Basta idiozie: tutti a casa, l’emergenza non è ancora finita. Ma i controlli?

“L’occhiometro” difficilmente sbaglia. E comunque ho fatto le dovute verifiche ulteriori. A Palermo abbiamo clamorosamente allentato le misure precauzionali contro il coronavirus. C’è molta più gente per strada, soprattutto nelle periferie, e non solo a passeggio ma soprattutto in macchina.

Rispetto agli altri giorni è sembrato di vedere per strada meno pattuglie di polizia e vigili urbani, praticamente nessuna traccia dei soldati dell’Esercito italiano. O sono davvero poche, in giro, o peggio ancora non si notano nemmeno perché il traffico stradale ha ripreso troppo vigore.

Non ha fatto bene l’equivoco – ancora non risolto – su passeggiata sì passeggiata no. Ma poco importa, visto che l’afflusso di gente per strada risale già a lunedì mattina. E siccome non sono state riaperte attività lavorative o ludiche questo afflusso non ha alcuna giustificazione.

Guardiamoci allo specchio prima di commettere altre idiozie. Il problema non deve (dovrebbe) essere la norma che impone il divieto o i controlli sul rispetto dei divieti: dovrebbe scattare una rigida autodisciplina, suggerita dalla scienza, secondo cui il picco in Sicilia non è ancora arrivato e che quindi i rischi non sono ancora diminuiti.

Ci siamo fatti i complimenti, nei giorni scorsi, per il fatto che i “numeri” dei drammatici bollettini quotidiani sono stati tutto sommato contenuti, proprio grazie al vantaggio di una quindicina di giorni rispetto al Nord Italia di cui ha potuto beneficiare la Sicilia. Sarebbe un delitto vanificare tutto per inutili impazienze.

Torniamo (o restiamo) a casa, subito. Lo dobbiamo a tutta quella gente – persone, non “numeri” -, in prima fila medici e operatori sanitari ma anche commessi di negozi alimentari e tutti gli altri “costretti” a lavorare: ci sono stati anche morti e non è possibile dimenticarsene. Sento parlare di guerra ma se chiedete ai nonni ancora vivi, che la vera guerra l’hanno fatta, vi diranno che la vera guerra era un’altra cosa. Diamo una prova di maturità, senza prendere in giro se stessi.

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