Il Palermo abbraccia Inzaghi: SuperPippo è il condottiero che mancava ​​

Il Palermo abbraccia Inzaghi: SuperPippo è il condottiero che mancava

Pippo Inzaghi è il condottiero che Palermo cercava da anni. Ci aveva provato Corini, forte del suo status conquistato sul campo da capitano rosanero, ma non era riuscito a reggere a pressioni e aspettative. Inzaghi, invece, sembra esaltarsi in quest’atmosfera e, ora che il treno dell’entusiasmo è partito, si sta rivelando il macchinista perfetto.

Che Inzaghi fosse stato messo al centro del progetto era chiaro sin dal primo giorno di questa nuova stagione. Un impatto così immediato, però, non era affatto scontato. L’allenatore piacentino ha cambiato tutto: dalla comunicazione alla gestione del gruppo, fino a un lavoro certosino soprattutto sulla testa dei giocatori, prima ancora che sull’aspetto tecnico-tattico.

Fiducia e mentalità

Ranocchia, Ceccaroni, Pierozzi, Segre… tutti calciatori che l’anno scorso arrancavano, oggi appaiono trasformati. La vittoria contro il Bari ha certificato in primis un cambiamento di mentalità: il Palermo voleva vincere, ma sempre rispettando le idee del proprio allenatore. Il primo grande successo di Inzaghi è stato conquistare la fiducia della squadra sin dai giorni del ritiro a Chatillon. Ora i suoi uomini lo seguirebbero ovunque, persino nell’occhio del ciclone.



Emblematica è stata l’esultanza di Inzaghi dopo il gol di Le Douaron. Non è raro vedere un allenatore festeggiare con i suoi ragazzi, ma la differenza l’ha fatta la reazione della squadra: lo hanno inglobato al centro del gruppo, abbracciandolo come un parente stretto. Segre lo ha quasi scaraventato a terra, in un’esultanza che ha ricordato quella di Gattuso con Lippi dopo la vittoria del Mondiale 2006.

Le Douaron e la cura dei dettagli

Inzaghi teneva particolarmente ad abbracciare Le Douaron, difeso nella conferenza stampa che precedeva la sfida con il Bari. Il francese era stato tra i più brillanti durante il ritiro in Valle d’Aosta e, nell’unica gara da titolare disputata in campionato a Bolzano, aveva svolto bene il suo compito. Il tecnico, cogliendo alcune critiche per le occasioni sprecate dall’ex Brest, aveva voluto proteggerlo, rincuorandolo davanti a tutti. Il giorno dopo, il gol decisivo da subentrato: difficile pensare a una coincidenza.

È cambiato anche il linguaggio del corpo dell’intera squadra. Si percepiscono collaborazione, intensità, voglia di “mangiarsi l’erba”, e non potrebbe essere diversamente guardando la panchina. Non è scritto da nessuna parte che un allenatore debba necessariamente agitarsi nell’area tecnica. Zeman, ad esempio, seguiva le partite restando seduto in panchina mentre i suoi davano spettacolo. Conte, al contrario, dirige i calciatori come se avesse in mano un joystick della PlayStation. Non esiste dunque un modello universale, ma l’approccio di Inzaghi si sta rivelando particolarmente efficace.

Bisognerebbe contare i chilometri percorsi da Inzaghi durante una partita: si muove quasi quanto Gyasi. Controlla ogni dettaglio, dalle coperture sui calci piazzati offensivi ai piazzamenti sulle rimesse laterali, arrivando perfino a improvvisarsi primo raccattapalle.

La vera prova deve ancora arrivare

In questo momento, Inzaghi è il Palermo e il Palermo è Inzaghi. Tutto luccica, tutto sembra perfetto. Ma la vera forza dell’allenatore e della squadra si misurerà nei momenti difficili. Prima o poi arriveranno sconfitte, malumori e magari qualche critica. L’anno scorso, con il Pisa, Inzaghi affrontò due pesanti k.o. di fila contro Sassuolo e Spezia in un momento cruciale della stagione. La risposta fu di carattere: sei vittorie nelle successive sette partite.

Sarà questa la prova del nove per il Palermo. Anche due anni fa, con Corini in panchina, i rosanero erano partiti forte, salvo poi crollare alle prime difficoltà, vanificando tutto. Se Inzaghi riuscirà a mantenere l’equilibrio e la solidità mostrate finora, la strada potrà condurre a quel ‘sogno’ che un’intera città aspetta da anni.

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3 thoughts on “Il Palermo abbraccia Inzaghi: SuperPippo è il condottiero che mancava

  1. Finora è stato lui il valore in più. La differenza di atteggiamento e compattezza rispetto agli scorsi anni non può dipendere solo dal rafforzamento della firma titolare.

  2. Quanta esagerazione…
    Premesso che a far meglio di Dionisi bastava mio cugino di 5 anni; premesso che abbiamo fatto 3 partite in casa e una sola fuori (dove, nel secondo tempo, abbiamo giocato male); premesso che delle 4 avversarie finora affrontate soltanto una pare una squadra che reciterà un ruolo da protagonista quest’anno (e infatti nel primo tempo ci ha messo sotto e noi alla fine abbiamo “perso” due punti); ecco, premesso tutto questo io attenderei.
    Qui qualcuno si sente già in A…
    Ora arriva il ciclo di ferro, che si concluderà solo fra oltre un mese (Palermo-Monza del 28 ottobre): tutti ci auguriamo il meglio ma vedremo, riparliamone dopo il 28 ottobre…

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