Puscas ci apre le porte del Paradiso. Le pagelle ironiche di Amenta e Ferrara

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Se anche due eroici e malati appassionati come i vostri croni-tifosi hanno avuto qualche momento di perplessità prima di recarsi alla Favorita, osservando intimoriti le cateratte dal cielo sopra Palermo, immaginatevi quanti potevamo essere quando abbiamo fatto il nostro ingresso allo stadio per Palermo – Cosenza. Abbiamo contato meno presenti sugli spalti che votanti di un deputato cinque stelle sulla piattaforma Rousseau. Ma noi non ce la saremmo persa per nulla al mondo dopo la bella prestazione di Carpi e, soprattutto, dopo le provocazioni video e telematiche dei nostri amici Eugenio e Giovanni, cosentini doc che la volevano buttare sulla rissa, in linea con quello spirito balcanico che li anima dopo che in quei paesi dimenticati da Dio, e croce e delizia dei nostri ultimi anni rosanero, hanno trovato amore e fortuna.

Così ci “assiepiamo”, chi sotto le prime due file della gradinata alla ricerca di un riparo, chi comodamente ma umidamente in tribuna, pronti a capire che cosa si sarebbe inventato stavolta Stellone per confonderci. Il mister romano invece conferma lo schema tattico pur con qualche variazione negli interpreti (una frase simile sognavamo da anni di scriverla!): difesa a 3 con rientro di Bellusci, accompagnato da Struna e Rajkovic, sugli esterni Salvi e Aleesami, a centrocampo l’inamovibile Jajalo in tandem con Murawski. In attacco rientra il Del Piero della Macedonia, con Moreo a fare il Mandzukic della via d’Ossuna e Nestorovski solo in avanti. Tra i lupi silani si segnala il portiere, vestito da addetto della protezione civile per l’allerta meteo.

PALERMO – COSENZA, GLI HIGHLIGHTS

Il Palermo parte piano con Struna che si crede anche un regista e imbuca e verticalizza ma all’11’ si convince di essere Socrates e si fa fregare un pallone in dribbling che innesca un contropiede che solo per un soffio non viene concretizzato dai calabresi, in tre contro due sulla ripartenza. Al 14’ Aleesami azzecca il primo cross in due anni e Moreo mette fuori di testa di un soffio. La partita è di una bruttezza rara ed equilibrata, anche se almeno non piove, con il Palermo che studia l’avversario ma non ci capisce nulla anche perché il Cosenza si chiude bene, schierando tutti dietro la linea del centrocampo e qualcuno pure sulla linea di porta. Al 20′ ci prova Trajkovski con una punizione alla Del Piero ma la palla capisce che non è Del Piero e va fuori di poco. Non succede più nulla fino alla fine del primo tempo e la sensazione, per nulla positiva, è che solo un episodio o il più classico dei colpi di culo possano sbloccare la partita.

L’avvio della ripresa vede un Cosenza più aggressivo e noi cominciamo a preoccuparci perché ci sembra il dejavù di tante partite in casa dell’anno scorso che alla fine ci sono costate la promozione. Al 3’ però si registra una quasipallagol del Palermo: imbucata di Nesto per Moreo, falcata possente ma tiro ciccato malamente in fallo laterale come neanche al Malvagno. Il Palermo comincia a pressare con più insistenza, schiaccia ancora di più il Cosenza ma di occasioni vere e proprie non c’è traccia. Si riscalda praticamente tutta la panchina, incasinando il guardialinee proprio sotto la tribuna ma Stellone non cambia e noi cominciamo ad incazzarci. Qualche bella percussione, conclusa senza pretese, ma l’emozione maggiore ce la dà un colpo di testa in uscita di Brignoli. E non aggiungiamo altro!

Dal 20’ il Cosenza non esce più dalla sua metà campo, ma il Palermo si incarta ancora di più come neanche i cinquestelle quando devono difendere tutti i condoni approvati che al confronto fanno sembrare Berlusconi un giustizialista alla Di Pietro. Finalmente Stellone capisce che così non si passa, come su una irrinunciabile linea del Piave, e passa alla difesa a 4 mandando in campo prima Falletti per Bellusci e poi Puscas per uno stremato Moreo. In effetti la partita cambia perché negli ultimi 15 minuti succede di tutto. Al 31′ corner perfetto di Falletti per la testa di Salvi, fino a quel momento insultato da noi ripetutamente come uno dei peggiori in campo, che ci zittisce con il balletto alla Fortnite.

