Palermo, una rottura che non sorprende. Che succede adesso?

I primi commenti dei tifosi sono improntati allo stupore. Ma che ci fossero equilibri precari all’interno della società rosanero non era un mistero e la rappresentazione più plastica si era avuta un paio di settimane fa, in occasione di uno dei piccoli “fraintendimenti” (uso la parola utilizzata nel comunicato a firma Dario Mirri) tra il vicepresidente Di Piazza e l’ad Sagramola: i lettori di Stadionews ricorderanno quella “querelle” sull’ingaggio di Felici: merito di Sagramola e Castagnini o – come aveva sostenuto Di Piazza in una intervista – di Paparesta? Era fin troppo ovvio che la questione era di scarsissima importanza ma era lo specchio di un malessere. E Di Piazza non aveva gradito la “smentita” di Sagramola replicando piccato.

Un modo come un altro per far sentire il campanello d’allarme, per rendere visibile un malessere strisciante. I primi scricchiolii di una società che comunque era riuscita a mantenere fede agli impegni presi a luglio scorso e a scalare il primo gradino del calcio. Ma Di Piazza si è sentito emarginato in troppe occasioni e la distanza e il fuso orario sono argomentazioni che non reggono anche perché tante volte lo “zio d’America” ha dimostrato attenzione e interesse anche sui particolari ed è sempre stato molto documentato e presente sui social: il vicepresidente avrebbe voluto poter dire la sua su alcune decisioni importanti (le ultime quelle sul centro sportivo e su Pergolizzi) ed invece gli è capitato spesso di dover leggere sui giornali le cose di casa sua.

Quella di ieri è una rottura a tutti gli effetti, entro pochi giorni capiremo se sarà insanabile o se ci sono i margini per ricomporre. Interpretando le note ufficiali, sembra evidente che il tema principale è il ruolo di Sagramola: troppa autonomia. E il “duello” sulla comunicazione è una conferma di un malessere più profondo: se il comunicato del Palermo parla di “fraintendimenti” e relega le dimissioni di Di Piazza al terzo paragrafo, il successivo messaggio social del vicepresidente spazza ogni equivoco perché parla di “molte amarezze” mandate giù in ossequio al bene supremo della promozione, si dichiara disponibile a vendere e quindi a lasciare visto che il suo ruolo nel Palermo avrebbe dovuto essere un altro. Non soltanto ambasciatore del Palermo nel mondo con un marketing internazionale (non ancora realizzato), non soltanto dispensatore di entusiasmo ma anche protagonista nella stanza dei bottoni, forte del 40% delle quote.

E a proposito della sua quota: è piuttosto anomala – e lo sosteniamo fin dall’anno scorso – una società tra due parti che non si conoscono e nella quale un socio di “minoranza” mette una quota così alta. Prima o poi il caso doveva scoppiare e va dato atto a tutti i protagonisti di avere tenuto sotto controllo la situazione fino al raggiungimento del primo obiettivo.

Ed eccoci al futuro: Di Piazza troverà un compratore del suo 40%? Il Palermo ha già sotto mano nuovi soci? Si cercherà la ricomposizione? La soluzione dovrà arrivare prima possibile perché questa non è la situazione migliore per pianificare una nuova e più difficile stagione.

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32 thoughts on “Palermo, una rottura che non sorprende. Che succede adesso?

  1. Direttore giusto dire che le due parti non si conoscevano, ma mirri da solo nn poteva comprare il palermo,si è fidato troppo di sagramola,senza il 40% di di piazza nn si va da nessuna parte

  2. E che deve succedere? Quello che si sapeva già: la Citta di Palermo avrà nuovamente una partecipata del comune che vivacchierà in serie c per 40 anni. Annovereremo anche questo tra i grandi successi del professore

    1. Già che deve succedere. La realtà con la mancata iscrizione alla serie B, è finito il calcio a Palermo. Chissà quando rivedremo la serie A, l’ultima volta sono passati 31 anni.

  3. Ho sempre sostenuto, anche ai tempi di Zampa e Berlusca, che non vedo molti scemi in giro che danno e mettono soldi, lasciando ad altri poteri decisionali. Chi esce soldi vuole comandare ed infatti sia il Palermo targato Zamparini che il Milan con Berlusconi non hanno mai trovato soci che facessero ciò. D’altra parte il Vice Presidente sinora l’ha fatto Sagramola, perchè c’e’ chi glielo lascia fare.

