Palermo, la dolce “condanna”: vincere sempre e dovunque

Ho visto la partita, ancora vittoriosa, del Palermo a Locri contro il Roccella Jonica, spinto da quella inarrestabile molla interiore che si chiama tifo o passione o come volete voi, ma anche da un paio di curiosità inevitabili per un anziano ex cronista sportivo: il livello del calcio della Serie D (se possiamo chiamarlo calcio) e il campo di una cittadina divenuta tristemente famosa nel mondo per motivi che nulla hanno a che vedere con il mondo del pallone.

Alla seconda curiosità mi sono dato una risposta immediata al primo colpo d’occhio allo schermo televisivo: buono il campo calabrese, mi è sembrato decisamente migliore di quello di Marsala della prima trasferta, abbastanza squallido il panorama delle case inquadrate dietro il terreno di gioco. Guardare questi aspetti – come dire, più antropologici – è sempre stato un mio pallino e un motivo di interesse in più negli anni in cui seguivo le trasferte del Palermo da inviato del giornale L’Ora.

Mai potrò dimenticare, nel campionato di Serie C2 del 1987 dopo la radiazione, tanti arrivi la domenica mattina in paesi talmente brutti che ti facevano venire voglia di girare i tacchi e tornare immediatamente indietro. Non si poteva fare, eravamo lì per raccontare le partite in tempi senza Internet e streaming in cui i tifosi aspettavano i nostri resoconti per capire come fosse andata la partita. Queste trasferte sarebbero comunque rimaste ricordi indelebili ed esperienze sicuramente formative sul piano professionale e umano.

Chiusa questa elucubrazione, che non credo sia di così grande interesse per chi mi legge, torno alla prima curiosità e mi rispondo: non solo non mi sono annoiato a vedere a partita, ma a tratti mi sono pure divertito. Forse perché ero un po’ gasato dalle vicende in campo favorevoli al mio Palermo, il livello di questo calcio di Serie D non mi è sembrato poi così inferiore rispetto ad alcune più che mediocri, modestissime partite di Serie C o perfino di B. Pochi gli strafalcioni imbarazzanti, non particolarmente evidente la scarsa qualità tecnica di un po’ di giocatori, soprattutto del Roccella. In compenso, mi è sembrato nel complesso molto elevato il livello di motivazione, l’impegno e la partecipazione, la voglia di vincere delle squadre e dei singoli giocatori, il che ha certamente contribuito a rendere lo spettacolo calcistico più dignitoso di quanto potessi immaginare.

In questo scenario, pur sempre da Serie D, il Palermo ha vinto e mi ha convinto anche al di là del netto 2-0, dei gol di Doda e dell’effervescente Ambro, delle altre occasioni mancate. La sensazione dopo tre partite, tre vittorie, 9 punti e il primato in classifica è che la squadra del presidente Dario Mirri e dell’allenatore Rosario Pergolizzi stia già cominciando a carburare sul serio e a imporre la legge dei più forti, perché effettivamente il neonato SSD Palermo sembra di gran lunga la formazione più forte.

Del resto, le cose erano e sono chiare: i rosanero sono “condannati” a vincere sempre, la missione è una e una sola, vincere sempre, tutte le partite, mai fermarsi, alternative non ce ne sono. Per cominciare subito a risalire la china e per tornare nei quartieri alti del calcio prima possibile. Ho scritto vincere e non stravincere, badate bene: la foga di fare più del necessario, di esibirsi inutilmente può giocare brutti scherzi e invece la mentalità di questo Palermo, se non ho capito male e spero di non essere smentito dai fatti, è quella di chi sa che è più forte e dunque vuole vincere, ma senza umiliare gli avversari. Se andrà avanti così, credo che di strada se ne potrà fare tanta.

Finisco con un solo aggettivo per i tifosi rosanero al seguito: splendidi. Sarà sicuramente un valore aggiunto e un’arma in più per il Palermo di Serie D nella sua corsa a vincere sempre e dovunque. Perché noi siamo il Palermo e basta.

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