Coronavirus, Gasperini: “Viviamo sospesi, si doveva continuare a porte chiuse”

I sentimenti contrastanti di Gian Piero Gasperini. Il tecnico dell’Atalanta (ed ex rosanero) racconta l’impresa conquistata in Champions dalla sua squadra, ma nella testa ci sono i timori e il grande sgomento per l’emergenza Coronavirus, pur avendo un punto di vista controcorrente: “La visione di una partita, una parentesi di leggerezza, può risultare addirittura terapeutica. Hanno voluto dare un segnale forte, bah. Bisognava andare avanti con le porte chiuse, io la penso così”.

Intervistato da Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport, Gasperini ammette: “Siamo precipitati in una realtà che sapevamo essere terribile, ma non fino a questo punto. L’evoluzione da domenica è stata impressionante, terribile. Quattro giorni fa era un mondo, lunedì un altro, oggi un altro ancora. Il passaggio da Valencia ci avrà forse allontanati temporaneamente dalla realtà. Valencia? Noi li guardavamo come fossero dei pazzi. Poi c’è stata la partita a porte chiuse, la soddisfazione del passaggio ai quarti, tutto è finito non appena abbiamo aperto gli occhi sull’Italia. Siamo dentro un altro mondo, peggiorato di brutto”.

E sulla sua squadra dice: “Viviamo sospesi. Il centro di Zingonia è chiuso, siamo venti più lo staff , vorremmo fare due corse, una partitella. Naturalmente seguendo le indicazioni dei medici e rispettando il protocollo. “Troviamoci”, insistono i ragazzi. Ma troviamoci dove, se non è consentito? Sento soltanto le sirene delle ambulanze. State a casa, state in famiglia, non uscite. E da queste parti, in Lombardia, siamo sufficientemente organizzati, pur se in difficoltà. Mi chiedo cosa potrebbe accadere a Roma, a Napoli”.

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