City Group, tre anni di Palermo: è l'ora della svolta definitiva ​​

City Group, tre anni di Palermo: è l’ora della svolta definitiva

Quelli del “tutto e subito” tireranno le somme e il risultato sarà negativo. Dalla proprietà del City, munifica come poche in Europa, si sarebbero aspettati un primo campionato di approccio alla serie A e subito dopo la stagione del ritorno in massima serie. E sono rimasti profondamente delusi.

Quelli più romantici del “la maglia prima di tutto” non saranno particolarmente contenti ma guardano la situazione da un’altra prospettiva: la società è finanziariamente solida, disposta a spendere ancora, vuole la serie A per restarci stabilmente e quello che viene potrebbe essere l’anno buono. Punti di vista.

Era il quattro luglio 2022. Il City Football Group prendeva ufficialmente il controllo del Palermo, promettendo un futuro ambizioso, sostenibile, ma sopratutto vincente. Sono passati tre anni che non hanno lasciato grandi tracce ma che lasciano intravedere un futuro rosa, total pink come è di moda dire adesso.



L’arrivo di Pippo Inzaghi, la conferma di Osti e un mercato partito con anticipo e con nomi interessanti, indicano un possibile cambio di passo. Dopo anni di confusione, il Palermo prova a ripartire. Con un progetto più chiaro, con più ordine. L’impressione è che gli errori commessi sono stati individuati e c’è la volontà di porre rimedio.

Dal sogno alla realtà: i conti non tornano

I numeri delle prime tre stagioni targate City Football Group, non sono stati all’altezza delle attese: il Palermo ha chiuso la stagione 2022-23 al nono posto con 49 punti. Un’annata avara di emozioni, ma con l’attenuante che già nei programmi iniziali doveva essere la stagione del “consolidamento della categoria”. In un campionato particolarmente equilibrato i rosaanero raramente hanno temuto per la salvezza ma hanno chiuso con un distacco siderale dalla vetta: ben 30 punti dal Frosinone campione e 24 dal Genoa secondo.

Nel secondo anno il Palermo ha chiuso al sesto posto con 56 punti, qualificandosi ai playoff. Dopo la vittoria sulla Sampdoria al primo turno, è arrivata l’eliminazione contro il Venezia, poi salito in Serie A. Ma anche in quella stagione il distacco dalle prime è stato pesante: 20 punti dal Parma primo, 17 dal Como secondo. Troppi per chi, al secondo anno di gestione, avrebbe dovuto iniziare a lottare per qualcosa di più importante.

Il terzo anno doveva essere quello della svolta, e l’arrivo di Dionisi – tecnico con esperienza in Serie A – aveva alimentato la speranza. Ma la realtà ha raccontato altro: troppe sconfitte, contestazioni a più riprese, ottavo posto, 52 punti, playoff raggiunti all’ultimo respiro e subito fuori per mano della Juve Stabia. Il distacco dalla capolista Sassuolo è stato di 30 punti, 24 dal Pisa secondo. Tre stagioni, tre piazzamenti diversi, ma lo stesso risultato: niente Serie A.

Una nuova strada per il Palermo

Il quarto anno di gestione City Group si apre con alcuni segnali concreti di cambiamento. Il primo riguarda la conferma di Carlo Osti, una figura esperta arrivata a gennaio per mettere ordine dopo mesi complicati. Il rinnovo del suo contratto è stato il primo passo di una nuova visione più strutturata. La scelta di separarsi definitivamente da Dionisi, contestato già a febbraio e più volte in bilico, ha segnato la volontà di voltare davvero pagina. E l’arrivo di Filippo Inzaghi ha riacceso l’entusiasmo della piazza, confermato dal bagno di folla che lo ha accolto al “Barbera”.

