Palermo: A come Accardi, B come serie B, C come cuore

FOTO PEPE / PUGLIA

È diventato una “bandiera” del Palermo anche se non ha segnato gol a grappoli e pur avendo giocato poco, o addirittura niente come in questo campionato. Eppure Andrea Accardi, palermitano & rosanero – il massimo possibile -, è andato via con gli onori che si tributano ai giocatori che fanno la storia. E ovviamente è andato via con gli occhi umidi, stavolta era difficile “marcare” la commozione.

Giusto così. Perché Andrea avrebbe voluto terminare il viaggio in rosanero, assaporando quella serie A che sognava già da ragazzino e che ha sfiorato ai tempi di Zamparini. Lui ha saputo incarnare lo spirito del nuovo Palermo, rinato dalle ceneri di un fallimento e ripartito dalla serie D e il pubblico gli ha riconosciuto quelle qualità che piacciono tanto: la grinta, l’amore per la maglia, l’ambizione di fare bene nella propria città. Non tutti ci sono riusciti.

Il suo non è un palmares da “storia”: 75 presenze complessive tra B, C, D e la coppa Italia ma un minutaggio da 55 partite complessive; una “panchina” in A nel 2015, una sola giornata di squalifica ma otto volte la fascia di capitano, una “semplice” striscia di stoffa che lo faceva sentire un gigante orgoglioso nella sua Palermo. Purtroppo anche tanti infortuni che ne hanno condizionato la carriera: i trionfali playoff della scorsa stagione li ha solo “assaggiati” ma chiedete agli altri del gruppo quanto sia stato importante anche da spettatore.

Accardi, libero dopo il fallimento, avrebbe potuto ripartire dalla C o da un’altra serie B ma ha subito aderito al progetto di Hera Hora, sapendo che la serie D sarebbe stata un incidente di percorso e che la storia del Palermo sarebbe presto cambiata in meglio.

La maglia non ha mai voluto scucirsela di dosso, era quasi tatuata. Ha dovuto farlo perché non c’era altra strada. Il suo contratto con il Palermo sarebbe scaduto a giugno 2023 e non c’era più spazio per lui. Onestamente, una chance l’avrebbe anche meritata dopo un calvario durato mesi e una dedizione senza limiti. Da qualche settimana aveva ritrovato la forma migliore che gli era valsa soltanto il ritorno in panchina. In campo non lo vedevamo dall’8 maggio.

Per sua sfortuna, Corini ha puntato tutto su Mateju, di cui si fida ciecamente, a costo di sacrificare un altro giovane di belle speranze come Buttaro che nel frattempo si è anche fatto male. Per Accardi la strada era chiusa e sotto questo aspetto la legittima scelta di Corini è stata anche “onesta”, nel senso che ad alcuni giocatori il tecnico non ha dato nemmeno l’illusione di potercela fare. E non è neanche il caso di domandarsi se Accardi fosse in grado di aggiungere qualcosa alla squadra: forse sì, forse no ma non è questo il punto.

La cosa più bella è stata il suo messaggio d’addio. Non una parola fuori posto, nessun giudizio polemico con il tecnico o con la società. Solo un grazie a caratteri cubitali. “Vi porterò sempre nel cuore, fiero di essere palermitano” ha scritto sui social. E i tifosi hanno ricambiato con uno striscione su tre righe: cose che accadono solo ai rosanero… emeriti.

Da domani lo vedremo, e faremo fatica, in casacca biancorossa, quella del Piacenza che è penultimo in classifica: la sua P dunque non sarà più Palermo, la Lupa prenderà il posto dell’Aquila, lo stadio non sarà più la casa della sua infanzia ed adolescenza. È il professionismo. Ma ci piace pensare che i suoi sogni di bambino restino intatti. In fondo, per la Serie A, c’è ancora tempo.

LEGGI ANCHE

ACCARDI CEDUTO AL PIACENZA A TITOLO DEFINITIVO: UFFICIALE

6 thoughts on “Palermo: A come Accardi, B come serie B, C come cuore

  1. Onestamente e’ difficile tenere Accardi in B dato che nemmeno in C splendeva chissa’ quanto. Poi sempre infortunato… gia’ se rimane in squadre competitive di C in Pianta stabile, probabilmente va anche bene. Ovvio che Palermo per lui era il Top non solo per la sua citta’ ma anche perche’ non poteva aspirare a squadre equivalenti, tuttosommato nemmeno in D con 10000 spettatori, senza nulla togliere all’attaccamento

  2. Sicuramente non è più scarso di Mateju e meritava la possibilità di potere salutare il suo pubblico al Barbera. Tenerlo ancora per due settimane cosa cambiava ?

  3. Ciao Andrea, calciatore vero nel senso umano e sicuramente incompreso in una realtà del calcio business, dei calciatori mercenari e dei procuratori banditi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *