Il Palermo e l’impresa in Coppa Italia contro il Milan dei campioni

Big contro piccola, Davide contro Golia. Milan – Palermo è anche questo, sfida tra due squadre dal blasone e pedigree internazionale imparagonabili. Squadre di universi a volte paralleli ma che quando si sono incrociati hanno dato vita a partite di un certo livello, emozionanti e ricche di spunti. In campionato, con tre 0-2 con i quali i rosanero hanno più volte incantato la Scala del Calcio, ma non solo. Perché dici Milan- Palermo e ti viene subito in mente quella Coppa Italia del 2011. Quella dannata coppa conclusasi nel modo più cocente possibile, dopo aver toccato il cielo con un dito per poi essere scaraventati a terra nel peggiore dei modi dall’Inter.

In semifinale, il lanciatissimo Palermo di Delio Rossi incrocia la strada del Milan. Il Milan guidato da Allegri, con Ibrahimovic, Thiago Silva, Pirlo, Seedorf, Pato, Cassano, Robinho. Una squadra di campioni. Sulla carta non avrebbe dovuto esserci partita, ma il verdetto finale racconta altro. Il Palermo scende in campo a San Siro con Sirigu in porta, un quartetto di difesa formato da Cassani, Bovo, Goian e Balzaretti. Un centrocampo muscolare con Acquah, Migliaccio e Nocerino. In attacco un terzetto di tutto rispetto: Pastore, Pinilla, Hernardez. Ibrahimovic gela subito i rosanero al 4’ con una zampata al volo delle sue. I rosanero però reagiscono subito e piazzano il pari con un destro di Pastore su assist di Pinilla. Nella ripresa, Hernandez incrocia il suo sinistro e incastra la sfera all’angolino alto alla destra di Amelia. Tolte le ragnatele dall’incrocio, balletto sotto la curva. Il Milan trema , ma viene salvato da Emanuelson. 2-2 finale, tutto rimandato al “Barbera”.

E il tifo palermitano risponde a dovere. La febbre del ritorno ha colpito la città nei giorni precedenti, code ai botteghini e biglietti volatilizzati quasi subito. L’atmosfera è quella da brividi, quella che lascia senza parole. Guardi e ammiri in silenzio, se sei in curva gridi a più non posso. Delio Rossi ripropone gli stessi undici dell’andata, un solo cambio: Ilicic per Pinilla. Allegri invece lascia in panchina Ibrahimovic e lancia Pato, in difesa torna Nesta. L’equilibrio vince nel primo tempo. Al 63’ però Migliaccio rompe il ghiaccio: angolo dalla destra, colpo di testa in tuffo e palla che si insacca rete. Il Barbera esplode, è una bolgia in tripudio. La gara prosegue e il Palermo affonda il colpo: contropiede di Ilicic, Van Bommel lo stende in area: rigore ed espulsione. Dagli 11 metri Bovo non fallisce, è 2-0. Gioia incontenibile, la finale comincia ad intravedersi. Allegri allora si gioca la carta Ibra: prima un clamoroso doppio palo per lo svedese, al 94’ la rete che accorcia le distanze. Ma non basta. Il Palermo vola in finale, si fa festa allo stadio e in città. Sirigu piange e i clacson suonano. Palermo va a dormire tardi.

Una doppia sfida che ha lasciato il segno e che difficilmente verrà messa nel dimenticatoio. Una di quelle imprese che ti sogni la notte, perché davanti ti ritrovi i Campioni d’Italia e perché puoi fare la storia di un club. Quelle due sere tutto girò alla perfezione, tutto andò come sognato sicuramente da qualcuno. Una di quelle sere che ti rimangono dentro, che metti nel tuo album dei ricordi e che non levi più. Il Milan-Palermo di domenica mette in palio delle speranze, la speranza di agguantare l’Europa e la salvezza. Obiettivi lontani tra di loro, ma complessivamente distanti dalla situazione e dalla posta in palio di quel doppio confronto del 2011.

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