Padoin: “La Juve è cresciuta tanto, è il momento di vincere la Champions”

Alla vigilia della gara di Cardiff, gara in cui Juventus e Rea Madrid si conteranno la vittoria della Champions League, Simone Padoin, protagonista della finale che due anni fa la Juve perse contro il Barcellona è tornato a parlare di quella indimenticabile gara: “Sapevamo che i blaugranas erano quasi imbattibili, e quel pensiero ci bloccò per mezza partita. Affrontavamo campioni che resteranno nella storia del calcio, però – sottolinea il centrocampista del Cagliari intervistato da La Repubblica – è stato elettrizzante arrivarci. Ripenso all’ultima settimana di allenamenti, tutti ai duemila all’ora, al trasporto e alla voglia incredibile che aveva ognuno di noi”.

“Alcuni – continua – sapevano che sarebbe stata la sera più importante della vitaVidi la finale dalla panchina ed era logico che fosse così. E vidi una Juve contratta all’inizio e poi tonica dal pareggio di Morata al loro raddoppio: li abbiamo tenuti sulla corda e a un certo punto credevamo di poterla vincere. Il problema è che abbiamo iniziato a crederlo troppo tardi. Ricordo i tifosi davanti al nostro albergo per la tutta la notte e ricordo quando incrociai Messi durante il riscaldamento, l’assoluta sensazione di essere a contatto con una creatura di un altro mondo. Stavolta però sono sicuro che nessuno dei miei ex compagni proverà una cosa simile, nemmeno contro Cristiano Ronaldo“.

Sulla finale di Cardiff: “La Juve è cresciuta tantissimo, non sbaglia un colpo. In attacco è più forte di due anni fa, ed è complessivamente superiore nella lettura delle partite. Io dico che nello sport bisogna lottare e credere nel giorno “del prima o poi”, che infatti prima o poi arriva. Ecco, secondo me stavolta è arrivato”.

Chiosa finale sulla sua avventura in maglia bianconera: “La gente mi ha amato tanto, forse perché ha capito che ci mettevo tutto. Il gruppo storico della Juve mi manca, sono stato fortunato a vivere insieme a loro un grande privilegio. Devo tutto a Conte che mi ha scelto e ad Allegri che mi ha apprezzato. Nella sua storia, questo club ha sempre avuto grandi campioni ma anche una classe operaia che ha costruito le imprese. Nel mio piccolo, sono orgoglioso di avere fatto parte della categoria. Vengo da Gemona, una terra che ha saputo soffrire e rinascere. Penso che il mio essere friulano mi sia servito anche nel calcio, sgobbare tanto e lamentarsi il meno possibile”.


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