Catania, Ferraù: “Mancano 800 mila euro. Fallimento improbabile”

Manca sempre meno alla scadenza per l’iscrizione del Catania al prossimo campionato di serie C e, per chiarire le questioni societarie, il presidente della Sigi, Giovanni Ferraù, è intervenuto in conferenza stampa. L’avvocato ha fatto intendere la necessità dell’aiuto dei catanesi per salvare la società rossazzurra con l’iniziativa proposta negli scorsi giorni.

“Abbiamo mantenuto un silenzio che lasciasse spazio al lavoro. Mercoledì, per ragioni imputabili, gli investitori hanno deciso di ritirarsi dopo un mese di trattative. È chiaro che il venir meno di due interlocuzioni ci ha lasciato il fiato corto. Il problema è sempre lo stesso: gli investitori si avvicinano, analizzano i documenti e poi decidono di non andare avanti. Perché le trattative sono saltate? Per problemi di tempo. Anche se altri, invece, hanno abbandonato per manie di protagonismo. Per garantire l’iscrizione servono circa 800 mila euro”.

“La scadenza è il 28 giugno e mancano ancora 800 mila euro. L’iniziativa che abbiamo messo in atto non tende a fare una colletta. Vogliamo salvaguardare un patrimonio della città, la Sigi è al lavoro per farlo. Per il fallimento un rischio minimo, che però c’è. Se Catania dovesse rispondere assente, c’è un rischio minimo che il club fallisca. Non è vero che il fallimento è probabile. I cittadini catanesi si facciano trovare pronti, significa essere compatti per salvare il Catania, gli altri discorsi sono fini a se stessi”.

E sulla trattativa con Tacopina: “Il 14 marzo è stato firmato un contratto per l’acquisto del 15% del Catania, Tacopina avrebbe dovuto versare un milione di euro. La verità è che il 16 marzo, qualcuno (Tacopina, ndr) scriveva che di aver versato 600.000 euro e che la piazza doveva saperlo. Il 23 marzo la mia banca mi scrive che è giunta la richiesta di ritirare circa 100 mila euro. Chi doveva versare un milione di euro ne ha versati 630.000 e poi è scappato via, ma il contratto del 14 marzo diceva altro. Mi sono fatto rapire dal sogno americano, abbiamo sbagliato. È stata un’illusione, l’ho capito in ritardo”.

“Ci sono un po’ di investitori pronti. Molti chiedono la garanzia dell’iscrizione al prossimo campionato di serie C, ad altri, invece, non importa e sono pronti a farsi avanti comunque. Le alternative valide alle trattative saltate ci sono: qualcuno che sia disposto a mettere 15 milioni di euro da investire si troverà”.

“Perché imprenditori esteri dovrebbero investire qui? Perché Catania è una città stupenda, rispetto ad altre città come La Spezia, Benevento, Sassuolo e altre, con tutto il rispetto. Inoltre, c’è Torre del Grifo, che è un importa ste patrimonio immobiliare. Uno degli investitori ha detto che tre aspetti sono fondamentali: il porto, l’aeroporto e la tifoseria. E Catania, per questo, è perfetta”.

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11 thoughts on “Catania, Ferraù: “Mancano 800 mila euro. Fallimento improbabile”

  1. “Perché imprenditori esteri dovrebbero investire qui? Perché Catania è una città stupenda, rispetto ad altre città come La Spezia, Benevento, Sassuolo e altre, con tutto il rispetto.” E’ la vostra eccessiva presuntuosa autocelebrazione, ad avervi sempre fregato. Catania sarà sempre “provinciale” come dimostrato da queste parole e dalla sua storica cultura. Che miseria…

  2. non prendete per il cu le persone dicendo che servono 800 mila euro. gli imprenditori vi hanno mollato perché fottere le persone oneste? ditegli come stanno le cose

  3. La vera domanda è una sola : perché qualcuno dovrebbe investire milioni su una società gravata da 60 milioni di debiti e non ripartire invece con 4 soldi dalla serie D ? Per la matricola ? Datemi una risposta plausibile.

  4. Catania è davvero una città stupenda, attiva, positiva piena di attività commerciali, una mentalità “europea” altro che provinciale ma questo è un discorso, l’altro è che le gestioni precedenti han fatto errori madornali di gestione e ora devono pagarne le conseguenze.
    E’ una situazione tragica. Non solo economica, la squadra va anche rifondata, son tutti nonni ormai!
    Per me meglio iniziare dalla serie D

    1. L’apparenza inganna. Nonostante gli sconti, i bonus, le agevolazioni, le protezioni politiche e giudiziarie già fruite (si pensi ad es. al “sisma 90” quando nulla accadde e piovvero miliardi di lire sotto forma di ingiustificabili ed interminabili proroghe e sconti tributari), la mentalità catanese, che io conosco bene, è rimasta provinciale. Sempre pronta a guardare l’erba del vicino, a gioire delle altrui disgrazie, a lamentarsi di torti mai subiti, a pretendere oltre il legittimamente dovuto, a ribaltare le verità dei fatti, ad attribuire agli altri le responsabilità, a presentarsi in giacca e cravatta nascondendo le calze bucate. Questa sarebbe cultura (o se preferisci, mentalità) europea? Ed infatti, Tacopina (che io non stimo più di tanto) ha fatto presto a togliergli le scarpe ed a scoprire le calze rammendate, ad accorgersi che, dietro un’accoglienza in pompa magna, si celavano comportamenti ipocriti ed intenzioni ingannevoli. Ma adesso basta! Quella stessa magistratura che fu tenace ed inflessibile contro Zamparini, apra gli occhi per come è giusto in qualsiasi civile paese, e la smetta di far finta di non vedere e né sapere. La bilancia della giustizia riconquisti la posizione del massimo equilibrio, perché se la legge non fosse uguale per tutti, di fatto risiederemmo in un paese senza leggi. Inutile continuare a definirsi “europei” se non si perde il “culturale vizietto” di autocelebrare una superiorità che non esiste nell’indole culturale, sminuendo le immagini di realtà anche più piccole, ma ricche di storia e civiltà (vedasi, per tutte, Ferrara). Verrà sempre il momento in cui, il Tacopina di turno, troverà le calze bucate, artatamente celate dalle Manhattan Richelieu di Louis Vuitton.

      1. sig. Pietro rispetto la sua opinione ma mi tengo la mia: Catania è la città più europea della Sicilia. In quanto a Tacopina, la verità è assai diversa, ma come si dice il tempo sentenzierà meglio e più chiaramente che è costui.

        1. D’accordo. Ognuno si tenga la propria opinione nella consapevole conoscenza che sia profondamente e totalmente oggettiva e non condizionata. Quanto alla sentenza del tempo, arriverà sia per Tacopina che per SIGI.

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