Inzaghi viene per vincere. E il mercato, per una volta, sembra essere all’altezza delle aspettative. Tommaso Augello è già un colpo di spessore, esperto e pronto per presidiare la fascia. Palumbo a centrocampo porterà qualità e quantità, mentre Elia dallo Spezia aggiunge gamba e resistenza. A questi si aggiungono conferme importanti come Brunori e Pohjanpalo, al centro del progetto tecnico. La società ora deve completare il lavoro: servono rinforzi in porta e in difesa, e serve anche alleggerire una rosa dove tanti, negli ultimi anni, hanno deluso. Ma se c’è un momento giusto per cambiare rotta, è questo.

Tifosi delusi, ora servono i fatti

Il Palermo sta ricostruendo anche il rapporto con la tifoseria che appena poche settimane fa era teso come raramente successo in passato. Contestazioni, striscioni, cori di protesta: nell’ultima stagione l’ambiente è esploso. Non è solo una questione di risultati ma anche la sensazione che i vertici societari non abbiano compreso la grande voglia della piazza e che non abbia avuto la capacità – nonostante i tanti milioni spesi – di sviluppare un progetto chiaro e ambizioso. L’avvio della campagna abbonamenti sarà il primo “esame” di una stagione che si preannuncia lunga, faticosa e si spera anche vincente.

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13 thoughts on “City Group, tre anni di Palermo: è l’ora della svolta definitiva

  1. Lungaggini societarie ancora ad oggi 0 acquisti e tra 7 giorni inizia il ritiro….serve una società vera che abbia un unico proprietario in questo modo le cose non andranno mai bene troppa lentezza nel concretizzare le trattative rischiamo come ogni anno di iniziare il ritiro incompleti e con giocatori con la valigia in mano che destabilizzeranno nuovamente lo spogliatoio (ciò che ha detto Henry deve fare riflettere)…

  2. Con circa due mesi di mercato davanti a noi, ogni attuale giudizio appare campato in aria. Mi auguro solo, se è vero che negli ultimi 3 anni il Palermo ha concluso il campionato a 30-20-30 punti dalla vetta, che la dirigenza comprenda che sono necessari rinforzi “di sostanza” per affrontare il campionato con la speranza di vincerlo. La storia antica e recente, nostra e altrui, dimostra che per vincere il campionato di B bisogna avere una squadra con diversi giocatori “da Serie A”. Spero di sbagliarmi, ma i nomi usciti finora non rispondono a queste caratteristiche. Palumbo ed Elia sono ottimi giocatori per la Serie B, ma dubito che ci facciano fare il necessario salto di qualità. Eviterei di svenarmi per Audero, ma investirei in modo significativo per un organizzatore di gioco a centrocampo e per uno/due difensori “da serie A”. Non è certo con Barba o Cistana (che ultimamente è stato pluri-infortunato e che ha finito il campionato in panchina al Brescia) che sistemiamo la difesa. Ci vogliono difensori forti ed esperti che hanno giocato in A da protagonisti, capaci di guidare una difesa che, anche ultimamente, è apparsa soggetta ad inspiegabili cali di concentrazione; gente che preferisca scendere di categoria con la prospettiva di un campionato vincente, piuttosto che restare in A per lottare per la salvezza. Giocatori come Mina del Cagliari, Baschirotto del Lecce, come anche Izzo o gli svincolati Palomino e Caldirola. E poi l’atavico problema “under”: mentre altre squadre di B vanno avanti con i prestiti dei migliori giovani delle squadre di Serie A, la politica del CFG è quella di non valorizzare giocatori “altrui”. Allora, che mandino a Palermo qualche grande promessa della “famiglia”. E invece, un giocatore che a noi avrebbe fatto molto comodo, ossia Maxi Perrone, l’anno scorso è finito in prestito al Como. Con le liste over bloccate, tra squalifiche, infortuni e cali di forma, 18 giocatori per 38 battaglie sono pochissimi. Speriamo bene.

  3. Pienamente d’accordo con Vitogol.
    Nulla da aggiungere!
    Spero solo che Osti ragioni in questa stessa maniera e insieme a Inzaghi abbiano in mente giocatori importanti per farci andare in A.

