Zeman: “Finché l’aritmetica non ci condanna…”

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, il neo allenatore boemo del Pescara, Zdenek Zeman, si racconta, fra i tanti anni di carriera che porta sulle spalle. “Continuo a sostenere che nel calcio si lavora molto meno che in tanti altri sport- dice l’ex Roma-. E, quanto alla preparazione che seguo personalmente, non mi risulta che qualche mio giocatore, in questi anni, sia morto per la fatica. Certo, ormai, puntando quasi tutti sul possesso palla, pochi tecnici si preoccupano più della preparazione”.

Sulla salvezza: “Anche per me è importante raggiungere il risultato. Solo che considero fondamentale arrivarci attraverso il gioco, il sacrificio negli allenamenti e soprattutto senza imbrogli. Il calcio è semplice. Il mio calcio è ancora più semplice. Ho passato solo i concetti di base, evidentemente i calciatori sono stati bravi a capirmi e a mettere in pratica tutto sul campo. Magari ora viene il difficile, perché dovrò cominciare a entrare più nei dettagli. Finché l’aritmetica non ci condanna, dobbiamo sperare. E, d’altra parte, sperano pure Crotone e Palermo. Come per lo scudetto, pur favoritissima la Juventus, possono ancora crederci Roma e Napoli”. “La partita più bella? – continua- Avellino-Messina 0-1, e non dico altro”.

“A Roma pensavo di potermela giocare fino alla fine per lo scudetto, sia con la Roma che con la Lazio”. Zeman, però, negli ultimi anni si è distinto peri giovani che ha allevato e che sono diventati tra i migliori al mondo: tre tra questi Verratti, Immobile e Insigne: “Signori, poi Nesta, che arrivava dal settore giovanile, e Verratti, che ha avuto uno straordinario exploit. Lo vedrei bene al Barcellona, anche se a Parigi sta vivendo un’ottima avventura. Sceglierà lui il suo futuro”. “Cina? Non mi ci vedo – dice il boemo- anche se me lo hanno proposto”.

Infine si esprime su Cassano, giocatore che gli piacerebbe allenare: “Considerata la sua tecnica, pochi reggono il confronto con lui. Ma Cassano e Balotelli sono responsabili del loro destino: se hanno ottenuto meno di quanto potevano, la colpa è solo loro. Io allenatore di Cassano? Dovrei capire quanto posso ottenere da un giocatore come lui. Ma nella vita, mai dire mai”.

 

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