Repubblica – “Le tre siciliane ieri in A e la crisi del calcio di oggi”

Meno di 15 anni fa, Palermo, Catania e Messina, le stesse squadre che affronteranno il prossimo campionato di Serie C, erano in Serie A“. Così il quotidiano Repubblica commenta con una nota di nostalgia il ritorno dell’Acr Messina tra i professionisti, che così facendo ha permesso ai tre club siciliani più importanti di tornare a giocare nella stessa categoria dopo molto tempo. Per quanto riguarda il Trapani invece, si attende ancora di capire cosa succederà per la ripartenza dai dilettanti.

Le situazioni delle tre società però sono ben lontane dai fasti di un tempo: per l’Acr Messina è arrivato il momento di festeggiare ma dopo il 2007, anno dell’ultima permanenza in Serie A, sono stati vissuti due fallimenti e le prospettive future non sono ambiziose come un tempo.

Fronte ambizioni, la stessa cosa vale per Palermo e Catania: secondo il quotidiano per entrambi i club sono guidate da proprietari che hanno “tanta buona volontà, tanta passione, l’impegno per salvare la società ma poche prospettive di tornare ai vecchi tempi”.

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4 thoughts on “Repubblica – “Le tre siciliane ieri in A e la crisi del calcio di oggi”

  1. Articolo che invito a leggere , scritto per coloro che ancora non hanno le idee ben chiare sul momento che sta attraversando la nostra economia. Il tutto aggravato da una pandemia infinita e sempre più pressante. Leggere con mente serena e capire.

  2. I fasti, addirittura i fasti, ma quali fasti? 15 anni fa insieme in Serie A, ma fu un evento occasionale, provvisorio, irripetibile come dimostra il successivo cammino delle tre squadre. Per ‘tradizione sportiva’ (calcolata attraverso le presenze in SERIE A), la migliore è il Palermo (29 ma in 120 anni) grazie all’avvento di Zamparini, periodo rinnegato da certi ‘tifosi veri’ e pertanto ‘non cumulabile’. Serie C e la B come obiettivo per lo più illusorio, il fallimento come plumbea scenografia di fondo, i ‘fasti’ delle tre squadre. Ps Quanti ‘ex rosanero’ che passano, durante questi Europei! L’ultimo in ordine di apparizione: Celustka (chi era?). Il cronista evoca il Palermo, il rosanero e Zamparini, ma il risveglio dalla noia mi riporta sempre a quel Campionato di B che per la prima volta non si fermava, per le partite delle Nazionali.

  3. Quanto alla ‘CRISI’. Il Calcio è in crisi, ma non si può generalizzare. ‘Cos’è questa crisi?’ è una canzone italiana di quasi un secolo fa. L’immagine di Mourinho che atterra a Ciampino con aereo N1f della flotta Friedkin, pilotato dallo stesso Dan Friedkin, non suggerisce di certo il pensiero di uomini emaciati, in fila, con una scodella in mano. Notizia stupefacente, non un aereo, ma una flotta di aerei. Qualcosa del genere non l’avrebbe immaginata neanche Vanzina (Carlo, quello bravo). Una flotta e un aeroporto sotto casa, che raggiungi con l’ascensore, spingendo la lettera A, sotto la P.

  4. Finalmente i media mainstream cominciano a capire (o forse meglio sarebbe dire che non riescono più a mistificare come prima) la realtà vera del calcio business che è sempre più dominante e nella stessa misura la Sicilia resta fuori dalle prime categorie calcistiche perché l’accesso richiede capitali che qui non ci sono e punto. Hai voglia ad evocare il fattore demografico (come fanno soprattutto i palermitani), conta sempre meno nella logica del calcio business dominato dalla logica finanziaria.
    Rassegniamoci a stazionare nelle categorie minori oppure lottiamo per rivoluzionare il calcio e riportarlo a sport popolare. Come terza alternativa ci sarebbe la secessione calcistica organizzando un campionato indipendente tutto siciliano con tanto di scudetto. Non sarebbe una cattiva idea anche dal punto di vista del business.
    Riflettete tifosi siciliani di tutte le bandiere. Siamo accomunati dallo stesso destino.

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