Carlo Ancelotti in bilico: ma davvero il Real Madrid pensa di voltargli le spalle?

Carlo Ancelotti - foto LaPresse - StadioNews.it
Carlo Ancelotti è uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio, un uomo che ha riscritto record e portato il Real Madrid a vette che persino nella Casa Blanca sembravano irraggiungibili. Due Champions League vinte con i blancos, decine di trofei alzati, una gestione sempre elegante, solida e rispettosa della storia del club.
Eppure, dopo l’eliminazione ai quarti di finale di Champions League contro l’Arsenal, il tecnico italiano si ritrova incredibilmente a rischio. In discussione. Messo in dubbio. Come se le 12 semifinali raggiunte in 14 anni dal Real Madrid siano sempre scontate. Come se chi tiene insieme una rosa logorata e sbilanciata con carisma e intelligenza tattica possa essere messo alla porta alla prima caduta.
Il Madrid ha perso, sì. Ha perso male, soprattutto all’andata. Ma si può davvero ridurre la valutazione di un allenatore alla doppia sfida di un quarto di finale? Ancelotti ha tenuto in piedi una squadra che ha perso pezzi fondamentali, ha accolto Mbappé dovendo rivoluzionare il gioco di Bellingham e gestire le frustrazioni di Vinicius. Ha fatto miracoli silenziosi, come spesso fa chi è abituato a vincere senza sbandierarlo. E oggi paga un prezzo spropositato, nel silenzio assordante di un presidente che sogna altri nomi, da Xabi Alonso a Klopp. Ma il calcio non è solo futuro: è anche gratitudine.
Il parafulmine perfetto di una rosa squilibrata
A chi oggi punta il dito contro Carletto, bisognerebbe chiedere: ma che squadra aveva davvero tra le mani? Una difesa falcidiata dagli infortuni, un centrocampo orfano di Kroos, e un attacco carico di talento ma senza equilibrio. L’inserimento di Mbappé, tanto atteso quanto dirompente, ha creato più problemi che soluzioni. Bellingham arretrato, Vinicius ombrato, Rodrygo a tratti invisibile. Eppure Ancelotti ha mantenuto il gruppo unito, senza mai cercare alibi o giustificazioni. Ha perso 12 partite, è vero, ma ha continuato a lottare in ogni competizione possibile.
In qualsiasi altro club del mondo, un allenatore con il suo palmarès sarebbe blindato. A Madrid, invece, ogni stagione è una prova di forza. Ogni partita una sentenza. E quando si perde, ci si dimentica tutto. I miracoli contro il City e il PSG, le Champions vinte in silenzio, la gestione impeccabile dello spogliatoio: tutto svanisce. Perché qui la gratitudine dura un giorno, il resto è un eterno casting.
Florentino, attenzione a non commettere un errore storico
Florentino Perez ha segnato un’epoca al Real Madrid. È un presidente visionario e ambizioso. Ma ogni tanto dimentica che l’alchimia di una squadra non si costruisce solo con i fuoriclasse. Serve equilibrio. Serve qualcuno che tenga insieme ego e aspettative. Serve Ancelotti. E il paradosso è che proprio lui, che ha salvato stagioni complicatissime, oggi viene trattato come un tappabuchi da sostituire alla prima occasione.
Sognare Klopp, flirtare con Xabi Alonso, guardare ad Arbeloa: tutto legittimo. Ma voltare le spalle a Carlo dopo quello che ha costruito, dopo il rispetto che ha sempre mostrato per il club, sarebbe uno scivolone storico. Il Real Madrid ha avuto tanti grandi allenatori. Pochissimi, però, hanno lasciato un’impronta così profonda e duratura.
Il Brasile aspetta, ma Carlo non tradirà per primo
L’opzione Brasile aleggia sullo sfondo. È lì, affascinante e pronta a spalancare le porte. Ma Ancelotti non farà mai il primo passo. “Non so cosa ne sarà del mio futuro e non voglio saperlo”, ha detto con classe. Non cercherà la rottura. Non chiederà la rescissione. Aspetta. E lascia a Florentino il peso della scelta. Anche questo è stile. Anche questo è Madridismo vero, nonostante venga spesso sottovalutato da chi crede che l’unica cosa che conti siano le coppe.
E allora viene da chiedersi: chi ha davvero deluso in questa stagione? Un allenatore che ha spremuto ogni stilla dal suo gruppo, o una dirigenza che ha preferito il colpo mediatico alla costruzione equilibrata della rosa? Il tempo lo dirà. Ma se il Real Madrid è ancora competitivo, lo deve anche – forse soprattutto – a Carlo Ancelotti. Sbagliare è umano. Dimenticare chi ti ha fatto vincere, imperdonabile.