Palermo, l’impronta di Corini e le caldarroste di Brunori

Le prime partite del Palermo hanno, se non altro, chiarito un concetto: è una squadra che non si fa mancare nulla e non per ingordigia. I risultati che doveva provare li ha sperimentati tutti. Il pareggio, la sconfitta fuori e in casa, la vittoria in casa. Il primo dato inconfutabile è che comunque Corini ha dato un’impronta meno artigianale e più strutturata. Ma questo nulla toglie al predecessore che in C ha fatto le nozze coi fichi secchi e il matrimonio gli è anche riuscito bene.

Ciò che è emerso subito è che Corini, da bravo animale da B, ha parlato chiaro e altrettanto chiaramente non ha guardato alla riconoscenza che poteva essere pericolosa. In soldoni: chi doveva andare via è andato e chi doveva rimanere è rimasto. Però, però: sarebbe bello capire ad esempio perché con Pelagotti si sia stati così duri, tanto da non solo rinnovare il contratto che ci potrebbe stare ma addirittura opporre un silenzio che dura ancora visto che non c’è stata una replica ufficiale.

Sull’impianto della squadra odierna non si può ancora scomodare l’aggettivo “solido”. Ma dà l’impressione di essere qualcosa in corso d’opera. I grandi maestri dicevano ad esempio che le squadre si costruiscono principalmente dalla porta e dall’attacco, oltre che da un centrocampista centrale. Brunori è quello che è: se non facesse il centravanti dovrebbe fare il caldarrostaio, visto quante castagne toglie dal fuoco a mani nude. Pigliacelli conferma una sua solidità che solo chi non lo ha seguito all’estero metterebbe in dubbio e Stulac sembra promettere come tutta la squadra, a meno di essere smentiti in tempi brevi.

Se si ambisce a traguardi alti ci vuole una squadra di lotta e di governo. Al momento abbiamo visto la lotta con qualche colpo a vuoto. Attendiamo il governo. E non si parla di elezioni.

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1 thought on “Palermo, l’impronta di Corini e le caldarroste di Brunori

  1. Bella la metafora delle caldarroste. In effetti una delle caratteristiche più preziose di Brunori è proprio quella di essere spesso decisivo a tutto campo, cosa che non tutti gli attaccanti sono.

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