Palermo, difesa che fa acqua: tanti esperimenti e solito fallimento

Il miglior attacco è la difesa, non andatelo a dire al Palermo. L’Italia, nel mondo calcistico, è conosciuto per il catenaccio, per l’attenzione smisurata nella fase difensiva. Squadre chiuse, compatte, sporche e non troppo sbilanciate: lo stereotipo della squadra italiana è questo. C’è un fondo di verità, in Serie A la fase difensiva viene molto più curata rispetto ad altri campionato che privilegiano la corsa, l’attacco in massa e lo spettacolo davanti a tutto. Ma non tutte le 20 squadre del massimo campionato nostrano sono propriamente impermeabili. E tra di essere, a malincuore, c’è anche il Palermo.

La squadra rosanero non è nota per essere stata propriamente impeccabile quando c’è da difendere. Le buone individualità, tra centrali ed esterni, ci sono sempre stata ma l’intera fase ha sempre avuto tante pecche. Anche quando tutto andava a meraviglia. Ma se la classifica dice penultimo posto, certi dati saltano all’occhio e non possono che far mettere le mani ai capelli. Sono 63 le reti subite dai rosanero dopo 30 giornate, e se si pensa che ancora ci siano otto giornate alla fine viene naturale credere che il dato possa aumentare. Seconda peggior difesa dopo quella del pensare, 13 reti subite in più rispetto al Crotone e 15 rispetto alla preda, ormai difficilmente raggiungibile, Empoli.  Una difesa colabrodo, frutto di passaggi a vuoto, distrazioni da categorie inferiori, errori individuali grossolani e, in alcuni casi, anche sfortuna.

Dall’avvento di Lopez la situazione in casa rosanero non è migliorata. Ben 22 reti incassate in 9 gare sotto la gestione del’uruguaiano, una media di 2,4 gol subiti a partita. Una media che fa paura e che è leggermente in salita rispetto alle gestioni Corini e De Zerbi ( media di 2 gol a partita o poco più per entrambi). Acqua da tutte le parti, limiti evidenti che ai quali Lopez non è stato in gradi di mettere una toppa. Tanti gli esperimenti tentati, uomini cambiati e vari accoppiamenti. Gonzalez, Goldaniga, Cionek e Andelkovic i quattro più utilizzati. Se Rispoli è l’unica costante nei quartetti scelti, non si può dire ugualmente per la fascia opposta, con Pezzella preferito ad Aleesami fin quando l’infortunio non lo ha fermato. Nella zona centrale la formula giusta non è stata trovata. Al suo esordio a Napoli, Lopez si è affidato a Gonzalez e Goldaniga, per poi passare alla coppia Cionek-Andelkovic nella vittoria contro il Crotone. Mix Goldaniga-Andelkovic nella caduta in casa della Juventus. Lo sloveno ha ritrovato il polacco Cionek nel pareggio in extremis della Samp, stesso duetto che a Torino è poi crollato sotto i colpi di Belotti prima e della Roma pooi. Ad Udine di nuovo spazio a Gonzalez-Goldaniga, i risultati li sappiamo. Contro il Cagliari Lopez ha tentato la carta della retroguardia 3, rispolverando anche Vitiello che ormai da tempo era relegato alla panchina. Anche in questo caso nulla di fatto, tenuta di soli 45 minuti.

Come l’addizione, anche per il Palermo cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. La situazione è chiara: un prototipo di difesa titolare non esiste, anche alla luce della poca affidabilità degli interpreti e dell’apporto nullo dell’unico rinforzo di gennaio, ovvero Sunjic, entrato in campo solo per una manciata di minuti in totale. Quando l’attacco piange e segnare è un’impresa titanica, una difesa ermetica dovrebbe essere l’unica ancora di salvezza per racimolare punti ove possibile. La teoria dice questo, la pratica dice altro. Dice che il Palermo subisce e non reagisce, crolla al primo colpo. E la difesa diventa un incubo per i tifosi e un sogno per gli avversari.


2 thoughts on “Palermo, difesa che fa acqua: tanti esperimenti e solito fallimento

  1. La carenza oltre che degli interpreti manca dell’adeguato supporto dei centrocampisti. Non esiste squadra in serie A con quattro centrocampisti di numero e sopratutto così male assortiti.

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