Al “Castellani” vince la noia, tra Empoli e Palermo pari tra gli sbadigli

Il verdetto del campo è un pareggio ma tra Empoli e Palermo c’è in realtà un vincitore: la noia. Al “Castellani”, il risultato del primo anticipo dell’undicesima giornata del girone di ritorno è uno 0-0 soporifero, maturato in una partita che rispecchia il momento di difficoltà delle due squadre (per entrambe un solo punto nelle precedenti cinque giornate). La paura di perdere in un momento chiave della stagione ha condizionato la prova del Palermo, più brillante dal punto di vista fisico rispetto a un Empoli nettamente involuto rispetto a quello ammirato nel girone di andata, ma incapace di trovare il guizzo necessario per incanalare il match sui propri binari. Per vincere la partita, che era assolutamente alla portata, gli uomini di Novellino avrebbero dovuto giocare con maggiore ardore agonistico invece di lasciarsi trascinare dai ritmi lenti dell’incontro. Il punto muove la classifica dopo due sconfitte consecutive ma il bicchiere, in questo caso, non può essere considerato mezzo pieno. Una squadra in lotta per salvezza dovrebbe scendere in campo con il coltello tra i denti e invece il Palermo, piuttosto sterile in attacco, ha deluso le aspettative adeguandosi alla pochezza di una partita priva di emozioni.
Novellino prende spunto dai segnali emersi dalla gara contro il Napoli e propone dal primo minuto il modulo 4-1-4-1 con Vazquez “falso” centravanti al posto di Gilardino. Chiaro l’obiettivo del tecnico rosanero intenzionato con un attaccante di movimento (supportato in fase di possesso dagli esterni Quaison e Trajkovski) a non concedere punti di riferimento agli avversari. Il piano d’azione prevede anche la ricerca del gioco in ampiezza sfruttando gli inserimenti senza palla dei centrocampisti nel tentativo di scompaginare i meccanismi dei toscani, in campo con il collaudato 4-3-1-2. E’ lo schema utilizzato negli ultimi anni da Sarri e infatti l’Empoli presenta diverse analogie con lo stile di gioco dei partenopei. La differenza principale consiste nella qualità degli interpreti e nel diverso livello di competitività del collettivo. Il Napoli è una delle big del campionato, l’Empoli una squadra da collocare nella stessa fascia dei rosanero nonostante la presenza di qualche individualità di spessore come Saponara, sempre temibile agendo tra le linee a supporto di Maccarone e Pucciarelli. E quando di fronte hai una squadra del tuo livello il margine di errore è certamente più ampio. Una “grande” non perdona, l’Empoli sì come dimostrano, nel primo tempo, alcune occasioni (non sfruttate dai padroni di casa) propiziate da un paio di sbavature dei difensori rosa, in particolare degli esterni Struna e Pezzella, sostituito dopo l’intervallo da Lazaar al rientro dopo circa un mese di stop forzato a causa di un infortunio alla tibia sinistra. Anche la compagine di Novellino ha avuto alcune chance ma le fiammate sporadiche di Vazquez e Quaison (minaccioso con un colpo di testa bloccato dal portiere) non hanno cambiato l’inerzia di un primo tempo giocato sotto ritmo dalle due squadre. Poche emozioni e intensità pari a zero hanno caratterizzato anche la ripresa. Frazione di gioco nella quale solo un acuto, soprattutto un colpo del singolo, avrebbe potuto spezzare l’equilibrio di una partita bloccata. L’occasione giusta è capitata al giocatore sbagliato: al 30’ è nitida la chance sprecata da Struna che, sugli sviluppi di una palla inattiva, fallisce un sorta di rigore in movimento calciando alto sopra la traversa con il sinistro da posizione estremamente favorevole. Nell’ultimo segmento del match c’è spazio per Bentivegna, entrato al posto di Quaison. Una soddisfazione personale per il numero 9 (alla quarta presenza in serie A) che, pur non avendo lasciato il segno, ha tentato con qualche spunto di dare nuova linfa al fronte offensivo.

 


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