Massimo Morgia: “Tra i dilettanti tanti invisibili, il calcio deve ristrutturarsi”

Ristrutturare il mondo del calcio e dare voce ai suoi “invisibili”. Parola di Massimo Morgia, ex tecnico rosanero (ora al Chieri, Serie D piemontese) che afferma l’esigenza di una profonda riflessione sul sistema calcio e la necessità di riformarlo alla luce anche dell’emergenza Coronavirus: “Questa crisi è l’occasione giusta per raddrizzare la direzione, restituire allo sport il suo ruolo popolare”

Intervistato da Repubblica.it, afferma: “Condivido le parole di Cristiano Lucarelli. Gli invisibili sono quelli che appunto non si vedono. In serie D sono la maggioranza, ma ce ne sono anche nel campionato di Eccellenza: accanto a calciatori e allenatori mascherati da dilettanti, che scendono di categoria per guadagnare qualcosa in più, ce ne sono tanti altri che invece prendono 700-1000 euro al mese. E che non li prenderanno mai più, in questa situazione. Ma un invisibile non sceglie mai di esserlo. Va così da quasi trent’anni”.

E aggiunge: “Quando giocavo io, fino a metà degli anni Ottanta, c’era una differenza minima tra serie A e C, infatti i Rivera e i Mazzola non sono mica diventati miliardari: la distanza retributiva era giusta. Oggi io non contesto il cambiamento, dico solo che adesso i due mondi sono troppo lontani per potere restare insieme. Gli interessi dei grandi club, i loro legami internazionali, non sono più gli stessi della maggior parte delle altre società. Conviene prenderne atto: meglio un supercampionato europeo e uno italiano, con maggiore equilibrio e stadi meno deserti, dove torni il concetto di campanile”.

In chiusura si lascia andare ad una riflessione: “Gianni Mura, nel 2000, venne a intervistarmi a Palermo, perché conosceva le mie idee, e alla fine mi disse: sei bravo, non farai carriera. Io lavoro solo dove mi si dà la possibilità di allenare insieme vecchi e giovani, perché per i ragazzi è l’unico modo di imparare, come all’oratorio. Mura aveva ragione. Ma io non cambio”.


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