Il “comodino” di Ranocchia e il Palumbo… sbagliato: rimpianto Palermo. Le pagelle ironiche di A&F
Per noi, imbolsiti e nostalgici cinquantenni, Avellino resterà sempre indissolubilmente legata agli anni ‘80. La bolgia del Partenio, Luigi Necco a 90° minuto, la bandierina di Juary, le punizioni di Dirceu e financo la medaglietta regalata a Cutolo dal presidente Sibilia. Altri tempi, altra Italia. Oggi il Palermo si presenta in un Partenio meno pieno e sopratutto con il campo sintetico, dove immaginiamo sarà più difficile piantare le croci con i nomi dei giocatori tanto care ai tifosi irpini nei momenti di maggiore contestazione. O tempora, o mores.
L’assenza di Pierozzi costringe Pippo a rimescolare un po’ le carte. Qualcuno si aspettava Gyasi e invece l’allenatore rosanero decide di schierare Diakité, forse per fare vedere agli irpini che non vale la pena prenderlo a gennaio. A farne le spese però è pure il polacco già vincitore di scudetto che finisce in panchina per Peda, anche lui polacco ma con il nome che aiuta. A questo punto dobbiamo pensare che lui e Pierozzi vanno sempre insieme come i più famosi Sella e Cavallo della Longobarda.
Avvio sostanzialmente in equilibrio, con le squadre che corrono e pressano senza lasciare troppi spazi. La sensazione generale è che quando il Palermo accelera sia sempre lì lì per far gol ma l’Avellino ci pare pericolosissimo in contropiede, tipo serpente nell’erba alta, e quindi stiamo in campana. E non a caso, la prima parata seria la fa Joronen su una conclusione velenosa da fuori area.
Poi, dopo una grande occasione per il Palermo, la difesa rosanero si fa una dormita e lascia solo Biasci che segna ogni volta che vede i rosanero e quindi non si fa scappare l’occasione. Va comprato a gennaio per sicurezza. Non ci aspettavamo una passeggiata ma la minchiata difensiva ha rotto l’equilibrio e pure qualcos’altro, e ci ha complicato la vita.
Si riprende e dobbiamo ringraziare che Tutino resti un giocatore di una scarsezza imbarazzante: su errore clamoroso di Ceccaroni si invola da solo verso Joronen che tocca la palla quanto basta per impedirgli di segnare un gol fatto. La partita è lenta e spezzettata come un tragitto ferroviario dalla Sicilia orientale a quella occidentale e alla fine a tirare in porta è sempre l’Avellino.
Entrano Gomes e Gyasi per Segre e Bani che aveva appena rischiato il secondo giallo e stava per lasciarci in 10. E, all’improvviso e senza un motivo apparente la pareggiamo! Azione insistita di Gyasi e palla ad Augello che pesca in area Ceccaroni. Mezzo miracolo del portiere irpino e “comodino” al volo di Ranocchia che si infila sotto la traversa.
Il Palermo ne approfitta e alza il ritmo. Tiene palla e, su un tiro da fuori di Pohjanpalo, arriva il calcio di rigore. Arriva anche il check del Var perché il tiro di Pohjanpalo è un missile che ha confuso pure le telecamere, ma c’è la conferma. Pohjanpalo va sul dischetto ed è una sentenza: il Palermo la ribalta E, come sempre, fa tutto lui: l’attaccante finlandese che distrugge le difese!
I rosa buttano dentro forze fresche e Blin e Giovane prendono il posto di Ranocchia e Palumbo. Pippo si “pitrunia” ma stavolta sbaglia a non applicare la regola dell’ammonito. Quando ci prepariamo a un finale incandescente ci pensa Diakité a renderlo un inferno, pensando di farsi espellere per doppia ammonizione saltando a membro di quadrupede con le braccia larghe sulla testa di un avversario a centrocampo.
Entra Veroli ed esce Le Douaron e sappiamo che ci sarà da morire fino alla fine con un recupero monstre. Ma neanche il tempo di sistemarci per il forcing finale che arriva il pareggio degli irpini con un gol capolavoro in rovesciata del Palumbo campano. Si soffre maledettamente fino alla fine ed è Joronen a salvare il risultato con almeno due mezzi miracoli.
