Psicodramma Palermo, una settimana per sfasciare tutto. Le pagelle ironiche di A&F

Una trasferta fondamentale. Lo sappiamo che ci sono altre 10 partite dopo questa. Sappiamo anche che tutto può succedere. Ma neanche siamo scemi! Se oggi non si vince sarà troppo difficile continuare a sperare nella promozione diretta. E così, consci dell’importanza della posta in palio, i vostri cronitifosi a malincuore si dividono: uno resta a casa sul divano e l’altro viene mandato al Rigamonti in rigoroso incognito per evitare legnate per le vie della bella Brescia.

E così, dopo un piatto di casoncelli, tre quattro porzioni di stracotto e una quantità di affettati responsabile di almeno metà del cambiamento climatico, ci mettiamo a guardare la formazione e capiamo che mister Corini ha deciso di fare il turnover tutto insieme: dentro Graves e Marconi al posto di Diakitè e Ceccaroni. A centrocampo mezza rivoluzione con Henderson e Coulibaly e il solo Gomes come l’ultimo giapponese nella giungla a guerra finita. In avanti torna Di Francesco. Salta agli occhi che l’arbitro è di Enna. Siamo speranzosi ma la nostra amica Giulia in tribuna ci fa notare che è troppo vicino alla Sicilia Orientale e quindi potrebbe essere tifoso del Catania! Ci teniamo i sospetti e lo attendiamo al varco.

Neanche il tempo di cominciare e siamo già in svantaggio. Come sempre su una dormita generale da sinistra a destra e magari pure al centro. Neanche un minuto dopo Di Mariano prende palla ed entra in area. Mezzo dribbling e fallo da rigore! Va Brunori e il pallone pesa una tonnellata. Ma lo scaglia in rete senza nessuna paura! Pari e patta e si ricomincia.

Torniamo a respirare e il Palermo ritrova fiducia e un po’ di equilibrio in campo. E arriva anche il raddoppio! Graves si spinge in territori inesplorati quasi fino al limite dell’area avversaria e scarica su Di Francesco che tira. Poi non capiamo che succede ma il pallone arriva lento e dolce nell’angolo a destra di Avella regalandoci una gioia indescrivibile. Il Palermo, però, continua a ballare troppo in difesa e mostra alcune insicurezze in fase di passaggio che non ci fanno stare sereni.

E così sull’ennesima imprecisione arriva il “rigore” su un giocatore lanciato a rete con annessa espulsione di Marconi che francamente ci era sembrato in difficoltà sin da subito. Il Var conferma il fallo ma fuori area: evitiamo il rigore ma restiamo comunque in dieci. Esce Henderson per Ceccaroni. Ci sembra un 4-4-1 che ricorda il 5-5-5 di Mister Canà. E mentre cerchiamo di capire come dobbiamo arrivare alla fine, arriva il solito eurogol su un tiro da fuori su cui comunque la squadra ci sembra un po’ troppo lenta a uscire ed il portiere a reagire.

Si fa durissima. Il Palermo resiste per un po’ ma la sensazione è che non si possa arrivare in fondo. E così arriva il terzo gol sull’ennesimo colpo di testa su cui la difesa non contrasta e il portiere non esce. 3 a 2 e palla al centro. Arriva anche il 4 a 2 con la squadra che non sembra in grado di reagire né di capire cosa stia succedendo. Comincia il secondo tempo con un cambio abbastanza a sorpresa perché Mancuso entra al posto di Brunori. In campo anche Ranocchia per Coulibaly.

Non nutriamo grandi speranze e il tempo passa inutile come uno spillatore di birra a casa di un astemio. Entra anche Traoré quando manca meno di mezz’ora. Ma non cambia davvero nulla. il Palermo resta abulico e spento come nelle ultime prestazioni e l’impresa del pareggio non è neanche lontanamente ipotizzabile. Il Palermo perde ancora e siamo in pieno psicodramma. Dagli spogliatoi di Cremona nel secondo tempo sono uscite le controfigure di quei giocatori che ci avevano fatto illudere di poter lottare per il secondo posto.

Ora ci vuole calma per affrontare l’ennesima crisi di una stagione che richiederebbe più di una seduta sul letto dello psicoterapeuta. Ci sono ancora tante partite e arrivare terzi o quarti è fondamentale. Vedremo se Corini sarà capace di ritrovare lucidità e rimettere in piedi una situazione che ci sembra anche frutto di una sua incapacità di trovare un minimo di equilibrio, non solo tattico. Azzeriamo tutto e ricominciamo. Forza Palermo!

