Berlusconi e il calcio, fu rivoluzione: dall’epopea Milan all’avventura Monza

Scompaginare gli schemi, anche nel calcio. La vita controversa di Silvio Berlusconi è segnata anche dalle sue esperienze nel mondo del pallone e soprattutto nel Milan: il suo ingresso nel club rossonero fu infatti non solo l’ennesimo passo della sua scalata imprenditoriale (iniziata nel mondo edile-immobiliare ed editoriale) ma anche un fenomeno di massa che finì per potenziare sul piano mediatico la sua presenza sulla scena politica.

Berlusconi prese il Milan nel 1986, in un momento di declino: ripianò i debiti e scongiurò il fallimento. Ma ben presto fu chiaro che non si sarebbe limitato a un mero salvataggio: avrebbe fatto le cose in grande, in campo e fuori. In campo, vinse la scommessa di affidare una squadra stellare (piena di campioni italiani e stranieri) prima ad un “profeta” del calcio come Arrigo Sacchi, per poi “creare” in casa il manager Fabio Capello (formatosi per alcuni anni nella polisportiva Mediolanum prima di assumere la guida della prima squadra). Fuori dal campo vinse la scommessa di dare le chiavi del club ad un manager di fiducia, Adriano Galliani, a cui venne affidata la totale riorganizzazione societaria e che divenne suo storico braccio destro.

A suon di intuizioni e milioni, il Milan di Berlusconi tornò a vincere lo Scudetto nel 1988 e aprì un primo grande ciclo vincendo 3 Coppe dei Campioni in 7 stagioni e altri 5 Scudetti nel decennio degli anni ’90. Anni in cui il Milan (forte dei successi internazionali suoi e del calcio italiano in generale) si trasformò in una vera e propria azienda e fenomeno globale, di comunicazione e marketing, diventando di fatto un modello. Modello che per tanni anni – paradossalmente – sarebbe stato seguito più all’estero che in Italia.

Il secondo ciclo fu quello degli anni 2000 e dell’inizio degli anni 2010: furono gli anni delle due Coppe dei Campioni (con in mezzo la finale persa a Istanbul contro il Liverpool), degli Scudetti 2004 e 2011, degli ultimi grandi campioni. Esaurito quel ciclo però cominciò il declino del Milan di Berlusconi, che cedette nel febbraio 2017 al cinese Yonghong Li (il quale poi dovette cedere ad Elliott, che subentrò appena un anno dopo).

Gli ultimi anni di Berlusconi furono invece al Monza, finanziando e supportando il progetto di Adriano Galliani (monzese doc) di rilanciare completamente il club brianzolo e portarlo per la prima volta la Serie A. In termini assoluti gli investimenti di Fininvest furono di gran lunga minori rispetto al Milan, ma furono comunque ingentissimi se contestualizzati nella realtà delle serie minori. Investimenti che portarono al raggiungimento dell’obiettivo, con Berlusconi che si spese anche mediaticamente in prima persona per lanciare la nuova creatura. L’ultima nel mondo del calcio per un uomo ormai segnato dagli acciacchi e dalla malattia, dopo decenni in cui ha stravolto le coordinate dell’Italia.

 


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