Palermo e Catania, favola surreale: e vissero tutti abbracciati e scontenti

FOTO PEPE/PUGLIA

C’è una scena finale che resta ben impressa del gran derby numero 85 del calcio siciliano tra Palermo e Catania, giocato nello stadio Barbera senza spettatori: i saluti molto cordiali, compreso qualche sconsigliatissimo abbraccio, tra i giocatori delle due squadre in maglia rosanero e rossoazzurra prima di rientrare negli spogliatoi. Un epilogo sereno e civile, con un fair play apparso sincero, di una combattuta e leale sfida sportiva tra le due grandi rivali che si dividono la passione calcistica tra le due parti dell’isola che si è chiusa con un pareggio: 1-1, il quarantesimo nella storia del derby, che lascia scontente per motivi diversi le due contendenti.

Belle immagini, abbastanza inusuali se si pensa ai tanti epiloghi nervosi se non burrascosi delle precedenti partite tra le due squadre, che solo molto parzialmente attenua la tristezza per il surreale scenario: lo stadio vuoto, senza lo splendido e appassionato pubblico pieno di entusiasmo e colori che è sempre stato parte fondamentale dei derby calcistici tra Palermo e Catania, senza gli striscioni e i cori di sfottò tra le due tifoserie. Senza l’anima vera e profonda che ha sempre caratterizzato la storia di queste partite e che questa volta, nel pesantissimo clima di tristezza e preoccupazione che attanaglia i cuori e le menti, non ha “riscaldato” neanche i social. Per questa ragione il derby siciliano numero 85, il derby di Serie C in tono minore ai tempi del Covid 19, resterà scolpito a caratteri cubitali nella lunghissima vicenda delle sfide sportive tra le due squadre.

Era del resto altrettanto surreale e assolutamente “al limite” la condizione di partenza del Palermo, falcidiato dal virus (sette calciatori positivi ai tamponi del giorno della partita) e dalle squalifiche, in questo anomalo e comunque sempre molto sentito derby: dodici soli giocatori, di cui undici titolari e una giovanissima riserva in panchina. Come dire che, con gli uomini contati, il Palermo è sceso in campo sapendo di non potersi permettere neanche un infortunio o una sostituzione per motivi tecnici o tattici o per stanchezza.

Evidente, evidentissima agli occhi di tutti la condizione di inferiorità al fischio di inizio della formazione di Boscaglia, già sfavorita non solo perché ultima in classifica, ma anche per i grossi problemi emersi nelle prime cinque partite. Altrettanto evidente che questa nuova sfida tra Palermo e Catania dopo sette anni è stata falsata in partenza, non è cominciata ad armi pari; dodici soli rosanero in campo, è e resterà questa la notizia, un altro dato per cui questa partita è destinata a restare nelle statistiche del calcio.

Ma così è se vi pare. Show must go on, nel Paese in cui tutto si ferma il calcio professionistico deve andare avanti, costi quel che costi. Anche riducendosi a come facevamo spesso noi nelle appassionanti partite dei campionati scolastici: bastava “arricogghiere” undici giocatori e qualche amico di buona volontà.

Ma come spesso succede, non soltanto nello sport, nelle situazioni più complicate si ritrovano le qualità e lo spirito ideale per dare il meglio di sé. E’ quello che hanno fatto ieri sera, sorprendendo un po’ tutti, gli undici uomini in maglia rosanero guidati dalla panchina da un allenatore concentrato e attento: il Palermo è andato in vantaggio con un gol dell’ispirato senegalese Mamadou Kanoutè e ha sfiorato il 2-0 in almeno tre occasioni nitide soprattutto con il palermitano Doc Andrea Saraniti che in campo ha sputato l’anima e ha dato l’esempio ai compagni, ma è stato tanto impreciso quanto sfortunato.

Ha giocato dunque un derby dignitoso e soprattutto coraggioso il Palermo di Roberto Boscaglia, quasi eroico se si pensa che gli undici giocatori in campo sapevano che dovevano lottare e restare in piedi fino all’ultimo, senza potere mai rifiatare e senza potersi far male. Stavolta si può rimproverare poco ai rosanero, che hanno tutte le ragioni per essere scontenti del pareggio subito a dieci minuti dalla fine con un gol dell’etneo Pecorino non del tutto regolare, rischiando anche di subire la beffa della sconfitta all’ultimo secondo dopo avere sicuramente meritato per quasi tutta la partita la vittoria e i tre punti. Si deve invece accontentare di un pareggio che fa morale, ma lascia i rosanero all’ultimo posto in classifica.

Così come ha motivi di scontentezza sportiva il Catania, arrivato allo stadio Barbera con la legittima aspirazione di superare un avversario in evidente e grave difficoltà, ma poi costretto a subire la determinazione e lo spirito battagliero della squadra di casa e incapace alla fine di sfruttare adeguatamente la possibilità di cambi e alternative in campo per piegare il Palermo e portarsi a casa la vittoria.

Gli abbracci e le strette di mano tra rivali storici e i giocatori rosanero in cerchio a incoraggiarsi tra loro, a dimostrazione di essere gruppo coeso, sono stati gli ultimi flashes della grande sfida siciliana del pallone, che non passerà certo alla storia dei derby come un grande spettacolo calcistico.


4 thoughts on “Palermo e Catania, favola surreale: e vissero tutti abbracciati e scontenti

  1. Mi spiace dover dissentire. Capisco che Lei vive sotto il vulcano, ma io ho visto tutt’altro. Fairplay ?? Io ho visto Pinto che andava espulso nel primo tempo per uno spintone a palle lontana su Almici. Io ho visto un tuffo in area di rigore di Reginaldo. Io ho visto 5 sostituzioni su 5 in una partita in cui gli avversari non potevano farne neppure una. Io ho ascoltato i vaneggiamenti pre- e post-partita di Raffaele. Come ho scritto ieri su questo stesso sito, il Catania ha perso una grandissima occasione per dimostrare fair-play. Il Catania ha sprecato i vantaggi potenziali di un investimento in termini d’immagine che avrebbe avuto immensi ritorni. Per esempio, se non proprio chiedere di non giocare per rispetto ai conterranei, evitare di fare tutte e cinque le sostituzioni consentite. E poi, era proprio impossibile per Raffaele evitare di arrivare a Palermo dichiarando (testuale) ai microfoni di Rai Sport: “E’ un derby anomalo, è normale che di questo periodo regna l’improvvisazione sotto questo punto di vista, è difficile programmare ma abbiamo il dovere di guardare avanti. Il Palermo ha comunque un 11 in campo che è importante… dobbiamo avere grande carattere per fare di tutto per ottenere questi tre punti… E’ un vantaggio che il Palermo non potrà fare i cambi, loro non hanno alternative. Noi dobbiamo essere bravi, lucidi e agonistici…. Questa partita ha un sapore diverso, dobbiamo mettere quel qualcosa ancora in più per regalare alla città un risultato che tutti attendiamo “.Non una parola di considerazione o di solidarietà per gli affanni del Palermo (“HA COMUNQUE UN 11 IN CAMPO CHE È IMPORTANTE”). Rifletta un attimo su questa parole e dica se questa è sportività o, come si dice adesso, fairplay. Le regole del fairplay direbbero tutt’altro rispetto a ciò che abbiamo ascoltato. Mi scusi, ma dissento al 100%.

  2. Conosco tanti catanesi sportivi, io personalmente ho più in antipatia altre squadre (specie a strisce) ma qui mi sento di condividere Vito. Suppongo che il Dr Perricone si riferisse ai soli giocatori in campo escludendo dirigenti e allenatore.

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