Da Palermo all’Europa che conta: Darmian e la sua seconda finale di Champions ​​

Da Palermo all’Europa che conta: Darmian e la sua seconda finale di Champions

La parabola di Matteo Darmian è una di quelle storie che smentiscono il mito del talento precoce: non serve brillare subito per arrivare in alto. Nel 2010, dopo l’esperienza nel settore giovanile del Milan — con cui aveva esordito in Serie A — il giovane terzino approda al Palermo, allenato da Delio Rossi, a soli 21 anni. Il debutto con i rosa arriva nella partita persa 1 – 2 contro l’Inter, alla seconda giornata di campionato, entrando in campo al posto di Cassani.

L’esperienza al Palermo

In Sicilia, però, l’impatto di Darmian è minimo: appena 16 presenze, molte delle quali dalla panchina, in una squadra ricca di talento. Quel Palermo, infatti, poteva contare su giocatori del calibro di Pastore, Ilicic ed Hernandez, mentre sulla fascia destra il titolare indiscusso era proprio Cassani. Chiuso da colleghi più esperti, Darmian fatica a trovare spazio e fiducia, e la sua avventura con il club di viale del Fante si chiude dopo appena un anno.

Il percorso di Darmian

La svolta arriva l’anno dopo, al Torino, dove nel 2011 comincia davvero la sua ascesa. Con Giampiero Ventura in panchina, Darmian si afferma come titolare, cresce tatticamente e conquista anche la chiamata in Nazionale. Da lì, il percorso è tutto in salita: diventa un punto fermo dell’Italia di Antonio Conte a Euro 2016, si trasferisce al Manchester United, vince FA Cup ed Europa League, e infine torna in Italia per vestire la maglia dell’Inter.



Ora, la seconda finale di Champions

Sotto la guida di Simone Inzaghi, Darmian vive forse il momento più alto della sua carriera. Il tecnico lo rende un elemento fondamentale, impiegandolo con intelligenza da braccetto, da esterno a tutta fascia, a destra o a sinistra, sempre con grande affidabilità.

Ora, contro il PSG, il classe 1989 giocherà la sua seconda finale di Champions League, dopo quella persa di misura contro il Manchester City, nel 2023. Una conferma della sua costante crescita, ma anche di un talento che, già quindici anni fa, il presidente Zamparini aveva saputo intravedere.

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