Pigliacelli 4 – Ci siamo stancati di dire che non ha responsabilità dirette su nessuno dei goal. Però è anche vero, come dice il nostro amico Antonio, che continua ad essere infilzato alla sua sinistra, che esce poco e male, e che comunque raramente è decisivo, almeno in senso positivo. Allo spiedo.

Graves 4,5 – L’unica cosa buona della sua partita è il mezzo assist per il goal di Di Francesco che ci aveva illuso. Poi appare sempre in costante affanno, anche se non è il solo. Impallato.

Nedelcearu 3,5 – Dal 30” la difesa rosa nero va in bambola e lui che la dovrebbe guidare è ovviamente uno dei responsabili. Aggiungeteci un autogollonzo realizzato ed un altro fallito di poco ed il quadro è chiaro. Masochista.

Marconi 0 – In 23 minuti inanella una serie di errori che non basterebbe il misero spazio assegnatoci dal mega Direttore per descriverli tutti e quindi evitiamo. L’ennesimo rosso sventolatogli sadicamente in faccia dall’arbitro segna, oltre alla fine della partita del Palermo, anche probabilmente la fine della sua avventura in rosanero e tramanda alla storia le sue gesta eroiche in serie C. Game over.

Lund 3 – L’errore dilettantesco che cagiona l’espulsione di Marconi, ed il rigore poi cancellato dal Var, grava tutto sulle sue spalle. E da quel momento in poi va tutto a peggiorare. Distratto.

Coulibaly 4,5 – Non abbiamo capito né il suo ruolo né cosa ha fatto nel corso dei 45 minuti in cui ha giocato. Probabilmente non lo ha capito neanche lui. Errabondo.

(dal 1′ s.t. Ranocchia) 4,5 – Entra quando la partita è già abbondantemente segnata e nessuno crede veramente che il Palermo la possa recuperare. Lui da parte sua non fa nulla per smentire queste sensazioni. Ininfluente.

Gomes 4 – Lo dicevano tutti che era stanco e non si capisce perché non lo dica pure lui e chieda di essere messo a riposo per un po’ visto che praticamente non si muove. Fermo.

Henderson 6 – Uno dei pochi che raggiunge la sufficienza, anche perché rimane in campo fino al momento in cui il Palermo è ancora in vantaggio. Peraltro stava giocando discretamente e, sinceramente, non capiamo perché sia stato sacrificato lui all’esito dell’espulsione di Marconi. Penalizzato.

(dal 25′ p.t. Ceccaroni) 4,5 – Se voleva fare dimenticare la pessima partita contro la Ternana non ci è riuscito e, infatti, in almeno un paio di goal subiti c’è la sua corresponsabilità. Rintronato.

Di Mariano 5,5 – Fino all’espulsione di Marconi aveva mostrato, come spesso accaduto negli ultimi tempi, di essere in palla. Un rigore procurato con una bella azione personale, tanto pressing e corsa come sempre. Poi naufraga anche lui. Vittimizzazione.

(dal 32′ s.t. Vasic) s.v.

Brunori 6 – Forse l’unica cosa positiva della giornata è che gli incubi dal dischetto che lo avevano caratterizzato nella scorsa stagione sono ormai un lontano ricordo. Peccato che ancora una volta un suo goal non serva a nulla e nella ripresa non torna in campo e non capiamo bene perché. Rigorista.

(dal 1′ s.t. Mancuso) 5 – Non ci aspettavamo certamente che potesse fare miracoli per recuperare una gara maledetta, però paradossalmente almeno un paio di buone occasioni per provare almeno a riaprirla le ha avute ma lui le calcia senza troppa convinzione. Impreciso.

Di Francesco 6 – Trova il gol dell’illusione con un tiro angolato che beffa il portiere e sembra in giornata positiva. Poi però tutto il resto della squadra va letteralmente a fondo e, certamente, non può essere lui da solo a tenerla a galla. Marcatore.

(dal 19′ s.t. Traorè) 5 – Entra quando la gara è già abbondantemente compromessa però non ricordiamo una giocata degna di questo nome per provare in qualche modo a dare una sveglia ai compagni. Evanescente.

Corini 1 – Fa un turn-over che definire cervellotico è un eufemismo e, infatti, il Palermo va subito sotto. Anche la successiva gestione dei cambi prosegue sulla stessa linea di pensiero e, soprattutto, ci sembra che la squadra sia in un tale stato mentale che forse neanche Freud riuscirebbe a fare qualcosa di utile. Junghiano.

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