Miccoli, “stretti legami con soggetti del mondo mafioso”: le motivazioni della condanna

Fabrizio Miccoli, condannato in appello a 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso, aveva stretti legami “con soggetti gravitanti nel mondo criminale mafioso del capoluogo siciliano”. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza formulata a gennaio dei giudici della corte d’appello di Palermo.

I giudici affermano che Miccoli ne avrebbe “mutuato linguaggio e atteggiamenti” e sottolineano che la condanna non è dettata da “una sorta di condanna etico-morale” in relazione agli insulti al giudice Giovanni Falcone (pronunciati non sapendo di essere intercettato).

La corte d’appello invece stigmatizza “l’assoluta dimestichezza con cui Miccoli si muoveva in un paradossale e incivile tessuto comunicativo, espressione di un modo di essere e di intendere i rapporti con le istituzioni dello Stato”.

L’accusa nei confronti di Miccoli era di aver chiesto aiuto a un amico, Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa, tra il 2010 ed il 2011 per ottenere il recupero di un credito di circa 20 mila euro investito nella discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine a favore di un ex fisoterapista della squadra, Giorgio Gasparini.

Lauricella e Miccoli sono stati sottoposti ad intercettazione e l’attaccante avrebbe consegnato a Gasparini una busta con tre assegni: la somma, ha sostenuto l’accusa, sarebbe stata ottenuta grazie alle pressioni dello stesso Lauricella (il quale è stato condannato invece a 7 anni per la vicenda). La difesa di Fabrizio Miccoli ha subito annunciato ricorso in Cassazione.

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