Bovo: “Ai ragazzi insegno a pensare al noi. A Palermo si cresce come in famiglia”

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Bovo: “Ai ragazzi insegno a pensare al noi. A Palermo si cresce come in famiglia”

Parla Cesare Bovo. L’ex difensore del Palermo, oggi allenatore dell’Under 17 rosanero, è intervenuto in un’intervista esclusiva ai microfoni di RGS. Nel corso della chiacchierata, Bovo ha ripercorso gli anni trascorsi in Sicilia, soffermandosi anche sulla sua attuale esperienza alla guida del settore giovanile.

Ai ragazzi ripeto sempre una cosa: pensate al noi. È la base del calcio – ha spiegato Bovo –. Essere una squadra significa essere una famiglia in campo. Quello che chiedo loro è proprio questo: crescere mentalmente, abbandonare la mentalità da ragazzi e ragionare da gruppo. In molti vedo potenzialità per arrivare in prima squadra, e prima riusciranno a fare questo switch mentale, prima si toglieranno grandi soddisfazioni”.

Bovo ha poi parlato anche della crescita del club: “La società sta facendo grandi cose, con investimenti importanti. E a proposito di gruppo e famiglia – aggiunge – spesso ne parlo con i miei ex compagni di squadra. Commentiamo, per esempio, la costruzione del nuovo centro sportivo: ai nostri tempi non c’era nulla di simile”.



Sulle sue origini: “Sono entrato nel settore giovanile della Roma a nove anni e ci sono rimasto fino ai venti. Ho avuto formatori davvero importanti, come Bencivenga. Ebbi anche la fortuna di allenarmi con la prima squadra nell’anno dello scudetto e in quello successivo: esperienze che ti segnano tanto».

Il suo debutto in Serie A avviene con Delio Rossi: “È successo a Lecce. Lui, insieme al suo secondo, è stato il primo a darmi fiducia. Mi hanno insegnato tantissimo, soprattutto su come stare in campo, e quelle lezioni mi sono servite per tutta la carriera”.

Ho giocato con calciatori fortissimi, sono stato davvero fortunato. A Lecce c’era Stovini, un difensore eccezionale. Poi alla Roma ho condiviso lo spogliatoio con Chivu e Aldair”, ha aggiunto.

E a Palermo, a sua volta, Bovo ha saputo trasmettere qualcosa: “Ho giocato con un Kjaer ancora acerbo ma con un grande strapotere fisico. Penso di avergli dato una mano nella sua crescita”.

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