Palermo, un punto agrodolce contro la seconda forza del campionato

precedenti palermo cesena

Ci sono pareggi che hanno un sapore simile a quello di una vittoria. E l’1-1 tra Palermo e Roma, anticipo serale dell’ultima giornata del girone di andata, può essere inserito in questa categoria in relazione alla formazione di Iachini. Una tesi supportata, peraltro, al triplice fischio dell’arbitro Damato dagli applausi del pubblico di un “Barbera” con diversi spazi vuoti complice il caro-prezzi stabilito per questa gara. L’accostamento di questo pari ad un successo è giustificato dal fatto che il punto, conquistato contro la seconda forza del campionato, consente ai rosanero di muovere comunque la classifica (la compagine di Iachini “gira” a quota 26 punti) e aggiungere un altro piccolo “mattoncino” al proprio edificio costruito per la salvezza. Prosegue, inoltre, la striscia positiva tra le mura amiche (5 vittorie e 2 pareggi nelle ultime sette gare interne) e avere dato continuità a questo tipo di percorso contro una squadra che fino all’ultimo lotterà per lo scudetto dà ulteriore valore alle risorse della squadra. Un gruppo che ha confermato di essere una bella realtà di questo campionato. E che un’altra volta lascia il campo con un pizzico di rimpianto per il modo in cui è maturato il risultato. Nell’economia della partita, infatti, il punto sta anche un po’ stretto ai padroni di casa che, con maggiore cinismo e lucidità in alcune situazioni, avrebbero potuto conquistare l’intera posta in palio. Ma il pari sta comunque più che bene al Palermo e va accolto con soddisfazione al culmine di un girone di andata condotto al di là delle più rosee aspettative.
Dybala, a segno dopo tre minuti, e Destro (rete al 9′ della ripresa con una deviazione sotto-porta sfruttando una sponda di testa di Strootman sugli sviluppi di una punizione) i marcatori dell’incontro. Spicca, in particolare, l’acuto dell’argentino (alla decima rete stagionale) recuperato in extremis dal problema muscolare al polpaccio sinistro rimediato a Firenze durante la fase di riscaldamento. E il “peso specifico” del numero 9 si è avvertito subito perché, al di là del gol nato da una verticalizzazione di Vazquez dopo una sbavatura di Astori, la squadra ha giocato con uno spirito diverso rispetto a quello mostrato domenica scorsa, consapevole di avere davanti un punto di riferimento in grado di fare la differenza. Nella notte delle stelle, nell’ambito del confronto a distanza con Totti, alla fine brilla di più la luce del gioiello rosanero anche perché il numero 10 giallorosso, entrato nella porzione finale del match al posto di Ljajic, non ha avuto il tempo per lasciare il segno.
Si preannunciava una gara vibrante tra due squadre che prediligono il gioco offensivo e il campo ha confermato tutto sommato le previsioni della vigilia. Merito soprattutto del Palermo, tonico e in grado con le proprie armi di tenere testa ad una squadra qualitativamente superiore nonostante una veste inedita (Garcia arretra inizialmente Florenzi in difesa nel ruolo di terzino destro al posto di Maicon, entrato al 33′ della ripresa, e per la prima volta propone a centrocampo Paredes nella batteria centrale priva degli squalificati De Rossi e Nainggolan).
Ritmo, intensità, capacità di tenere corti i reparti gli strumenti attraverso i quali i rosanero sono riusciti per lunghi tratti a colmare il gap tecnico imponendo il proprio stile di gioco. Ingredienti di una torta impreziosita dalla classe di Vazquez (fresco di rinnovo del contratto) e Dybala, minacce costanti di una retroguardia giallorossa comunque vulnerabile. Più solida, nonostante la disattenzione in occasione del gol del pareggio giallorosso, la difesa rosanero. I riflettori, in particolare, erano puntati su Vitiello, sostituto di Munoz, escluso da Iachini alla luce degli ultimi sviluppi legati al mancato accordo per il rinnovo del contratto in scadenza a giugno. E il jolly campano, all’esordio stagionale da titolare, ha superato a pieni voti l’esame con una prestazione maiuscola caratterizzata da reattività e diligenza nell’applicazione dei compiti difensivi.
Il Palermo ha proposto il suo volto migliore nel primo tempo, frazione di gioco nella quale gli ospiti si erano resi realmente pericolosi solo al 30′ con un’intuizione di Ljajic non capitalizzata da Destro. Bastava questo dato per certificare le difficoltà della Roma, meno brillante rispetto ad un avversario sceso in campo con più ferocia (da segnalare anche un colpo di testa di Barreto bloccato da De Sanctis con un intervento plastico) e con quella “leggerezza” tipica di chi può giocare con la mente sgombra sapendo che l’obiettivo stagionale è ampiamente alla portata. Diversa la condizione psicologica della compagine di Garcia costretta invece a vincere per restare sulla scia della capolista Juventus. Una pressione negativa ma che nella ripresa ha dato nuova linfa ai capitolini, più coraggiosi e abili con il loro palleggio a rientrare in una partita che sembrava incanalata verso i binari rosanero. Dopo avere rallentato il ritmo i padroni di casa hanno provato a spingere nuovamente il piede sull’acceleratore facendo leva, come da copione, sugli spunti in velocità di Dybala ma nel secondo tempo il coefficiente di pericolosità dell’argentino (in debito d’ossigeno e sostituito alla mezzora da Belotti) si è manifestato solo in una circostanza nella quale è salito in cattedra De Sanctis che, a tu per tu con l’avversario, si è opposto alla conclusione di sinistro del numero 9. E in casa rosanero aumenta il rammarico “pesando” l’importanza di questa chance che avrebbe potuto dare un indirizzo diverso al match e il giusto riconoscimento alla squadra che, in più di un’occasione, ha creato i presupposti per vincere.

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