Messico – Polonia 0 – 0 LE PAGELLE / Ochoa stoppa Lewa, Lozano non sfonda

Il Messico fa la partita ma rischia di perderla. Capita, quando la superiorità di gioco e la maggiore voglia di vittoria non sono adeguatamente supportate da un attacco troppo sterile al cospetto di una Polonia barricata negli ultimi trenta metri. E se è vero che il Messico avrebbe meritato qualcosa in più dello zero a zero finale è anche vero che la Polonia ancora mastica amaro per la grande occasione avuta dal dischetto, con Lewandowski bravo a procurarsi il rigore ma poi incapace di trasformarlo.

Il pareggio, dopo la sorprendente sconfitta dell’Argentina con l’Arabia Saudita, forse non serve a nessuna delle due squadre anche se la Polonia ha giocato solo per non perdere: ma per superare il turno ci vorrà adesso ben altro sprint.

MESSICO (4-3-3): Ochoa 7; Sanchez 6,5, Montes 6, Moreno 6, Gallardo 6; Chavez 6, Alvarez 5,5, Herrera 6,5 (dal 26′ s.t. Jimenez s.v.); Lozano 5,5, Martin 5 (dal 26′ s.t. Rodriguez s.v.), Vega 6,5 (dal 39′ s.t. Antuna s.v.).

POLONIA (4-5-1): Szczęsny 5,5; Cash 5, Kiwior 6,5, Glik 6, Bereszyński 6,5; Kamiński 6, Szymański 5,5 (dal 27′ s.t. Frankowski s.v.), Krychowiak 5,5, Zieliński 5 (dal 42′ s.t. Milik s.v.), Zalewski 5 (dal 1′ s.t. Bielik 5,5); Lewandowski 5.

I MIGLIORI

Ochoa: Puoi stare una partita intera a guardare i compagni giocare e a non fare niente ma basta un episodio per diventare l’eroe. E l’occasione gliela dà il rigore di Lewandowski che lui neutralizza intuendo la direzione e allungandosi alla sua sinistra.

Herrera: La Polonia erge un muro difensivo che parte da centrocampo e diventa bunker in area: con così pochi spazi è difficile trovare la giocata vincente ma lui è uno dei pochi che prova a essere imprevedibile sfruttando le sue qualità tecniche.

Vega: Ci mette l’anima e la corsa. Cerca di svariare per non dare riferimenti e sfruttare la rapidità per impensierire la difesa polacca composta da giocatori solidi ma piuttosto statici.

Bereszyński: Gioca largo a sinistra ed è uno dei più attivi, sia in fase difensiva che propositiva. Cerca sempre di dare un senso alle giocate ma predica nel deserto.

I PEGGIORI

Lewandowski: Se sei uno degli attaccanti più prolifici del pianeta non puoi sprecare dal dischetto l’occasione della vita per lanciare la Polonia verso gli ottavi. È doverosa una precisazione: la Polonia è poca cosa in fase di impostazione e una palla pulita non gli arriva mai. Si “inventa” dopo 53 minuti il rigore sfruttando una palla sporca ma poi se lo divora. Nel primo tempo è stato spettatore della gara dando segnali di rassegnazione, dopo il rigore sbagliato è stordito dall’errore.

Martin: Invisibile a lungo, gli capita la palla decisiva sulla testa ma tutto solo non riesce ad angolare e consente al portiere una comoda respinta. Pochezza offensiva che divide con Lozano che però, almeno fuori dall’area di rigore, cerca di rendersi utile alla squadra e fa qualche sporadica giocata.

Zalewski: Della partita ha capito poco e niente, doveva essere protagonista ed è diventato comprimario. Tanto da essere sostituito all’intervallo.


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