LE PAGELLE DI GUIDO MONASTRA

Non abbiamo neanche il tempo di esultare che becchiamo il pareggio senza capire come, perché eravamo immersi nella lettura della classifica su internet. Santioni e disperazione e tutto da rifare. Però Stellone lo sa che il punticino non ci sta bene e mette dentro anche Haas per Murawski e con un Palermo tutto a trazione anteriore le occasioni fioccano. Incrocio dei pali scheggiato da Puscas con una saetta dal limite, grande iniziativa di Jajalo sulla destra che mette una palla d’oro al centro per Falletti che spara alto. Quando ormai le coronarie ci stanno mollando Nestorovski inventa un assist pazzesco per Puscas che si catapulta sulla palla di testa mandando noi in paradiso e il Palermo in vetta alla classifica.

Nei 5, 6, 7 minuti di recupero perdiamo la voce e la salute quando fioccano mischie, risse, cartellini gialli e rossi e noi ci esaltiamo come bambini davanti all’ultima PlayStation ricevuta a Natale. Il fischio finale è una liberazione. Il Palermo vince anche quando gioca male, è capolista, dimostra di essere una squadra completa in ogni reparto e ci dà una sensazione di compattezza e solidità che non ricordavamo da anni. Anni di sofferenza e delusioni ci hanno insegnato che verranno momenti peggiori ma per ora vogliamo godercela così. Forza Palermo!

Brignoli 6. Fa un solo intervento e in pratica è l’avversario a tirargli di sopra. Però è attento e non sbaglia uscite. Citofono.

Bellusci 6. Riesce a litigare anche con se stesso e se continua così non riuscirà mai a ottenere nessun permesso premio. Però a noi piace così. Guerrafondaio.

(dal 24′ s.t. Falletti 7). Il suo ingresso dà la scossa. Prende palla, dribbla, pressa e alla fine si fa abbattere facendo espellere l’avversario. Folletto.

Struna 6. Vista l’insipienza degli avversari decide di giocare regista arretrato. In impostazione ha la velocità di Andrade e la sagacia di un siciliano che vota Lega Nord. È il principale responsabile del gol del Cosenza (con Salvi) ma ormai pensava di giocare centrocampista. Crisi d’identità.

Rajkovic 6. Lento ma solido. Anche lui spesso inoperoso si cimenta in tiri da quaranta metri che non fanno paura neanche a un bambino. Cecchino miope.

Salvi 7. Non scende quasi mai. Non si propone. È statico e pare spaesato per tutta la partita. Ma al 77′ sbuca dal nulla in mezzo ad avversari che non lo considerano e segna. E il gol vale sempre un voto buono, anche quando sei stato uno dei peggiori. Bomber per caso.

Murawski 6,5. Corre più chilometri del nostro maratoneta preferito Fabrizio. Non è lucido ma come sempre. Prezzemolo.

(dal 36′ s.t. Haas 7). Entra e non sbaglia un passaggio, cercando sempre la profondità. Verticalizza su Aleesami per il gol del vantaggio. Geometra.

Jajalo 7. Intorno a lui c’è lo stesso traffico della sera di sabato in via Roma. Non perde mai la calma, gioca mille palloni e randella come un poliziotto di Caracas alla prima protesta per fame. Lider maximo.

Aleesami 8. Azzecca un cross dopo due anni e anche se è l’unico della partita si propone sempre e gioca come attaccante aggiunto. Sul gol della vittoria libera Nestorovski con un numero da vero dribblomane. Mezzo brasiliano.

Trajkovski 6,5. Nel primo tempo prova a saltare l’uomo ma gioca troppo lontano dalla porta. Nel secondo tempo si spegne ma dà un assist a Puscas che prende la traversa ed è sempre propositivo. Non è in forma come nell’era Tedino però è sempre un pericolo per gli avversari. A mezzo servizio.

Moreo 7. Verso la porta fa registrare un bel colpo di testa e un tiro che si spegne vicino alla bandierina. Però si batte e fa spazio ai compagni, risultando utile anche in fase di copertura. Non fosse attaccante sarebbe perfetto. Incompreso.

(dal 30′ s.t. Puscas 8). Entra. Prende una traversa e segna il gol della vittoria. Killer.

Nestorovski 8. Si batte senza risultato per quasi tutta la partita e all’inizio del secondo tempo si divora anche un gol. Il gol della vittoria però è praticamente suo, perché ha la freddezza di piazzare un pallonetto da campione sul portiere in uscita. Segna Puscas ma il gol è quasi suo. Scippato.

Stellone 8. La partita è difficile e lo sa bene. La formazione iniziale ha anche senso ma forse tarda un po’ a cambiare. Quando lo fa però mette dentro tutta l’artiglieria pesante, comunicando a tutti che vuole vincere. Se la squadra lotta fino alla fine e mostra questa mentalità per noi è merito suo. Condottiero.

 

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