4 maggio 1970, comincia l’epopea Barbera con uno yogurt… pagato caro

Chissà quante volte Renzo Barbera negli anni della sua presidenza avrà pensato al costo di quello yogurt. Febbraio 1970, Giuseppe Pergolizzi, presidente del Palermo, si presenta nell’azienda Barbera e chiede a Renzo, allora vicepresidente, di offrirgli uno yogurt, che comincia a gustare lentamente. Ma il motivo della visita è un altro: Pergolizzi chiede a Barbera di diventare presidente del Palermo. Barbera accetta dopo due giorni di riflessione e il 4 maggio diventa presidente del Palermo.

Eredita una situazione economica pesantissima, che condizionerà non poco i dieci anni della sua presidenza. Dopo Lanza di Trabia fino a Pergolizzi c’era stato, tranne brevissime parentesi, un susseguirsi di politici alla  guida del Palermo. I debiti crescevano, non era bastata l’opera di risanamento dell’avvocato Luigi Gioia. Barbera vivrà “giornate di ansia nel tentativo di risanare la società”. E mette a disposizione il suo patrimonio personale, la politica di austerity sarà il filo conduttore di quei dieci anni. Ma non basta. Ci sono altri ostacoli che frenano il risanamento: il fenomeno dei portoghesi (fino a 12 mila in una partita), i biglietti omaggio pretesi dai politici.

Barbera non si scoraggiava ma sarà la sua passione a prendere il sopravvento sulle esigenze economiche: il presidente non se la sentiva di deludere i suoi tifosi, non riusciva a scontentare i giocatori. Con la gente c’era un rapporto di affetto ricambiato, che è rimasto saldo anche dopo la sua uscita di scena. Rarissime le contestazioni. E quando il 4 febbraio 1979 il pubblico lo fischia e lo insulta, Barbera ne soffre tantissimo e due giorni dopo avrà un infarto.

Anche con i giocatori c’è un rapporto che va oltre a quello calcistico: sono spesso ospiti a casa Barbera, lo andranno a trovare anche dopo il suo addio al Palermo. “Non sarebbe mai stato capace di ingannarci” ha raccontato Citterio.

E i suoi giocatori gli volevano bene, si erano innamorati di Palermo e non se ne volevano andare. Il copione è sempre uguale: una squadra di A chiede un giocatore del Palermo (allora in B), l’interessato dice no, interviene Barbera e lo convince ad accettare perché quella cessione avrebbe alleggerito la pesante situazione economica. E’ successo con Vanello e il Bologna, con Majo e Chimenti e il Catanzaro. Anche Arcoleo aveva detto no al Genoa, che era in B. E quando Barbera dice ad Ignazio che con quei soldi avrebbe tolto l’ipoteca sulla villa di famiglia, Arcoleo accetta e sarà felicissimo di ritornare in rosanero quattro anni dopo firmando in bianco il suo contratto.

Giuseppe Bagnati e Vincenzo Prestigiacomo, giornalisti, sono gli autori del libro “Barbera, romanzo di un presidente” (Nuova Ipsa Editore) da pochi giorni disponibile in tutte le edicole e le librerie. Un bellissimo libro ricco di storie, aneddoti e foto inedite di quei dieci anni di presidenza Barbera. Leggendo questo libro i più giovani scopriranno un altro calcio, fatto di passione, sentimenti, amicizia e rispetto: una testimonianza di un’epoca irripetibile.

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