Palermo, riecco tutti i limiti: ed è arrivata la sonora “cafiata”
L’ha definita nel modo giusto, con impeccabile sintesi, il capitano rosanero Ciccio De Rose: “Una figura di merda”. Con consapevolezza e realismo. Senza cercare scuse, anzi chiedendole. Noi la chiamavamo cafiata, quand’eravamo ragazzi. Ci divertivamo molto se la nostra squadra faceva a cafiata di gol agli avversari; ci incazzavamo moltissimo quando la subivamo dagli avversari.
Ecco, il Palermo a Torre del Greco si è beccato una bella cafiata: 3-0 il risultato finale che dice tutto, più due-rigori-due sbagliati dalla Turris – uno ben parato da Pelagotti, l’altro buttato alle stelle – più un palo, un paio di gol annullati per fuorigioco e altro. Quanto basta per definire disastrosa la trasferta contro la squadra del caro ex Bruno Caneo, confermando la quasi nullità dei rosanero lontani da casa e riaprendo la dolorosa piaga, emersa nelle prime partite, della allarmante fragilità difensiva, che non è in grado evidentemente di sopportare la contemporanea assenza di Marconi, Buttaro, Almici e Accardi.
Insomma il Palermo che aveva vinto e ci aveva un po’ divertito con il Foggia si è subito sbriciolato alla prima controprova importante sul campo di una delle migliori squadre del girone C della Serie C, con buone individualità e con un gioco offensivo sicuramente brillante. Netta, nettissima, avvilente la sconfitta, pur con qualche importante occasione da gol non sfruttata da due difensori (un colpo di testa di Doda salvato sulla linea e uno di Perrotta fermato dalla traversa) e un arbitraggio “affettuoso” verso la squadra di casa.
Avevo fatto bene, non ero stato il solo, a sottolineare la necessità di non esaltarsi dopo il successo con il Foggia di Zeman: la sfida di Torre del Greco ci doveva dire se il Palermo fosse capace di uguale brillantezza e autorevolezza fuori dallo stadio Barbera e la risposta è stata quella che abbiamo visto. Si è ripetuta quella sensazione di squadra incompiuta, dal punto di vista tecnico e caratteriale, di Castellammare di Stabia, stavolta contro un’avversaria molto più forte e incisiva in attacco, con gli ottimi Santaniello e Leonetti andati entrambi in gol, ben serviti da Giannone e Franco, fortunatamente non altrettanto bravi nelle esecuzioni dei due tiri dal dischetto.
Della difesa apparsa di nuovo di burro abbiamo parlato (davvero allucinante la stato di trance, un vero e proprio imbambolamento, in occasione del 2-0 di Leonetti) con le attenuanti delle troppe assenze importanti; ma anche il centrocampo è stato abbastanza inconsistente e in avanti Fella, sul quale Filippi continua a insistere, è stato ancora pressoché nullo, ma anche Brunori e Floriano prima e i loro sostituti poi sono stati inconcludenti, con qualche finezza superflua e fuor di luogo. Riecco, insomma, tutti i limiti del Palermo, che la implacabile Turris e gli “errori di valutazione” di Filippi, come lui stesso li ha definiti, hanno riportato alla luce.
Non parlerò più di classifica, non ha senso farlo partita dopo partita: l’unico dato che mi sembra acquisito è che, con già dieci punti di distacco dal Bari dopo appena 9 partite e la marcia quasi trionfale della capolista, che finora ha lasciato agli avversari solo 4 dei 27 punti in palio, la sciocchezza della promozione diretta resta una grande sciocchezza e basta. Anche in questo campionato l’obiettivo sono i play off e bisogna solo pensare a fare punti partita dopo partita; ma giocando come ha fatto a Torre del Greco, anche i play off non saranno obiettivo semplice.
Domani sera, mercoledì, alle 21, c’è subito la decima giornata e il turno infrasettimanale allo stadio Barbera contro la Virtus Francavilla, che domenica scorsa ha pareggiato con il Catania e precede i rosanero di un punto. Anche in questo caso prendiamo per buone le parole di De Rose: “Dobbiamo subito dimostrare che è stato un incidente di percorso”. Se lo dice lui, che è il capitano…
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