Dybala: “Sono un ragazzo normale, col pallone ci sono nato”

“Un ragazzo come tutti gli altri”, così si definisce Paulo Dybala. Intervistato dal Guerin Sportivo, l’attaccante del Palermo ha parlato del suo carattere e del suo rapporto con la famiglia: “Amo le cose semplici, che per me sono le più speciali. Stare con la mia famiglia, con mia mamma, con la mia ragazza, con i miei fratelli. Dopo gli allenamenti mi piace giocare alla playstation o vedere qualche film. Nulla di speciale. Quando gioco alla playstation, di solito scelgo il Barcellona o il Manchester City. Non ho mai nascosto che mi piacerebbe giocare con Messi”. Calciatore, Dybala, lo è stato sin da bambino: “In pratica col pallone ci sono nato. Ricordo di un pallone che mi regalò mio padre da piccolissimo. Ci vivevo insieme. A lui, ancora prima del fatto di essere diventato un calciatore, devo soprattutto il fatto di essere diventato uomo. Fu un passaggio obbligato, arrivato con la sua morte. Avevo solo 15 anni, per me e per la mia famiglia fu uno choc terribile. Lui aveva lottato a lungo contro un tumore al pancreas, una guerra inutile. Mi raccontavano che ce l’avrebbe fatta, una bugia per cercare di proteggermi. Ancora oggi mi capita di sognarlo e di risvegliarmi in lacrime. Il suo sogno era quello di avere un figlio calciatore. Non ce l’ha fatta mio fratello Gustavo, il maggiore, e nemmeno Mariano. Io dovevo farcela. Dovevo”.


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