Maradona, la mano de Diòs che cambiò il calcio
Un genio di calcio e gol. Era El Pibe de Oro che ha scritto pagine e pagine di uno sport amato da tutto il mondo. Una carriera piena di successi e trionfi per uno dei calciatori più grandi di tutti i tempi. Oggi l’addio triste del mondo a Diego Armando Maradona che ha lasciato questa terra a 60 anni. Ma i suoi trionfi rimangono.
Rimane il ricordo di quel capitano della nazionale argentina che vinse il campionato del mondo 1986. Nei 91 incontri disputati in nazionale, 34 reti realizzate. Sapore di record. Ha vestito maglie su maglie e in ognuna ha lasciato qualcosa di se: Argentinos Juniors, Boca Juniors, Barcellona, Siviglia, Newell’s Old Boys e ovviamente il Napoli. Quella storia d’amore azzurra che lo ha fatto diventare simbolo e idolo in Italia. Con l’Albiceleste, indimenticabile la sua “Mano de Diòs”, quel gesto scorretto entrato nella storia e nell’immaginario collettivo contro l’Inghilterra ai quarti di finale di Messico 1986.
Maradona fu ingaggiato dal Napoli per 13 miliardi e mezzo di lire e la sua presentazione arrivò il 5 luglio 1984, allo stadio San Paolo, quel tempio che tutt’ora lo ricorda come il più grande campione passato dall’Italia. Un contratto firmato senza che il Napoli avesse la liquidità per regolarizzare l’acquisto e il denaro che sarà versato solo in un secondo momento. Ora personaggio e leggenda di fama mondiale. Mai vinto un pallone d’oro, il prestigioso premio era riservato solo ai calciatori europei. Poco male perché nel 1995 ne vinse uno alla carriera. Ha condiviso con Pelè il premio ufficiale FIFA come Miglior giocatore del XX secolo, nel 1993 è stato scelto come migliore calciatore argentino di sempre, un tributo della federazione calcistica argentina.
Nel 2002, invece, è stato inserito nella Fifa World Cup Dream Team: selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali con il maggior numero di voti. Nel 2004 è stato scelto da Pelé nel Fifa 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi. Nel 2012 viene premiato come Miglior Calciatore del Secolo ai Globe Soccer Awards e nel 2014 entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano. Le coppe non si contano: una Coppa di Spagna, un campionato argentino, una Coppa della Liga, una Supercoppa di Spagna, due campionati italiani, una Coppa Italia e una Supercoppa Italia. E ancora, una Coppa Uefa, un campionato Mondiale e una Coppa Artemio Franchi. Ma quello che rimarrà per sempre è il ricordo, la sensazione di quel genio e sregolatezza che ormai non c’è più ma che ha impressionato il mondo con un pallone.