Amauri e il Palermo nel cuore: “Miccoli amico vero. Zamparini grande presidente”
Amauri non ha mai dimenticato Palermo e la sua esperienza in rosanero. L’ex attaccante, in un’intervista per Fanpage, ha parlato con grande emozione dell’avventura in Sicilia, citando anche Fabrizio Miccoli e Maurizio Zamparini.
“Palermo è stato davvero il trampolino per diventare quello che sono diventato – afferma – . Guidolin per me è stato fondamentale: al Chievo giocavo da seconda punta, in un 4-4-2 accanto a Pellissier, e attaccavo molto bene la profondità, cercando spazi per lui. A Palermo invece Guidolin mi mise da prima punta, da solo. Mi ritrovai in un altro mondo, che mi piacque subito: davanti potevo fare quello che volevo, tutto riusciva alla perfezione. Mi diede un’opzione in più: non solo seconda punta, ma anche prima punta”.
“Tutti mi chiedono di Zamparini – continua – . Racconto un episodio: facemmo un ritiro invernale a Siviglia, dieci giorni. Al rientro giocammo contro la Sampdoria a Genova e perdemmo 3-0 senza mai toccare palla. Tornati a Palermo, lui arrivò nello spogliatoio con un sacco di scatole e disse: ‘Vi porto un regalo, così non dimenticherete mai la figura di m*** che mi avete fatto fare a Genova’. Era una sciarpa, ricordo che Simplicio rideva, mentre io gli risposi: ‘Non l’accetto, se vuoi mettila lì. Quando abbiamo vinto 3-2 a Firenze nessuno ci ha regalato niente’. Fu l’unico confronto diretto, ma sempre con rispetto. Per me è stato un grande presidente: mi ha trattato bene e rispettato sempre. Poi era un presidente che all’interno degli spogliatoi era diverso, ci diceva di non credere a ciò che leggevamo sui giornali, che lui credeva in noi tutti, faceva tanti discorsi. Certo, cambiava spesso allenatori, forse l’unico presidente che ne ha cambiati tantissimi e spesso ha richiamato anche quelli che mandava via (ride, ndr.) ma con noi aveva un rapporto chiaro“.
“Con Miccoli è nata un’amicizia vera. In campo avevamo un’intesa naturale, fuori ci sentiamo ancora oggi. È uno di quei pochi compagni che restano per la vita. Con Fabrizio mi sento spesso, i nostri figli hanno la stessa passione. Quando capita vado a Lecce, stiamo insieme. C’è un episodio divertente, un paio di episodi divertenti. Quando andammo a Siviglia, lui usciva comprava regali alla moglie, a sua figlia che era piccola, anche perché Diego non era ancora nato e mi prendeva in giro perché io non spendevo soldi e mi diceva di farlo. Poi era tifosissimo del Lecce, un giorno eravamo in ritiro e di lì a poco si sarebbe giocato in Serie B il derby tra Lecce e Bari: dopo la riunione tecnica sulla lavagna gli scrissi “Forza Bari”. Arrivò, vide tutto e iniziò a urlare che sapeva chi l’aveva fatto, incolpandomi”.
