Pomini: “Uniti verso la Serie A. I risultati delle altre non diventino un’ossessione”

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Uno degli uomini simbolo del Palermo in questa stagione. Alberto Pomini si racconta in una lunga intervista concessa al Giornale di Sicilia, tra l’analisi del momento dei rosa in una stagione fatta di alti e bassi e un obiettivo promozione da raggiungere: “Le ultime partite si vivono come cinque finali, dobbiamo provare a vincerle tutte senza fare calcoli. Forse ci siamo già sentiti con l’obiettivo in mano, ma tutte hanno in momento di crisi. Il nostro limite semmai è stato faticare a gestire certe situazioni, pensare alle dirette concorrenti toglie energie. E se diventa un’ossessione…”

LE PAGELLE IRONICHE DI AMENTA E FERRARA

Intervistato da Benedetto Giardina, Pomini parla della sua stagione: è passato dall’essere chioccia di Posavec a titolare inamovibile dopo diversi anni: “Non è cambiato nulla, sono sempre stato a disposizione. Normale che giocando le soddisfazioni siano maggiori, non facevo il titolare da cinque anni e volevo rimettermi in gioco. Come vengo visto dai compagni? Andrebbe chiesto a loro, ma se riesco cerco di dare una mano a tutti. Capita che mi incazzi, ma sempre con atteggiamento positivo. Bisogna accettare i propri difetti ed aiutarsi”.

A Sassuolo poche pressioni, a Palermo invece…. “Qui si vive di calcio, ma ti senti parte della città ed è una cosa bellissima. La gente ci ha sempre sostenuto. Differenze con Sassuolo? Arrivare qui è stato come catapultare un bambino in un ambiente nuovo. Quando dico che vorrei chiudere qui la carriera, lo dico per davvero: la mia famiglia sta bene qui. Matilde mi chiede: ma perché non rimaniamo a Palermo? Squinzi (presidente del Sassuolo ndr) era l’esatto opposto di Zamparini, delegava tantissimo; Zamparini si fa sentire e rappresenta tutti. Ci trasmette il suo desiderio di ottenere la promozione, come dei soldati che vanno nella stessa direzione”.

ZAMPARINI: “PROMOZIONE? CE LA FAREMO”

Una battuta sul rigore parato al Pescara, poi alcune belle parole spese per Rajkovic: “Non ci sarà sempre lui sulla linea a salvarti. Infortuni? Quando si giocano 42 partite e ci sono anche gli impegni in Nazionale, è normale che l’incidenza degli infortuni sia maggiore, ma quando mancavano i nostri uomini migliori, abbiamo fatto sempre belle prestazioni. Tedino? Trasmette passione, voglia e rabbia. Contagioso per quanto è genuino, come un padre, anche nei primi giorni di allenamenti: lui ci ha isolato da tutto e ci ha dato fiducia”.

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