Da Superpippo ad allenatore di successo: chi è Filippo Inzaghi, l’uomo delle risalite

Filippo Inzaghi non ha bisogno di molte presentazioni. È stato uno degli attaccanti più iconici della sua generazione, temuto in Europa per il suo fiuto del gol e il suo senso della posizione. Cresciuto nel Piacenza, si è imposto in Serie A con le maglie di Atalanta, Juventus e soprattutto Milan, dove ha vinto tutto: due Champions League, due Scudetti, due Supercoppe europee, una Coppa Italia, un Mondiale per club.
Con la maglia della Nazionale ha segnato 25 reti in 57 presenze, diventando campione del Mondo nel 2006. Non era elegante, non era fisicamente dominante, ma aveva qualcosa che pochi potevano vantare: una fame di gol senza fine, una dedizione maniacale e una lettura del gioco da rapace d’area. Qualità che, con il tempo, ha cercato di trasmettere anche dalla panchina.
Un inizio in salita, poi la svolta
Appesi gli scarpini al chiodo, Inzaghi ha subito intrapreso la carriera da allenatore. Ha iniziato nel settore giovanile del Milan, fino a ottenere la panchina della prima squadra nella stagione 2014/15. Ma l’esordio nel grande calcio non è stato facile: il progetto era fragile, i risultati deludenti. Dopo un solo anno, il club decise di voltare pagina.
La vera svolta arriva lontano dai riflettori di San Siro. Prima a Venezia, dove conquista la promozione dalla C alla B e sfiora l’impresa playoff per salire in A. Poi a Benevento, dove si consacra definitivamente: nella stagione 2019/20 domina la Serie B, chiudendo con 86 punti e portando i campani nella massima serie con largo anticipo. Un capolavoro tattico e mentale.
Un allenatore di campo, ma anche di spogliatoio
Inzaghi è un tecnico che vive intensamente ogni partita. La sua idea di calcio si basa su compattezza, aggressività e transizioni rapide. Non è un integralista: si adatta al materiale umano che ha a disposizione, cercando sempre di tirare fuori il massimo dai suoi uomini. Non a caso, molti ex calciatori ne parlano come di un motivatore eccezionale, uno capace di entrare nella testa dei suoi giocatori, proprio come faceva da attaccante nelle difese avversarie.
La promozione con il Benevento non è un caso isolato: anche a Reggio Calabria, alla guida della Reggina, ha mostrato carattere e intuizione, mantenendo la squadra in zona playoff per gran parte della stagione, prima di un crollo finale più figlio di vicende societarie che di limiti tecnici. Ovunque vada, Inzaghi lascia il segno. Come ha fatto con il Pisa, nell’ultima stagione, conquistando una storica promozione, la seconda dalla B alla A.
Inzaghi, le sfide più dure
Non tutte le tappe della carriera di Inzaghi in panchina sono state luminose. Dopo le dimissioni dal Venezia, nell’estate 2018 arriva la chiamata del Bologna, in Serie A. Ma l’esperienza si rivela complicata sin da subito: appena due vittorie, sette pareggi e dieci sconfitte nella prima metà di campionato, con la squadra al 18º posto. L’eliminazione agli ottavi di Coppa Italia per mano della Juventus e la pesante sconfitta casalinga contro il Frosinone portano al suo esonero a gennaio 2019.
Anche la stagione in Serie A con il Benevento finisce con un epilogo amaro. Dopo un girone d’andata brillante, nel ritorno la squadra crolla: una sola vittoria nelle ultime diciannove giornate (contro la Juventus) e retrocessione in Serie B a una giornata dal termine del campionato 2020/21.
Brescia e Salernitana, due occasioni sfumate
Nel giugno 2021 Inzaghi riparte dal Brescia. L’inizio è promettente, ma a primavera la squadra rallenta bruscamente: solo tre punti in quattro partite, malumori interni e un rapporto sempre più difficile con il presidente Cellino. L’esonero arriva il 23 marzo 2022, con le Rondinelle quinte in classifica e in piena corsa playoff.
L’ultima parentesi poco fortunata è con la Salernitana. Inzaghi subentra nell’ottobre 2023 a Paulo Sousa, ma in sedici gare di campionato raccoglie appena due vittorie. L’eliminazione in Coppa Italia contro la Juventus e l’ultimo posto in classifica determinano la fine dell’avventura: l’11 febbraio 2024 viene esonerato e sostituito da Fabio Liverani.
Oggi a Palermo: la nuova sfida rosanero
Oggi Inzaghi riparte dal Palermo. Dopo l’esperienza a Pisa e la risoluzione consensuale con i nerazzurri, ha scelto il progetto rosanero per rimettersi in gioco in una piazza ambiziosa, affamata di riscatto e di Serie A. La scelta è stata fortemente voluta dal direttore sportivo Carlo Osti, che punta su di lui per dare identità, stabilità e coraggio a un gruppo dal grande potenziale.
Il contratto è biennale, con opzione per un terzo anno. Al suo fianco, come sempre, ci sarà il suo staff di fiducia: un team compatto, fedele, cresciuto con lui stagione dopo stagione. Palermo rappresenta per Inzaghi un banco di prova importante, ma anche la possibilità di dimostrare che può essere protagonista anche in un club di prima fascia, con pressioni e aspettative elevate.
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Puoi essere un gran motivatore si……Ma i piedi di Diakite, insigne, di Mariano, Nikolau, Lund, Pierozzi e Di Francesco sempre quelli sono…..

Pippo fatti fare la squadra buona.
Sent’ammè