Da Venezia a Palermo, i 30 anni di Zamparini sulle “montagne russe”

Il “viaggio” Venezia – Palermo non fu una… crociera ma un tormentato rally sulle montagne russe. Il protagonista non poteva che essere Maurizio Zamparini, il più “vulcanico” e imprevedibile presidente di calcio della storia moderna. La sua storia ultra trentennale non è mai stata banale e vale la pena di rispolverarla a beneficio dei più giovani. Sabato alle 18 si gioca al Barbera Palermo – Venezia e la memoria va dritta dritta a una pagina del calcio che non ha precedenti: la cessione del Venezia (un abbandono?), l’acquisto del Palermo, il “travaso” di una squadra intera dal Nord al Sud.

Cominciamo dall’inizio. Maurizio Zamparini, entrato nel mondo del calcio come presidente del Pordenone, nel 1987 rilevò la squadra lagunare dai dilettanti sino a portarla in serie A nel giro di pochi anni: la prima serie A è del 1997/98 (oltre trent’anni dopo la precedente, come il Palermo), con Novellino in panchina; la seconda nel 2001/02 con Prandelli. Entrambe le esperienze durate appena un anno. Dopo la seconda retrocessione, anche a causa dei contrasti con l’amministrazione comunale per la costruzione dello stadio, Zamparini decise di mollare la società.

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Nell’estate del 2002 successe qualcosa di straordinario. Zamparini voleva un’altra squadra e il “giocattolo” doveva essere molto più grosso e popolare. Cosa poteva esserci di meglio di una squadra storica, pluriscudettata, di grande blasone come il Genoa? I rossoblù erano nelle mani di un altro imprenditore veneto, Dalla Costa, con cui Zamparini cominciò a trattare. Nel frattempo, dall’altra parte dell’Italia, dopo un anonimo campionato di serie B, il presidente del Palermo Franco Sensi (il patron della Roma) che aveva salvato il Palermo qualche anno prima, aveva deciso di cedere la società. Sensi chiamò Zamparini, proponendogli il Palermo, decantando l’enorme potenziale di una piazza del Sud, mai scudettata ma altrettanto blasonata. E in effetti Zamparini (che avrebbe puntato anche il Napoli) fu subito ammaliato dalla proposta del patron della Roma.

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La trattativa fu difficile. Zamparini aveva compreso le difficoltà di Sensi e cominciò a tirare sul prezzo d’acquisto: ultima offerta, 13 luglio 2002, dieci milioni di euro senza contropartita tecnica. Sensi rifiutò. Le parole dei due protagonisti furono trancianti. “Mi tengo il Venezia”, disse Zamparini. “A queste condizioni non si può chiudere”, rispose Sensi. Ma, lette tra le righe, le dichiarazioni lasciavano intuire che con un piccolo sforzo si poteva chiudere. Il Palermo scelse l’allenatore di “area Roma”, il mitico ex bomber giallorosso Roberto Pruzzo; e venne fissato anche il ritiro a Longarone. Sotto traccia, però Rino Foschi e Fabrizio Lucchesi trattavano ancora. La svolta arrivò il 21 luglio del 2002, Franco Sensi e Maurizio Zamparini si stinsero la mano davanti all’ingresso dell’Hotel Sunbay di Civitavecchia e il Palermo venne ceduto a Zamparini per 15 milioni di euro pagabili in tre anni.

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Ma non erano finiti i colpi di scena. Il giorno dopo l’accordo cominciò il “travaso” dal Venezia al Palermo. Cose mai viste, sui giornali nazionali se ne parlò a lungo. Zamparini “comprò” dal “suo” Venezia quasi tutta la squadra e dal ritiro di Pergine Valsugana, non molto distante da Longarone, furono “prelevati” con un pullman ben 12 giocatori: il portiere Rossi, i difensori Bilica, Conteh e Modesto, i centrocampisti Lai, Marasco, Morrone, Ongfiang, Santana e Soligo, gli attaccanti Di Napoli e il bomber Maniero. Dopo qualche giorno arrivarono pure Budan e Ciullo. Pruzzo, neanche a dirlo, non fece nemmeno in tempo a indossare la tuta, il Palermo andò a Glerean che però, nonostante i proclami della vigilia sul suo calcio rivoluzionario (e quando mai!!!), durò quanto un arcobaleno.

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Siccome le storie del calcio sembrano architettate da un genio, è appena il caso di ricordare che in quella stagione di serie B il Venezia, “regalato” a Dal Cin, si è salvato quasi miracolosamente nonostante le tante vicissitudini; il Palermo di Zamparini, allenato da Arrigoni (subentrato subito a Glerean) non riuscì ad andare in serie A dopo aver perso per 3 a 0 contro il Lecce in un “drammatico” quanto sportivissimo “spareggio” all’ultima giornata di campionato (l’allenatore rosa, nel frattempo, era diventato Sonetti); Palermo – Venezia del 10 novembre (13esima giornata) con ben 7 ex in campo, finì 2 a 0 per il Venezia con grande smacco per Zamparini che però si vendicò vincendo 2 a 0 al ritorno al Penzo.

Il resto è una meravigliosa storia: dalla fantastica promozione in serie A dell’anno successivo (dopo oltre trent’anni, come a Venezia) e per almeno un decennio la squadra rosanero sotto la guida del patron friulano ha conosciuto il punto più alto della sua storia in fatto di successi sportivi e ha avuto in rosa tanti campioni che ancora adesso stanno facendo le fortune delle più forti squadre europee. L’ultima parte dell’avventura, decisamente meno meravigliosa, non è più storia ma è cronaca. E il finale, istanza di fallimento compresa, è tutto un rebus.

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2 thoughts on “Da Venezia a Palermo, i 30 anni di Zamparini sulle “montagne russe”

  1. Due società due fallimenti!!vero recordman!ma non è casuale ma studiato si è arricchito cosi è la sua indole naturale ha vissuto e vedo che continua a vivere di espedienti e non solo!!spero sempre nella Procura anche se so già che sara un dolore enorme ma vuoi mettere vedeo al g…ahahhah

  2. Al gabbio non ci andrà vista l’età avanzata. Purtroppo però è vero che scientemente sta facendo fallire il palermo come fece col Venezia.

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