Ricciardo: “Lo stop va accettato. Ma il Palermo vuole la C sul campo”

La nuova vita al tempo del Coronavirus e tanta voglia di… Serie C. Gianni Ricciardo si racconta in un’intervista alla Gazzetta dello Sport (edizione Sicilia) confidando sensazioni, paure ma anche le proprie convinzioni per un finale di stagione che resta “in ghiaccio”, in attesa che passi l’emergenza: “Forse fino a 10 giorni fa non si percepiva la reale portata dell’emergenza. Se il tasso di mortalità non è elevatissimo, quello dei contagi è preoccupante, andava trovata una soluzione”.

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Intervistato da Fabrizio Vitale, Ricciardo accetta lo stop ma mette subito le cose in chiaro: “Se il torneo terminasse oggi? Non credo sia possibile, per quanto il momento sia particolare, ma non sarebbe bello, quando si vince bisogna farlo sul campo, non c’è paragone. A me non piacerebbe. La sfida al Savoia? Non diamo molta importanza a questo aspetto. Sappiamo che ci saranno 8 finali e ne dobbiamo vincere almeno sei, non importa chi affronteremo prima. Ho voglia di fare un finale di stagione importante per riprendermi quello che è stato mio per tanto tempo”.

E racconta: “Seguiamo il protocollo previsto dalla legge e dalla società, evitando il più possibile i contatti, continuiamo ad allenarci anche perché siamo sotto controllo, evitiamo di fare cose extra calcio, ognuno di noi deve evitare di fare cavolate fuori dal campo, restando a casa. Ci spogliamo in spogliatoi diversi, finché restiamo tra di noi è tutto sotto controllo. Allenamenti? Per quanto mi riguarda ho la possibilità di arrivare al 100% della condizione, non possiamo abbassare la guardia perché come si può fermare tutto, si può anche riprendere tra tre settimane”.

Ma il primo pensiero è soprattutto alla famiglia: “È un momento difficile, anche se la mia famiglia sta a Ficarra (Messina) non la posso vedere ed giusto così perché i miei genitori hanno più di sessant’anni. Melissa, la mia ragazza, sta a Cesena, a fine marzo sarebbe dovuta venire a Palermo, ma non è possibile, si soffre ma l’importante è che i miei familiari stiano bene”.

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