Inzaghi, carattere e grinta: cambierà il Palermo con la sua voglia di vincere

Pippo Inzaghi attento prima del match della sua Salernitana - foto ANSA - StadioNews.it
Finalmente è arrivata l’ufficialità di Flippo Inzaghi quale nuovo allenatore del Palermo, un cambiamento necessario che dovrebbe segnare davvero la svolta necessaria in termini di obiettivo promozione in serie A. Certamente il nome di Inzaghi non può non suscitare apprezzamenti per chi segue il calcio da alcuni decenni ed è soprattutto per il suo carattere, grintoso e astuto, che fin dall’inizio del campionato avevo pronosticato la promozione diretta del suo Pisa nella massima serie.
Certo, mi si può dire che una cosa è vivere e allenare una squadra di una città importante come quella toscana ma costituita da circa 90.000 abitanti, un’altra cosa è interfacciarsi con una realtà qual è quella palermitana, costituita da tifosi competenti ma talvolta impazienti per la fame di gloria che il capoluogo siciliano da anni meriterebbe.
Solo il tempo dirà se è stata fatta la scelta giusta che ovviamente da sola non basta per realizzare gli importanti obiettivi che il City dichiara di volere raggiungere quanto prima. Occorre una squadra completa e competitiva in tutti i reparti e tocca al direttore Osti, a cui è stato giustamente prolungato il contratto, fare le scelte giuste al più presto, in sintonia con il nuovo allenatore.
Se a Dionisi è stata rimproverata soprattutto la mancanza di carattere e personalità che negativamente si rifletteva sui giocatori e che ha il suo apice nella incredibile e ingiustificata scelta di tenere in panchina per un intero girone di andata un giocatore come Brunori, capitano della squadra e secondo capocannoniere della storia del Palermo, perché a quanto il giocatore ha fatto intendere non era gradito al precedente d.s., lo stesso non può dirsi per Pippo Inzaghi.
A tal proposito sottolineo che non sono i tanti gol realizzati da Filippo Inzaghi, soprattutto quelli partendo dal limite del fuori gioco, con la maglia del Milan o della Nazionale, a ricordarmi quanta voglia di vincere c’è nel suo carattere bensì, andando a ritroso nel tempo, una partita giocata dal Palermo di Salvemini nel lontano 25 settembre 1994 contro il Piacenza allenato da Cagni. Ricordo perfettamente, come se fosse ieri, la radiocronaca di quella partita e l’ingresso decisivo e devastante di Filippo Inzaghi, piacentino e ventunenne, al 14’ del primo tempo al posto di Turrini.
Ancora ho in mente le parole del telecronista che commentando i tre gol rifilati al Palermo, esclamava “Questo Inzaghi è scatenato! E’ un castigo di Dio!”. Quel giorno il Palermo a causa sua perse la partita per 3 a 0 allo stadio Garilli di Piacenza ma a me piace sottolineare questo ricordo perché mette ben in rilievo le caratteristiche di un giocatore, ora allenatore, che non sono mai cambiate e che hanno contribuito, con i suoi tanti gol, alla sua denominazione di SuperPippo.
Che possa dunque essere quest’anno calcistico che deve iniziare foriero di grandi soddisfazioni per il Palermo e per i suoi tifosi, con il suo allenatore vincente e grintoso come quel lontano giorno di settembre ma stavolta dalla parte “giusta” per noi.
Ricordo benissimo anch’io quella partita … non ricordo invece se il radiocronista fosse il direttore Monastra o l’altrettanto bravo D’Agostino. Fu la base di partenza di una carriera folgorante fondata sulla “ossessione” del gol.
La stessa ossessione che Pippo Inzaghi mette, sia pure con alterne fortune, nella sua carriera di allenatore.
Forza SuperPippo, facci tornare in serie A.
Seconde me né l’uno né l’altro. Credo fosse Bepi Lima
“Un intero girone di andata” sono 19 partite. In realtà nell’andata il vostro idoletto ha avuto modo di fare schifo per almeno 7 o 8 gare, divise fra 4 in cui è partito da titolare e non si è visto e le rimanenti in cui è subentrato e non si è avvertito.
Non sono riusciti a sentirne la presenza in campo nemmeno i migliori medium mondiali, ma voi continuate a scrivere falsità, potere dell’internet che ha dato voce, penna e calamaio a chiunque.
Le potenzialità di Inzaghi non risultavano in discussione neppure l’anno scorso quando lui, dopo il fallimento della Reggina, si era fatto avanti, sia pur discretamente, per allenare il Palermo e CityGroup gli chiuse la porta in faccia ingaggiando Dionisi. Della serie ne avessero mai insertato miezza.
la chiave del successo di un allenatore è la sua capacità di spingere i giocatori a dare il massimo. Inzaghi appartiene alla stretta cerchia degli allenatori che fa di tutto per motivare la squadra e che vuole soddisfare le proprie smisurate ambizioni tramite i giocatori. Tutto il contrario di Corini e Dionisi che si limitavano ad un compitino ed a mettere in campo undici calciatori. Da questo punto di vista il cambio è radicale.