Reggina, Cardona e Saladini: “Speravano nel fallimento, oggi…”

La Reggina riceve l’ok del Tribunale di Reggio Calabria. E la dirigenza si leva qualche sassolino dalla scarpa. Nella mattinata dell’omologa (QUI i dettagli) il patron Felice Saladini e il presidente Marcello Cardona parlano in conferenza stampa, ribadendo i prossimi passi per il futuro della squadra ma anche ribattendo alle accuse piovute sul club negli ultimi mesi.

Saladini sottolinea: “Da oggi possiamo guardare al futuro con sicurezza. I giudici hanno ritenuto che la nostra società presentava conti economici congrui, con un piano sano. Non è stato un percorso semplice, contro tante voci e tante cose che quest’anno (almeno personalmente) ho assorbito, spesso rimanendo in silenzio. Lo abbiamo fatto per dimostrare la nostra trasparenza: trasparenza è anche decidere il momento giusto per parlare, farlo quando o si prendono le decisioni o si concretizzano dei fatti. E oggi parliamo perché si è concretizzato un fatto. Alle voci sulla situazione finanziaria si mette finalmente un punto. Con la realtà dei fatti”.

E Cardona rincara la dose: “In modo silenzioso abbiamo dovuto fronteggiare situazioni e dichiarazioni estemporanee di tante persone. Persone che non conoscevano la questione e per questo vanno definiti ignoranti. Noi ci siamo affidati ad una normativa del potere legislativo e al caposaldo del potere giudiziario. La nostra attività all’inizio è stata schernita e umiliata, con anche danni personali all’imprenditore, quando certe situazioni dovrebbero unire. E invece sono risultate divisive, quasi della serie “speriamo che non ce la fanno”. Lascio a voi fare i commenti. Oggi arriva un risultato importante per la storia di questo club e sottolineo il coraggio dell’imprenditore, che ha prodotto un risanamento epocale. É una giornata che va considerata quasi di festa”.

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5 thoughts on “Reggina, Cardona e Saladini: “Speravano nel fallimento, oggi…”

  1. Leggo in giro, tra certi tifosi rosanero o così tinti, un certo dispiacere per il salvataggio della Reggina. A loro piacciono i fallimenti, la gogna in piazza degli amministratori. Erano in prima fila infatti a tifare Procura e Fallimento quando fu deciso di ‘torre via’ il Città di Palermo. Ma cu è poi stu Felice Saladini, figurati, su tutti tracchiggi e rivieissu quagghiu (v. Devoto-Oli, Ed. Pallavicino/ Atta Attasson). Non so quanti e quali siano i debiti della Reggina, so però che circa vent’anni fa la SS  Lazio fu salvata nonostante un debito (per IRPEF non pagata, ovvero doping finanziario, aggravato dalla vittoria dello SCUDETTO) pari a 143 milioni di Euro. ‘Sanatoria’ monstre (mai consentita né prima, né dopo) da parte dell’Agenzia delle Entrate, una specie di mutuo a babbo morto, in 30 e più rate annuali. Il Sole 24 Ore, nel 2021, riferiva che circa la metà di tale debito era ancora in piedi. Quindi qualcosa come 65/70 milioni. Possibile? Come si chiama, mora? Ps Complimenti e auguri a Felice Saladini e alla Reggina, che nonostante tutto è riuscita a portare a termine e brillantemente il campionato. V. l’umiliazione inferta al Palermo City, cui ha insegnato calcio anche al ritorno, al Barbera.

  2. Reggina che ha trovato conforto nelle nuove normative riguardo ai fallimenti e nella serietà e disponibilità di questo nuovo presidente. Per noi tutto al contrario purtroppo. Nessun appiglio , mondo del calcio contro , autorità locali contro, parte dei tifosi contro e possibili acquirenti farlocchi , truffaldini o avvoltoi. Peccato.

  3. Non ho mai e mai accetterò la scomparsa della mia squadra. Mi auguro che tutti , indistintamente, si scolpiscano bene in mente ciò che quest’anno è stato fatto per la Juventus. Una multina e via , di fronte a bilanci, stipendi, iscrizioni farlocche. Penalizzazione leggera e tutti contenti e felici. Per cortesia, ricordatevi per sempre questi passaggi. E non chiedete più il fallimento delle squadra nostra come una via di salvezza.

  4. Non c’entra niente il Fallimento del Palermo (Città di Palermo) con i casi Juventus, Reggina etc (et etiam, allargando lo sguardo, Manchester City). Altro che multe e multine, tutti i presunti o veri, vecchi, antichi e recenti, ‘tracchiggi’, il Città di Palermo li aveva pagati, tutti, per intero, e a caro prezzo, cioè con una decurtazione di punti, afflittiva, su misura (mancata partecipazione ai play-off). Punti conquistati da una squadra costata 18 Milioni solo di Monte Ingaggi. La (giusta) causa scatenante il fallimento sarà la mancata presentazione di una fideiussione, dal costo di Euro 800mila Euro, presso banche e banchieri. La colpa verrà  addossata ai Tuttolomondo e per (sbrigativa) discendenza a Zamparini (assente però durante i fatti, perché in prigione, senza passare dal via). Ma non c’erano i Tuttolomondo ai vertici della Società (v.organigramma). Loro (con i ‘soci’) si erano limitati a raccogliere briciole rimaste (qualcosa comunque come un ex miliardo di lire). Tappandosi le orecchie, per l’imminente botto.

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