Pensavamo davvero di avercela fatta a portare a casa la vittoria su un campo difficile, sfatando anche il tabù del sintetico. Invece una leggerezza di Diakité ci costringe a frenare, mentre sopra di noi le altre corrono. Speravamo di festeggiare il Natale con i tre punti e invece ci toccherà solo bere per dimenticare. Ma intanto, con affetto, vi giungano i nostri auguri da cronitifosi leggermente – per usare un eufemismo – incazzati! Forza Palermo.
Joronen 9 – Para tutto quello che è umanamente parabile. Per i miracoli si sta attrezzando. Salvavita.
Peda 5 – Soffre maledettamente quando gli attaccanti irpini lo puntano ed è spesso costretto a ricorrere al fallo. Incerto.
Bani 5,5 – Sarà il campo sintetico, sarà la stanchezza, sarà l’ammonizione beccata subito ad inizio partita, fatto sta che non è il Professore che abbiamo ammirato in altre occasioni. E la prossima è pure squalificato. Vacanze lunghe.
(dal 21′ s.t. Gyasi) 6 – La sufficienza è soprattutto per il suo rientro in campo dopo una lunghissima assenza e, migliorando la condizione, siamo certi che il suo apporto sarà fondamentale. Bentornato.
Ceccaroni 5 – Paradossalmente le cose positive della sua prestazione sono in fase offensiva, perché in difesa risulta spesso svagato e privo della necessaria determinazione. Pre-festivo.
Diakité 0 – Già aveva giocato malissimo correndo, come sempre, senza una meta e senza alcun costrutto. Poi commette pure una minchiata inaccettabile, facendosi buttare fuori quando c’è solo da difendere il vantaggio e determinando così, di fatto, il pareggio finale. Game over.
Segre 5 – Lo abbiamo visto correre tanto ma mai nelle zone nevralgiche del campo e infatti non ci ricordiamo una sua azione degna di nota. Anonimo.
(dal 21′ s.t. Gomes) 5 – Ce lo ricordavamo cazzuto, pronto a recuperare mille palloni, a tenerli e rilanciare l’azione smarcandosi con quel suo movimento col baricentro basso. Ecco, tutto questo non c’è più. Battistiani (noi).
Ranocchia 7 – Il voto è dato al goal, di rara bellezza per coordinazione, potenza e precisione e, soprattutto, perché rimette in carreggiata un Palermo fin lì in estrema difficoltà e che, speriamo, lo sblocchi in fase realizzativa. Per tutto il resto, invece, poco o nulla di buono con un’evidente responsabilità in occasione del gol del vantaggio dell’Avellino. Incoraggiamento.
(dal 39′ s.t. Giovane )s.v.
Augello 4 – Troppo molle e poco concentrato e, infatti, c’è la sua partecipazione in negativo in entrambi i goal dei padroni di casa. Distratto.
Palumbo 4,5 – L’Avellino pressa tanto e lui non ci capisce praticamente nulla ed alla fine il Palumbo buono gioca nell’altra squadra. Spento.
(dal 39′ s.t. Blin) s.v.
Le Douaron 4,5 – Dovrebbe dare profondità con giocate in velocità ed invece lo bloccano sempre senza neanche faticare troppo. Inconsistente.
(dal 43′ s.t. Veroli) s.v.
Pohjanpalo 6,5 – Non aveva combinato un granché, anche perché non gli erano arrivati palloni giocabili ma alla fine il goal che aveva ribaltato la partita era tutto suo con un siluro da fuori area, deviato di braccia e un rigore calciato in maniera impeccabile. Come sempre, il Palermo dipende tutto dal suo bomber. Implacabile.
Inzaghi 6 – Il Palermo non aveva giocato bene, ma era riuscito comunque a ribaltare una partita difficile su un campo tostissimo. E tu, benedetto figliolo, che hai il mantra della sostituzione dell’ammonito che fai? Lasci in campo Diakité che era stato già il peggiore in campo e ti giochi in 10 il forcing finale? Inspiegabile.
