Il valzer delle panchine: la nuova Serie A riparte dagli allenatori
In Italia le stagioni, più che dai calendari o dai colpi di mercato, iniziano dai cambi in panchina. E questa estate non fa eccezione, perché si è aperta con addii di peso, ritorni sorprendenti e scelte che hanno riscaldato il dibattito.
Quando a muoversi, però, non sono solo i giocatori, ma gli allenatori, è il segno che sta cambiando il cuore del progetto.
Da come si prospettano i nuovi equilibri, dal fervore dei tifosi e dal dinamismo nel calcio scommesse, si preannuncia un campionato molto avvincente. La Serie A 2025/26, prima ancora di partire, si è già definita nelle idee di chi la guiderà da bordo campo.
Addii che chiudono cicli
L’addio di Simone Inzaghi all’Inter è stato meno rumoroso di quanto ci si aspettasse, ma non per questo meno significativo. Dopo aver portato in alto il club, l’allenatore ha scelto di lasciare Milano per una nuova esperienza all’Al-Hilal, in Arabia Saudita. Al suo posto Cristian Chivu, promosso internamente: una scelta di linea, più che di rottura.
Anche il percorso di Luciano Spalletti con la Nazionale si è concluso, ma con toni ben diversi. Dopo un Europeo complicato e l’avvio stentato nelle qualificazioni, le dimissioni hanno lasciato l’amaro in bocca. Non solo per i risultati, ma per il senso di incompletezza. Spalletti, che solo un anno prima era stato accolto come un profeta del gioco, ha scelto di non proseguire in un ambiente che, parole sue, “non protegge chi lavora per costruire”.
E poi c’è Claudio Ranieri, che ha lasciato la panchina della Roma dopo aver traghettato la squadra nella fase finale della stagione. La sua, però, non è stata una vera uscita di scena: Ranieri resta, ma in un ruolo diverso. Da tecnico a figura di riferimento dirigenziale, sarà senior advisor dell’area sportiva. Ha detto no alla Nazionale, con l’eleganza di chi sa riconoscere il tempo delle scelte. E ha detto sì alla Roma, da dietro la scrivania.
Ritorni che sorprendono, conferme che rassicurano
La Lazio, dopo l’interruzione con Marco Baroni, ha richiamato Maurizio Sarri. Un gesto non scontato, considerato il divorzio piuttosto brusco di un anno fa. Ma le panchine sono fatte anche di cicli interrotti e poi riannodati. Sarri trova una rosa che conosce, una società che ha deciso di ridargli centralità, e l’obiettivo di riportare ordine e identità.
La Juventus, invece, ha scelto la conferma. Igor Tudor resta alla guida dei bianconeri, forte di un finale di stagione convincente e dell’approvazione del nuovo management. Non era scontato: il suo nome era tra quelli in discussione.
Diversa, ma altrettanto simbolica, è la scelta del Milan. Dopo l’addio di Sérgio Conceição, il club ha puntato su Massimiliano Allegri. Un ritorno inaspettato, eppure logico: Allegri porta esperienza, gestione, pragmatismo. È il segno di un Milan che vuole tornare a vincere, ma senza rivoluzioni. Un segnale chiaro al gruppo e all’ambiente: meno frenesia, più metodo.
Nuove rotte, nuove generazioni
Il valzer non si è fermato qui. A Roma, la scelta di affidare la squadra a Gian Piero Gasperini resta un grande cambiamento. Dopo quasi un decennio a Bergamo, il tecnico si misura ora con una piazza enorme, passionale e a tratti complicata. Il suo arrivo, com’è noto, significa identità di gioco. La Roma vuole cambiare pelle, e lo fa puntando su chi ha trasformato l’Atalanta in una realtà europea.
In conclusione, quello che si apre è un campionato figlio di scelte forti, spesso controcorrente, dove la panchina torna ad essere il centro del progetto. La Serie A si ridisegna nei suoi allenatori. E la prossima stagione, prima ancora di cominciare, ha già il suo spartito. Starà a loro decidere il ritmo.