    1. Se si parte per vincere il campionato, il nostro punto di riferimento deve essere il Sassuolo, il Parma dell’anno precedente oppure il Palermo delle due promozioni in A dell’era Zamparini. E comunque, solo per fare qualche nome di giocatore di classe nettamente superiore alla media dei giocatori di Serie B: Vazquez, Vandeputte e Ravanelli nella Cremonese, Canestrelli, Tramoni, Semper e Tourè nel Pisa. Saluti rosanero.

  4. Sino ad oggi non mi sembra che questa Società abbia cambiato passo. Gli acquisti si faranno forse l ultima settimana di mercato. La scusa sempre uguale , la rosa deve essere visionata da nuovo tecnico. Basta vedere che il centrocampo è sempre uguale da tre campionati. E produce zero.

  5. Concordo con Vitogol, inutile girarci intorno e ormai dovrebbe essere chiaro il fatto che per vincere il campionato occorrono giocatori di serie A.

  6. Il comune si è mosso per la concessione,  e quindi il CFG si muove per andare in A.
    Questo è lo stallo del Palermo calcio  di tre anni in B.
    Non lo avete capito ancora, vero?

  7. Di fronte alla necessità di una rivoluzione completa, dopo l’incredibile fallimento della scorsa stagione – in relazione alla quale nessuno della società ha ritenuto di chiedere mai scusa ai tifosi ed anzi quel +++++ +++++++++++++++ di Galassi aveva parlato di “obiettivo raggiunto” – finora tante inutili chiacchiere ma nessun acquisto (ed anche nessuna cessione, nonostante buona parte dell’organico avesse decisamente fatto a Palermo il proprio tempo: metterli fuori rosa non significa che non li debbano pagare se non li cedono).
    Nel frattempo, citigrup ha tentato il bis dell’operazione populistica già tentata con Pohjanpalo: dare in pasto alla folla adorante Inzaghi.
    Peccato che tutto ciò strida con la politica di marketing – sempre molto insapore – del gruppo e peccato che, come per il finnico, anche quella con il tecnico piacentino sembri solo un meraviglioso specchietto per le allodole (poi devo ancora trovare un allenatore che nella storia del calcio italiano abbia vinto in due anni due volte consecutive la B…).
    Inzaghi, sì, proprio colui che peraltro si è subito affrettato a farci sapere che la squadra non fosse da rifare…
    Ma chi sa di calcio sa perfettamente che a questa squadra manchino 7 titolari (potendo considerare confermabili soltanto Gomes – o Segre – più le due punte titolari e Mignani), mentre servono un portiere, un centrale difensivo, un laterale destro ed uno sinistro, un’ala, un regista, un rifinitore, oltre che un altro centrale difensivo ed almeno un terzo attaccante (e in totale sono 9 acquisti).
    Viceversa – oltre al turco, ad Henry (già rientrati alla base) ed al pensionato Sirigu – gli altri attuali componenti della rosa sono tutti lì, sul groppone.
    E’ passata già una settimana dall’inizio del mercato e manca poco più di un mese dall’inizio ufficiale della nuova stagione e finora la squadra nuova… è la stessa di quella vecchia!
    Però abbiamo avuto – per fortuna… – una maglia-pigiama che non piace a (quasi) nessuno perché si è dimenticata i colori sociali (checchè ne pensi l’improvvido presidente – si fa per dire – del Palermo F.C.); una campagna pubblicitaria che punta sul rosa che pare mossa più che altro da intenti di buon merchandising; una parola palermitana (utilizzata per tentare di rilanciare una campagna abbonamenti che quest’anno – a sentire i primi commenti dei tifosi – potrebbe rivelarsi un mezzo flop) lanciata da chi tuttavia, finora, ha sempre rifiutato – snobisticamente – ogni contatto con la “palermitanità”.
    La verità è che a Citigrup interessa solo una cosa, davvero: far soldi con lo stadio.
    Ma una stampa compiacente e buona parte della tifoseria ancora illusa sembra non averlo capito.

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