Palermo, basta parole: ci vogliono i fatti (e un po’ di palle)

E’ uno di quei momenti in cui le parole servono a poco. La “liturgia” della crisi calcistica è stata comunque rispettata: Zamparini per la seconda partita consecutiva è arrivato al capezzale della squadra (ma sono utili queste sue sortite?), ha parlato con tutti mentre Tedino ha fatto appello alle risorse morali della squadra e i giocatori hanno manifestato voglia di rivalsa e si dicono fiduciosi. Tutto è compiuto.

Ora però deve parlare il campo. Il Parma, ieri sera, lo ha fatto parlare, vincendo ad Ascoli con il solito Calaiò e portandosi al secondo posto. Il Palermo deve rispondere da Cittadella, il Frosinone da Avellino: conti alla mano non sarà nemmeno oggi una giornata decisiva perché qualunque distacco – a favore o contrario – sarà ancora recuperabile.

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I segnali però devono arrivare forti e chiari. Davvero questa squadra ha il carattere per supportare le sue velleità di serie A? Ogni tanto il dubbio viene perché se il pareggio con il Pescara è stato il minore dei mali per una squadra in giornata no, quello con la Cremonese è un piccolo delitto sportivo: non si può buttare a mare il vantaggio a pochi minuti dal termine contro una squadra in difficoltà. In quei casi ci vuole lucidità, personalità, palle: e il Palermo non ha avuto niente di tutto ciò.

Rispetto alla solita vigilia, a proposito di “liturgia”, mi è sembrato leggermente diverso l’approccio alla gara da parte di Tedino. Ieri e l’altro ieri il tecnico, solitamente capace di mascherare i propri stati d’animo, è sembrato più arrabbiato e anche più deluso di altre volte, aveva l’aria truce di chi si sentiva tradito dai suoi uomini e l’atteggiamento furioso di chi sta preparando una rivoluzione.

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In realtà, non ci può essere rivoluzione, perché gli uomini e le alternative sono contate ma Tedino non ha più voglia di proteggere la squadra e di assumersi responsabilità che non gli competono: sarei curioso di sapere che cosa dirà nel chiuso dello spogliatoio, a muso duro. Oggi Tedino rischia una buona porzione di panchina (ma solo in caso di sconfitta), se la squadra lo vuole ancora come leader lo difenda con i fatti, con l’anima e con le palle di chi ha a cuore la promozione del Palermo.

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2 thoughts on “Palermo, basta parole: ci vogliono i fatti (e un po’ di palle)

  1. Oggi scendono in campo i……………..guerrieri con l’elmetto, che sono sempre gli stessi uomini, che sono sempre gli stessi che ci hanno portato in serie BBBBB.

  2. Direttore scusa ma dopo le frasi ” giocheremo con la bava alla bocca, ci vuole cazzimma, giocheranno i guerrieri….” insomma qua i casi sono 3:
    Le palle non le ha l’allenatore;
    Le palle non le hanno i giocatori;
    Le palle non le hanno entrambi!

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