Aleesami: “A Palermo tre anni difficili, troppa instabilità. C’era gelosia nello spogliatoio” ​​

Aleesami: “A Palermo tre anni difficili, troppa instabilità. C’era gelosia nello spogliatoio”

Parla Haitam Aleesami. L’esterno norvegese, attualmente in forza al Bodø/Glimt e fresco di qualificazione alla fase finale di Champions League, ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport Insider, durante la quale ha parlato a lungo – tra le altre cose – anche della sua esperienza a Palermo, vissuta tra il 2016 e il 2019.

Sono stati tre anni difficili – ha dichiarato -. Per la piazza, per la squadra. La prima stagione in Serie A è stata mentalmente durissima. Abbiamo cambiato cinque allenatori diversi, e ognuno di loro ha rivoluzionato tutto lo staff. Palermo secondo me meritava di più. Però sono cose che fanno parte del calcio e che fanno parte anche della vita”.

Il ricordo è comunque molto bello. Essere in Serie A, per me che da bambino sono cresciuto tifando Juventus, era un sogno. Mi sono trovato a casa. Palermo è una città meravigliosa: ho imparato tanto, ho imparato la lingua. Quando ripenso a quel periodo, nonostante le difficoltà, credo di essere cresciuto tanto, anche come uomo”.



Aleesami non nasconde qualche rammarico per quanto vissuto in rosanero, analizzando le criticità di quel periodo. “Ho qualche rimpianto. Secondo me tutti potevamo fare meglio: il gruppo giocatori, lo staff e anche la società. Tutti, dal primo all’ultimo. Va detto anche che noi calciatori non abbiamo mai trovato stabilità“.

Quando si cambia allenatore non è mai facile. Dopo due settimane è andato via Ballardini ed è arrivato De Zerbi, l’unico che ha provato a fare il suo calcio senza pensare al risultato. Quando è andato via lui, tutti gli altri avevano solo un obiettivo. Si giocava per salvarci, per non fare degli errori, si parlava sempre e solo di vincere”, ha continuato.

A Palermo gli allenatori erano sempre sotto pressione. E quando un allenatore è sotto pressione mette pressione anche ai giocatori. Qui è completamente diverso. In Norvegia diamo molta più importanza al gruppo. Questa è la cosa più importante che non c’era a Palermo. E anche la cosa che mi ha dato più fastidio: a Palermo non siamo mai riusciti a fare gruppo”.

Nonostante le difficoltà, Aleesami conserva un ricordo affettuoso della città. “Vivere a Palermo è meraviglioso: si mangia bene, ci sono tante spiagge per le famiglie. È una bellissima città. È un altro mondo rispetto a qui. Per un calciatore, però, la vita è quasi la stessa. Perché ti svegli, vai al campo, ti alleni, sei stanco, fai un po’ di fisioterapia: la routine è bene o male sempre quella”.

Un altro tema toccato riguarda lo spogliatoio e la difficoltà nel costruire un gruppo solido e unito. “A Palermo, per esempio, avevamo 13/14 giocatori che giocavano tanto, però nel lungo periodo si vedeva che cominciava a crearsi una sensazione di ‘gelosia’: il gruppo che non giocava non era contento e con il passare dei mesi hanno ‘mollato’. Però fa parte nel calcio. Mi era successo anche in Francia. La lealtà, qui, è una cosa fondamentale, ne parliamo sempre”.

Infine, ha concluso: “Sono tornato anche a Palermo. È una città meravigliosa. E una grande piazza, anche se tosta. Si respira l’amore per la squadra. Spero torni presto in Serie A. Anche il calcio ovviamente mi manca. Per me la Serie A rimane il campionato più bello del mondo”.

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