Pirlo: “Verratti non è il mio erede, che ricordi del Mondiale 2006…”

Anni di successi ed adesso un’avventura in America. Andrea Pirlo si gode la nuova vita a New York ma non dimentica il suo passato glorioso. Tanti gli allenatori incontrati in carriera: “Conte è quello che mi ha impressionato di più – ammette il centrocampista a Il Corriere dello Sport – , era il più penetrante, il più convincente. Riusciva a farti capire quello che voleva. Era maniacale, anche in Inghilterra si vedono i frutti del suo lavoro“. E su quale sia l’attaccante con il quale si è trovato meglio, Pirlo non ha dubbi: “Inzaghi, per me era il massimo. Era sempre sulla linea della fuorigioco – spiega-, quando potevo lanciavo e sapevo di trovarlo pronto. Ci trovavamo ad occhi chiusi“. Dal Milan alla Juventus, un passaggio che ha fatto discutere: “Avevo bisogno di altro, di mettermi alla prova. La Juventus per me era il massimo, era una società che aveva un progetto, con uno stadio nuovo e che voleva tornare a vincere. Juventus-Barcellona? Perdere una finale è sempre brutto. Lo fu per la Juventus ma anche per me, sarebbe stata la chiusura perfetta con l’obiettivo che mi ero prefissato all’arrivo. Dopo quella sera mi sentivo scarico. I bianconeri quest’anno hanno le carte in regola per arrivare fino in fondo“.

Spazio ai ricordi. Un Mondiale, nel 2006, vinto contro ogni pronostico: “Il gruppo era fantastico, eravamo tutti amici – racconta Pirlo – . Siamo partiti circondati da un sacco di problemi, da Calciopoli agli arresti. Ma ci siamo detti pensare solo al campo. E forse siamo riusciti a tirare fuori qualcosa in più. La vittoria più bella che mi rimarrà dentro per tutta la vita“. E quello più brutto? Pirlo risponde senza esitazioni: “La sconfitta in finale di Champions quando il Liverpool recuperò al Milan tre reti. Ci siamo guardati in faccia e ci chiedevamo se potesse succedere qualcosa di peggiore. Poi per fortuna abbiamo avuto modo di rifarci“.

Italia che lascia più spazio ai giovani. E la Nazionale si coccola Verratti: “Mi piace ma non gioca come me. Non cisono veri e propri ‘registi’. Mi piacciono anche Gagliardini, Berardi, Bernardeschi, Donnarumma, Rugani, Di Francesco, Chiesa e Belotti. Una generazione di qualità. Io futuro allenatore? Al momento non ci penso“.


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