    1. sono perfettamente d’accordo ma non sarà facile trovare chi comprerà il 40% delle quote per fare il socio di minoranza per cui o le spacchettano a più soci o Mirri dovrà comprarsene almeno un altro 20%

  4. Il vero problema è ch Mirro soldi non ne vuole mettere almeno “soldi veri” è come si dice senza picciuli un si canta missa!!!!!

    1. Vorrebbe fare una squadra a costo zero tipo l’anno scorso ma in serie C bisogna mettere mano a portafoglio e Mirri da quest’orecchio non ci sente!

      1. Se vuoi fare una squadra per salire in serie B non puoi pensare di ingaggiare giocatori a 15/20mila ero devi spendere i soldi come ha fatto il Monza

  5. Questa novità mi sembra un bel problema. Sarà anche per l’emergenza Covid19,
    ma sembrava tutto piuttosto cristallizzato ed invece subito una grossa novità
    per la martoriata tifoseria rosanero con questa nuova società, già vecchia, che
    perde l’elemento che ritenevo fondamentale per eventuali ambizioni di grandezza.
    E’ evidente che Mirri da solo non ha grandi capacità economiche, altrimenti il Palermo
    sarebbe già stato tutto suo o al limite adesso avrebbe acquistato le quote dell’imprenditore
    americano. Allo stato delle cose non so con quali ambizioni potremo affontare il
    prossimo campionato (di serie c?) che però (se passa la riforma del campionato) potrebbe
    presentare un lotto di squadre meno ambizioso di come sarebbe dovuto essere (penso al Bari
    in B ad esempio).

  6. Pare si sia fatta avanti una famiglia romana di origine siciliana per l’acquisto della quota in questione: i Tuttolomondo.
    Mi vede preoccupato?

  7. Se hai un socio lo devi coninvolgere nelle decisione, invece il signor sagramola con la copertura di mirri si comporta come il dominus altro che fraintendimenti….. Cosi non si va da nessuna parte . Questi pensano di essere furbi, ma non lo sono affatto, prima o poi sbatteranno la faccia al muro. Ci siamo vicini….. Hanno cominciato con l’azionariato popolare ora continuano prendendo in giro i soci che mettono i soldini per poi non contare nulla….quando finira’ sto babbìo??

  8. Certo che molti “tifosi” palermitani sono davvero comici…. fino all’anno scorso dicevano che Di Piazza non aveva un euro (sarebbe stato meglio dire un dollaro)e oggi gli stessi dicono che senza Di Piazza non si andrà da nessuna parte…. vi manca solo di rivalutare Pergolizzi dopo tutto il fango che gli avete buttato…. COERENZA

    1. Non ho mai avuto fiducia in questa società con o senza Di Piazza. In quanto nel calcio servono elevati capitali, cosa che al momento non ci sono. La promozione dalla serie D era molto prevedibile. Stiamo parlando di serie D, serie C, serie inferiori.

    2. Non so chi sono questi molti “tifosi” a cui si riferisce. Io sono fra quelli che speravano più nei soldi di “Di Piazza” che nella passione di “Mirri”. Per me dunque è una notizia devastante.

      1. Ivan L, basta andare a cercare negli archivi di Stadionews (luglio Agosto soprattutto) e vedere quali erano i commenti dei “tifosi” su Di Piazza..

  9. Non mi sembrava vero che anche se nella modestia della serie D almeno per quello che riguardava la società improvvisamente Palermo era diventata …l’isola felice. Invece sempre la solita storia e sempre i soliti veleni. Mirri, meno male che doveva essere tutto…trasparente. Invece scoppia la bomba. Mirri non credi che avremmo dovuto saperlo che in società cerano dei veleni? Ho l’impressione che :
    Curkovich : Zamparini = Sagramola : Mirri
    Presidente me la spiega lei questa equazione ? Io il risultato penso di conoscerlo ovvero : il nulla .
    Svegliati Mirri.

  10. Se Tony Di Piazza va via si porti cortesemente anche Mirri. Lo zio d’America mollo forse prima del tempo.

  11. Non è facile trovare un altro socio al 40% per non contare niente perché è evidente che Sagramola rende conto solo a Mirri e va bene se trova le risorse finanziarie

  12. In mancanza di altro socio una soluzione potrebbe essere aprire il capitale ai tifosi con un vero azionariato popolare

    1. Il Catania non riusci a salire in B, inoltre Sensi non conquisto tranquillamente la promozione in B quando era nel Palermo. Conquistare la promozione dalla C non è facile quando ci sono capitali bassi.

  13. Comunque ho fiducia che Mirti da stimato imprenditore troverà altri soci x andare avanti in C e comunque Dipiazza può avere interesse a seguire come socio finanziatore sapendo di fare una plusvalenza una volta arrivati in B

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