Diamanti, dov’eri finito? Una pennellata contro tutte le critiche

Quel sinistro non è da gente comune. La tecnica di Alessandro Diamanti è sopraffina, sopra la media. Un lusso per una squadra come il Palermo. E dopo l’addio di Vazquez, i tifosi erano pronti ad affidarsi ad un altro mancino con le potenzialità giuste per saper incantare la platea. E invece, il rendimento nella realtà non ha decisamente rispettato le aspettative. La stagione nera e sciagurata della squadra ha influito anche sulle prestazioni del numero 23 rosanero, tornato in Italia dopo l’esperienza in Cina con la voglia di rimettersi in gioco ancora una volta. Gli ultimi anni ad alti livelli per togliersi ulteriori soddisfazioni.

Zamparini lo ha voluto a tutti i costi, per alzare il tasso tecnico della squadra. Sotto la guida di De Zerbi, Diamanti ha trovato spazio e continuità. L’ex Fiorentina e Bologna si è trovato realmente al centro del progetto, leader in campo e fuori. Sempre titolare, sempre il faro di una squadra che comunque, in campo, dava pochi segnali di fila. Poi la condizione fisica è calata. Qualcosa si è incrinato, difficile capire cosa sia realmente successo. Dalla titolarità alla panchina, il passo è stato realmente breve. “Va centellinato”, ripetevano l’ormai ex presidente rosanero e gli allenatori che hanno preso il posto dell’ex Foggia.

E realmente è stato fatto. Diamanti in panchina per fare spazio alla gioventù e al presunto talento di Balogh e Sallai. Che la scelta non fosse stata quella giusta era chiaro a tutti, ma si è andato avanti lo stesso sulla via che porta ai ragazzi dell’Est. Per Diamanti solo scorci di partita, a volte nemmeno positivi. 15 minuti, 10 o anche 5, le briciole. E in un’annata disastrosa, le critiche non risparmiano nessuno. Nemmeno Diamanti, sempre silenzioso, a suo posto, un leader. Ma la pazienza ha sempre un limite e la scorsa settimana Diamanti si è sfogato nel corso di un’intervista. “Mi hanno bistrattato, non lo auguro a nessun collega di qualsiasi categoria”.

Parole forti alle quali Diamanti ha fatto seguire fatti concreti. Contro la Fiorentina la maglia da titolare è sua. Aziona quel sinistro magico e mette a segno una punizione perfetta. Come sa fare lui. Il primo gol a Palermo è arrivato dopo 27 presenze, 1354 minuti giocati e 5 assist serviti ai compagni. Un gol per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, un gol per un sussulto più utile a livello personale che di squadra. Perché il destino rosanero è già segnato, il risveglio di Diamanti è tardivo ma le colpe non sono solamente sue. Intanto la pennellata contro la Fiorentina è un chiaro messaggio per tutti. Per i tifosi, per Baccaglini, Zamparini, ambiente in generale, compagni. Diamanti c’è, forse in ritardo, ma è lì. Al suo posto. E chissà che il riscatto non arrivi a partire dalla Serie B, c’è una da squadra da condurre nuovamente nella massima serie.


3 thoughts on “Diamanti, dov’eri finito? Una pennellata contro tutte le critiche

  1. Avete già dimenticato le venti penose partite che diamanti ha giocato fino ad oggi? Una prestazione è in grado di farvi cambiare idea così radicalmente? Giornalisti, siate seri. Non basta un’intervista per dimostrare di avere attributi, è il campo a parlare. E diamanti ha deluso. Sempre. Possibile che tutti abbiano una memoria così corta?

    1. E’ vero. Però è anche vero che nessun allenatore lo ha messo nella giusta posizione. Non gli si può chiedere di fare anche interdizione. Quella avrebbero dovuto farla altri!

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