Fallimento Palermo, “la storia infinita”: la ricostruzione tappa per tappa

30 giugno 2017. Scade l’ultimatum per la cessione del Palermo a Paul Baccaglini, con Maurizio Zamparini che rifiuta l’ultima offerta presentata. Si va avanti con il patron friulano (che racconta la sua verità e si prepara a cercare nuovi investitori e un possibile ritorno di fiamma con Cascio) ma da lì in poi si apre un’altra storia: quella dell’inchiesta sui conti del Palermo e dell’istanza di fallimento presentata dalla Procura. In quei giorni di giugno arrivano già voci preoccupanti sulla situazione debitoria e indiscrezioni (smentite) di ispezioni della Finanza. “Basta leggere le carte per capire che è tutto a posto”, dice Zamparini che si mette a disposizione per i chiarimenti. Ma la tempesta è in arrivo.

PETALI DI ROSA: LA PUNTATA DEL 19 MARZO

1) La Finanza in sede

La Finanza compie una duplice perquisizione (il 7 ed il 27 luglio) negli uffici del Palermo, del Gruppo Zamparini e nella residenza dello stesso Zamparini, ipotizzando i reati di falso in bilancio, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio (8 persone indagate tra cui il figlio Diego Paolo, Luc Braun, presidente del Cda di Alyssa, e Jean-Marie Poos, consigliere e amministratore delegato della stessa Alyssa). Un fulmine che scuote l’ambiente rosanero: a caldo Zamparini addebita la perquisizione alla mancata cessione a Baccaglini.

Il Palermo inizia il campionato tra le aspre contestazioni della tifoseria contro Zamparini e un Barbera deserto. Il 10 novembre viene annunciato l’arrivo di un nuovo presidente: Giovanni Giammarva, commercialista che ha spesso lavorato come consulente per conto del Tribunale di Palermo e della stessa Procura e che avrebbe rappresentato i rosa presso tutte le istituzioni pubbliche e sportive. Una figura di garanzia in vista dei futuri sviluppi dell’inchiesta, che da lì a poco sarebbero arrivati.

2) Istanza di fallimento: si va in aula

La Procura di Palermo presenta istanza di fallimento il 18 novembre. L’accusa: buco di bilancio di ben 70 milioni di euro, il cui fulcro è costituito dalla società lussemburghese Alyssa, società riconducibile alla galassia Zamparini, a cui l’U.S.Città di Palermo ha venduto tutte le partecipazioni della Mepal (Merchandising Palermo) per 40 milioni di euro. Secondo la Procura, però, Alyssa non avrebbe le risorse necessarie per onorare questo debito e i rosanero sarebbero incapaci di autofinanziarsi, al punto da versare in “stato di decozione”.

MERCOLEDÍ ULTIMA UDIENZA SUL FALLIMENTO

Zamparini si è sempre detto sicuro della sua solidità economica, additando l’istanza di fallimento come una “manovra occulta” e soprattutto chiarendo che “non c’è nessun creditore alla porta a chiedere soldi al Palermo”. Allo stesso tempo, non è mai parso preoccupato di un eventuale fallimento (anche in tono sarcastico – “Sarebbe una tragedia per voi dell’ambiente rosanero, non per me. Io sono Maurizio Zamparini e tale rimango”), garantendo però di lavorare costantemente per garantire un futuro calcistico a Palermo e per cedere il club rosanero, annunciando anche la cessione a Frank Cascio entro dicembre 2017.

Mentre la stampa si interroga sul possibile arrivo di Cascio (che si trincera nel massimo riserbo e si appella alla riservatezza della trattativa), l’istanza di fallimento arriva in aula: il 7 dicembre la società rosanero presenta la propria memoria difensiva, a cui seguono il 16 dicembre successivo le contro deduzioni della Procura. In quella data, dopo la discussione tra le parti, il Tribunale dispone una perizia terza, nominando tre consulenti tecnici e allungando di ulteriori 50 giorni il processo decisionale. Tempi che si allungano, incertezze che restano (nonostante il cauto ottimismo dei legali di Giammarva e del Palermo) e anche il nome di Cascio sparisce lentamente dai radar, con Zamparini che addebita all’istanza di fallimento la colpa di aver incrinato i propri rapporti commerciali all’estero (oltre a condizionare il mercato di gennaio della squadra)

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3) La nuova perizia: la guerra dei numeri

Nei mesi successivi è “battaglia” di carte. La società rosa incassa da Alyssa la prima tranche di 11,5 milioni di euro relativa alla vendita della Mepal alla società lussemburghese, ripiana i debiti verso i procuratori e chiude il contenzioso da 2 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate. La decisione finale, inizialmente attesa per la fine di febbraio, viene però, rinviata di un altro mese a causa di un ulteriore proroga richiesta dai tre periti nominati dal Tribunale.

In questi 30 giorni, emerge anche la questione relativa alla valutazione del parco giocatori del Palermo Calcio, che rappresentano una grande fonte di ricchezza per una società calcistica. Secondo la Procura il valore complessivo è nettamente inferiore a quello stimato anche dai periti e inserito nella relazione per il tribunale: una differenza di alcune decine di milioni. I periti, insomma, lasciano intendere che non ci sono le condizioni di decozione, specie se si raffronta la situazione rosanero a quella di molte altre società professionistiche. Un giudizio che stride ampiamente con le gravi criticità ribadite dalla Procura di Palermo, che ritiene il crdito Alyssa fortemente a rischio e passibile di svalutazione e la posizione di Zamparini (fortemente indebitato) non idonea a fornire garanzie.

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Mercoledì mattina si saprà. Nel frattempo la società rosanero preannuncia l’avvio di una causa legale contro l’ex presidente Paul Baccaglini ipotizzando responsabilità rilevanti anche sotto il profilo penale: la “ciliegina sulla torta” che per molti potrebbe essere indigesta.

 


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