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Da Sorrentino a Dybala e Hernandez: la rosa del Palermo dell’ultima Serie B

precedenti palermo cesena

Dai campioni a qualche brocco, il passo è davvero breve. Ne è la dimostrazione il Palermo di quest’anno se confrontato con la rosa della stagione di Serie B 2013-2014, che vinse il campionato con cinque giornate di anticipo. La squadra attuale non piace, ai tifosi e addetti lavori. Troppe scommesse non vinte, giocatori forse non pronti alla Serie A. La differenza dalle concorrenti si è vista sul campo, unico giudice come sempre. E si guarda al roster (come si usa dire in America) dell’ultimo campionato cadetto, cade una lacrimuccia.

Partendo dalla panchina. La scommessa di Zamparini si chiamò Gennaro Gattuso. Tante aspettativa su di ui, ma dopo tre sconfitte nelle prime otto gare, il patron friulano decise di esonerarlo. Non una novità, del resto. Al suo posto ecco Iachini, che di promozione se ne intendeva e lo ampiamente dimostrato. Il tecnico ascolano ha trasformato il Palermo in una macchina da guerra, guidandolo a promozione meritata e poi due anni successivi (un anno e qualche mese per essere precisi) in Serie A. La porta era affidata alle mani sapienti di Sorrentino, arrivato nel gennaio 2013 nel tentativo disperato di non retrocedere. Il portiere ex Chievo decise di ripartire dai colori rosanero anche in cadetteria, diventando poi simbolo e capitano della squadra.

Iachini poteva anche contare su una difesa solida ed esperta. E se Andelkovic , Milanovic e Munoz erano già tre volti noti, la campagna acquisti portò sotto Monte Pellegrino rocciosi centrali come Terzi e Vitiello. Le fasce potevano contare sulla corsa e l’affidabilità di Morganella, unita alle sorprese di Lazaar e Pisano (entrambi di scuola Varese) e Daprelà. Il centrocampo era invece affidato a Enzo Maresca, pronto a ripartire dalla Sicilia. Il suo vice era Davide Di gennario. Il capitano Barreto, Verre, Bolzoni e Ngoyi svolgevano compiti di diga, mentre Stevanovic era chiamato a imperversare sulle fasce.


L’attacco era da brividi. Iachini ha avuto il merito di recuperare Franco Vazquez, messo fuori rosa e pronto ad una nuova avventura in prestito. Il tecnico lo vide e decise di ternerlo, mai scelta fu più azzeccata. Come punte, il Palermo poteva calare un poker d’assi. Partendo da Dybala, ancora U Picciriddu ma che si è fatto le ossa prima di esplodere definitivamente. Le treccine di Hernardez verranno ricordate, un talento smisurato ma mai pienamente sbocciato. E poi c’era la torre nordirlandese, quel Kyle Lafferty che colpì i tifosi rosanero. Dylan Dog veniva chiamato, poi mandato via per “sciupa femmine”. E poi cominciò a spiccare anche la cresta del Gallo. Andrea Belotti sbarcò l’ultimo giorno della sessione estiva, semi sconosciuto che si impose subito a suon di gol e per quella sua esultanza stravagante. Per ultimo, ma solo per ordine di citazione, Gennaro Troianiello. Uomo spogliatoio, uno spasso. Con lui non ci si annoiava  mai. Che Palermo.

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