chi ama il calcio. Dove calciatori si nasce, non si diventa. Ha una media di un gol ogni due partite e diviene il nostro sogno in piena estate. Per il ritorno in serie A il Palermo vuol farsi bello. Lo sarà a prescindere da un matrimonio nullo.

In Puglia non bastano 27 conclusioni per metterla dentro: un 2 – 0 che non si può digerire. La pillola va giù con lo spettacolo che ci regalano Guidolin e Zeman nel ritorno al Barbera. Palermo – Lecce 3 – 2 è un inno al calcio: la partita più bella. Vicè Sicignano dalla parte opposta non si può vedere come altrettanto “Genio” Corini che sbaglia dagli 11 metri. Konan il barbaro fa doppietta ma ci pensa Santana a farci sballare ballando il tango con sfumature di samba manco fosse Garrincha. Infastidito da 4 reti senza il suo nome nel tabellino, la risolve da par suo il lungagnone che trasforma in oro tutto ciò che tocca: palloni e doni marcati Luca Toni. Stava per arrivare proprio la Roma per un altro match memorabile. Pioggia vera, oltre le reti. Chevantón? Andò al Monaco. Noi, ci siamo rifatti con gli interessi.

L’autore è amministratore della pagina Football History

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